La notizia della morte di Letizia Battaglia è giunta inattesa, in una calda e variopinta giornata d’inizio primavera. Tra le tante informazioni che arrivano dal mondo, la triste dipartita a 87 anni della grande fotografa siciliana avrebbe potuto rischiare di passare inosservata, ma così non è stato
Mercoledì 13 aprile 2022. All’improvviso una voce corre sul web: è morta Letizia Battaglia. In men che non si dica la si omaggia ovunque: rotocalchi, quotidiani, social. Perchè? Semplicemente perchè Letizia Battaglia era una grand dama, una signora di altri tempi, forte, carismatica e determinata; una professionista amata e stimata, in altre parole, un’artista straordinaria.
Su chi fosse questa immensa donna non è necessario soffermarsi troppo ora: classe 1935, inizia a fotografare a soli trantaquattro anni e in breve il suo talento raggiunge una grande fama, portandola a vincere premi e riconoscimenti prestigiosi a livello internazionale.
Nemica di tutte le ingiustizie, attraverso i suoi scatti, per lo più in bianco e nero, ha narrato un mondo di strabilianti visioni, vicine e lontane, conosciute ed estranee: la Sicilia e le tristi vicissitudini della mafia degli anni Ottanta, ma soprattutto anche le donne e i bambini di quella Palermo da lei tanto amata.
Letizia Battaglia: una lente dei nostri tempi
La sua macchina fotografica è un occhio vigile, una sbirciata nascosta sull’innocenza di quei tanti ragazzi di strada; è una ricerca costante, un’attenzione certosina alle vicende dei quartieri della bella ma contraddittoria città siciliana. Il suo stile è semplice e immediato: impressioni e vedute della tangibile e spesso cruda realtà che viviamo, percepiamo, ascoltiamo e annusiamo ogni giorno.
Letizia Battaglia è una lente dei nostri tempi, uno sguardo perduto di un’epoca passata che si ripete all’infinito, perchè figlia dell’errore umano, eterno e onnipresente. Il suo lavoro resterà sempre un punto di riferimento essenziale, di professionalità e serietà, di perspicacia e verità intellettuale, per le generazioni future.
Nel lontano 1929 un giovane regista sovietico di nome Dziga Vertov ci regalava la visione di scene di vita quotidiana per le strade di Mosca, attraverso il suo occhio meccanico, nel bellissimo film “L’uomo con la macchina da presa”: ed è proprio con le parole di questo straordinario cineasta che omaggiamo infine la grande bellezza che Letizia Battaglia ci ha donato: “Io sono un occhio. Un occhio meccanico, e sono in costante movimento”.
Vania Lai