Al teatro Vittoria di Roma, dal 3 al 9 ottobre, è andato in scena ‘L’inizio del buio’ tratto dal libro dell’ex Sindaco di Roma Veltroni. Per la regia di Peppino Mazzotta, il testo si focalizza sulla storia, sugli avvenimenti e aneddoti italiani del secolo scorso. Si punta quindi sulle differenze degli anni ’70 e ’80, mettendo a paragone episodi lontani tra loro ma forse ricchi di similitudini sia per mancanza di tempismo sia per debolezza dello Stato
Dal saggio di Walter Veltroni, “L’inizio del buio” (Ed. Bur- Saggi), nasce l’omonima trasposizione teatrale. L’adattamento a cura di Sara Valerio, che recita accanto a Giancarlo Fares, tratteggia i contorni dei fatti di cronaca che hanno generato clamore e segnato il lontano 1981 e non solo: la vicenda di Alfredino Rampi (10 giugno), l’omicidio di Roberto Peci (3 agosto), fratello di Patrizio pentito delle BR e collaboratore di giustizia, e il naufragio della Rodi (23 dicembre ’70), che si accosta ai precedenti avvenimenti.
La scenografia è essenziale: un vecchio televisore segna il confine tra palco e quarta parete; i lampadari allestiti, di design diversi, fanno da suggestivo contorno; uno sgabello e dei microfoni chiudono la cornice dove si muovono i due attori.
Questi ultimi intessono una narrazione su più piani, che va dall’andante a passi più cadenzati e densi di energia.
Sara Valerio e Giancarlo Fares gestiscono entrambi il palco con dimestichezza, muovendosi secondo una prospettiva funzionale alla scena.
La recitazione è un alternarsi di monologhi e dialoghi battenti, un botta e risposta rapido e incisivo in cui la lente di ingrandimento inquadra la storia italiana contestualizzata tra gli anni ’70 e ’80.
L’inizio del buio: la lentezza dei salvataggi
Gli anni di piombo, dunque, si sovrappongono sui fiori, sui sogni, sull’amore; al contempo la comunicazione modifica il suo linguaggio, mentre la speculazione sul dolore e la voglia di apparire emergono in superficie; infine, la lotta operaia diviene il grido dei deboli rivolto ai più forti.
È come se si passasse dai valori alla mafia, un mutamento che ancora segna il presente.
‘L’inizio del buio’ pertanto punta i riflettori sulla nascita delle telecamere, mezzi che rubano ogni attimo della vita,
Vermicino, nel nostro immaginario, sembra diventare un campo di battaglia, una lotta contro il tempo senza respiro, a cui è stato dato ampio spazio dai notiziari; viceversa, il sequestro Peci è altrettanto un momento trepidante che però si spegne, in quanto al fatto è stata data poca rilevanza dalla televisione.
Il naufragio del motopeschereccio Rodi, invece, lasciò attoniti i cittadini di San Benedetto del Tronto e la popolazione italiana.
La critica specchio dell’oggi
Tragiche, le circostanze segnano il declino di un Paese che tuttora fa fatica a migliorare efficenza e coordinamento (ricordiamo che nel 1981 l’Italia, appunto, era sotto accusa per inefficenza e disorganizzazione).
L’insieme è arricchito da un sobrio gioco di luci, a cura di Francesco Barbera.
Veltroni scrive un testo efficace: la Valerio e Fares lo gestiscono attraverso una declamazione dai tratti poetica e ironica, che allegerisce la drammaticità del racconto.
Emergono errori, fatalità, reati, pistole, bombolette spry che fanno della violenza un ricordo lontano, quasi sfumato, in cui il desiderio di salvezza umana cerca di trovare spazio contro l’inefficenza dello Stato.
‘L’inizio del buio’ è questo, una critica schietta al sistema che si riflette oggi giorno sulle nostre esistenze.
Annalisa Civitelli
Teatro Vittoria
dal 3 al 9 ottobre
L’inizio del buio
di Walter Veltroni
Regia Peppino Mazzotta
Adattamento teatrale Sara Valerio
con Sara Valerio e Giancarlo Fares
Light designer Francesco Barbera
Musice inedite e sonorizzazioni Massimo Cordovani
Aiuto regia, datore luci e fonica Alessandro Greco