La miniserie Netflix ‘Inventing Anna’, uscita nel febbraio 2022, è ispirata a un reale fatto di cronaca che ha visto una giovane donna russa truffare banche, hotel e ristoranti newyorkesi per 270mila dollari. Le frodi messe in atto da Anna Delvey l’hanno resa popolare alla stregua di una moderna Robin Hood. La serie, tuttavia, rende arduo empatizzare con lei
Siamo ormai abituati alle narrazioni che romanticizzano la criminalità. Boss mafiosi, ladri gentiluomini, villain di ogni genere da sempre conquistano i cuori del pubblico, e non c’è di che stupirsene.
D’altronde, alle spalle di questi personaggi controversi spesso vi sono storie toccanti, complesse; di frequente, il loro sentire corrisponde a quello della gente comune, la stessa che comunque trova le loro azioni deprecabili e mai le imiterebbe, eppure in qualche modo riesce a giustificarle.
Il “Joker” di Joaquin Phoenix del 2019, per fare un esempio tra tutti, è molto difficile da odiare.
Purtroppo, non si può dire altrettanto per quanto riguarda l’Anna Delvey interpretata da Julia Garner nella miniserie Netflix scritta e diretta da Shonda Rhimes.
Diciamo purtroppo, perché in fondo fingersi un’ereditiera con un padre imprenditore e raggirare ricchi e potenti uomini americani non è un crimine efferato quanto quelli commessi dal suddetto antieroe dell’universo DC. E anche perché, va ammesso, la storia di Anna in sé avrebbe pure del potenziale.
Il personaggio di Anna Delvey
Infatti, non si può non interrogarsi su come una poco più che ventenne nata in Russia e cresciuta in Germania sia potuta arrivare a New York e far credere a tutti di disporre di un’ingente quantità di denaro.
Come abbia potuto alloggiare e mangiare a sbafo in strutture di lusso promettendo di saldare i debiti con bonifici mai giunti a destinazione.
Come abbia ottenuto prestiti dalle banche facendosi raccomandare da amici influenti, a loro volta ingannati da lei.
Insomma, basandosi soltanto sulla vicenda di cronaca, molti sono propensi a sostenere che le truffe di Anna siano comunque una forma d’arte, una dimostrazione di scaltrezza e di intelligenza fuori dal comune. Alcuni trovano persino che la si possa considerare un’eroina, poiché ha derubato e umiliato le persone più privilegiate della società, colpevoli di perpetrare profonde diseguaglianze tra i ceti sociali.
Ammesso e non concesso che tutto questo sia vero, non è scontato coglierlo guardando la serie.
Se c’è una morale, non è facile trarla dalla visione dei nove episodi. Se anche Anna Delvey avesse agito in nome di una missione più significativa rispetto a quella di fare una vita agiata e aprire la sua personale fondazione d’arte, non si capisce dalle oltre nove ore di girato.
Si può forse comprendere il desiderio di riscatto della giornalista che si occupa del caso, Vivian Kent interpretata da Anna Chlumsky, la quale cerca di restituire dignità alla sua carriera dopo aver commesso un errore in passato.
Ma anche per empatizzare con quest’ultima occorre fare uno sforzo non indifferente: è incinta, è sottoposta a grandi stress lavorativi e familiari, viene costantemente vessata dai capricci del viziato soggetto della sua inchiesta, e tuttavia sviluppa per lei un inspiegabile affetto, che la porta a compiere delle scelte poco condivisibili da parte degli spettatori.
Anna è servita e riverita da Vivian, dal suo avvocato Todd, dalla sua amica Neff, eppure non ha mai gesti o parole gentili per nessuno. Il suo personaggio non dimostra complessità emotiva o psicologica. È solo antipatica, snob, e truffa dopo truffa sono sempre più chiare le sue tendenze manipolative e narcisistiche, mentre è sempre meno evidente il suo lato umano.
Per questo motivo, la serie risulta lenta, si è alla ricerca di una degna conclusione alla quale non si arriva mai.
Inventing Anna: la fantasia non supera la realtà
Anna Delvey esiste davvero ma, se è riuscita a combinare tutto ciò che ha fatto, deve aver avuto una marcia in più rispetto alla sua versione su schermo. Un po’ di carisma, di capacità di risultare simpatica attraverso espedienti più raffinati che pagando le vacanze a tutti.
Nel profilo Instagram contenente le vere foto del processo di Anna si possono infatti leggere commenti come “I ricchi devono essere proprio stupidi per credere a una tipa del genere” o “Chiunque abbia creato questo account ha scelto di venerare una truffatrice perché quello che attira le persone a quanto pare sono i soldi”.
Risulta difficile credere che sia bastato il denaro, dal momento che nemmeno era reale, per rendere Anna Delvey l’icona che è diventata. Purtroppo, la serie Netflix non rende chiari i veri motivi del successo della donna.
Gli amanti degli antieroi dal dettagliato profilo psicologico dovrebbero allora guardare qualcos’altro. Oppure, in alternativa, potrebbero dedicarsi alla storia della finta ereditiera attraverso la lettura degli articoli sul caso.
Eva Maria Vianello
Foto dal web
Inventing Anna
di Shonda Rhimes
con
Julia Garner Anna “Delvey” Sorokin
Anna Chlumsky Vivian Kent
Arian Moayed Todd Spodek
Katie Lowes Rachel Williams
Alexis Floyd Neff Davis
Laverne Cox Kacy Duke
Casa di produzione ShondaLand
Produttore esecutivo Shonda Rhimes
Distributore Netflix
Genere Drammatico
Anno 2022