Enzo Casale: “L’arte come espressione di uguaglianza, di pari opportunità per tutti, di rispetto per l’ambiente, per l’altro in generale”
Abbiamo incontrato Enzo Casale, artista poliedrico e versatile, il quale si è avvicinato al disegno fin da piccolo. Dal tratteggio alla pittura, ha scoperto in seguito l’arte e i pittori. La tecnica che preferisce è l’olio, con la quale sperimenta e destruttura la figura umana, in special modo i volti, sua espressione primaria.
Nel suo percorso artistico si evolve, scomponendo visi e dipingendo sullo chiffon, tessuto trasparente che predilige sin da quando ha lavorato nell’ambiente della moda. Casale, infatti, insiste nel cimentarsi sulle trasparenze con l’idea di rendere il rapporto tra fruitore e opera tridimensionale.
Il concetto è andare oltre la tela rendendola spesso materica: quasi un addentrarsi in essa senza alcun impedimento.
Enzo Casale è inoltre sempre alla ricerca di un’identità profonda e questa viene trasposta nei suoi quadri con linearità, poiché Casale stesso unisce le diversità, puntando a “ingrandire i tratti somatici come superamento delle difformità“, appunto.
Un tratto distintivo, dunque, che persegue grazie un linguaggio contemporaneo e tramite una visione attenta della realtà che lo circonda, con la concezione che l’arte racconti la quotidinianità “per educare al senso critico” essendo essa stessa una forma di protesta.
Un artista del nostro tempo, Casale, che bisogna conoscere per ampliare le nostre idee e personali percezioni, puntando lo sguardo verso il nuovo e apprendere come la pittura subisca uno sviluppo continuo e necessario.
Enzo Casale, come nasce la sua passione per l’arte e nello specifico per la pittura?
“Non amo molto parlare e questo mi ha sempre frenato e così mi sono appassionato al disegno (sin da piccolo), che sentivo quasi come un rifugio. Ho sempre amato disegnare e mia mamma, accortasi di questa mia propensione, mi insegnava a tratteggiare le nature morte che assemblava con gli oggetti presenti in casa. In seguito, a dieci anni, mi hanno regalato una cassetta di colori ad olio – non sapevo neanche cosa fossero – e da lì ho cominciato a sperimentare. Ho scoperto poi la pittura, gli artisti e l’arte. Una grande influenza su di me, almeno agli inizi – soprattutto per i primi lavori -, l’ha avuta sicuramente Purificato, una figura molto vicina a me e che ho avuto la fortuna di conoscere”.
Nel suo percorso artistico lei porta avanti questo particolare approfondimento sui volti delle persone: è un modo di sviluppare il suo studio sull’identità umana?
“Amo la figura e ho sempre dedicato la mia ricerca alla figura umana, ai volti in particolare. Ho cercato più che rimarcare le diversità razziali, di unirle. Questa unione mi ha portato a ingrandire i tratti somatici come superamento delle difformità che siano esse etiche, psicologiche, antropologiche o di genere: è una ricerca basata sull’identità più profonda, interiore”.
Come sottolinea le dissomiglianze dei lineamenti in pittura?
“Valorizzare le differenze per me significa, appunto, risaltare anche il piccolo difetto: vuol dire rappresentare su tela un particolare differente da tutti gli altri, che ci rende unici. La diversità è ricchezza”.
Lei delinea così le sembianze di ogni razza umana senza alcuna discrepanza: mettendole sullo stesso piano, intende trasmettere con la pittura le molteplici personalità?
“Voglio solo esprimere un criterio di uguaglianza, di pari opportunità per tutti, di rispetto per l’ambiente, per l’altro in generale”.
Che vuol dire per lei lavorare sull’identità umana?
“Cercare l’interiorità delle persone e non solo una somiglianza fisica”.
Negli anni abbiamo assistito a una sua evoluzione artistica: ultimamente ama sperimentare e destrutturare, e il suo lavoro si rivela spesso materico. È così? Che accezione dà alla materia?
“Sì. Mi piace sperimentare, esplorare, avere nuovi stimoli. La materia è sempre stata importante per me, soprattutto nella ricerca della leggerezza, della trasparenza, non solo dei materiali, ma anche come stile di vita. L’intenzione è cercare di andare oltre la tela ovvero poterla attraversare ed entrarci dentro: inoltrarsi nella materia stessa vista non come ostacolo o barriera, bensì concepita senza impedimenti”.
Cosa la spinge, dunque, ad aggiungere materiali differenti alla pittura? Come nasce tale esigenza?
“Il mio percorso nella moda mi ha portato a conoscere una vastità di tessuti e materiali, a sperimentare con essi e pertanto a provare diversi modi di assemblarli. Di conseguenza l’esigenza è stata sovrapporre i tessuti stessi con interventi di stampe, ricami e tanto altro. Non solo, anche tagliarli, lacerarli e sfilacciarli mi ha aiutato a ideare qualche cosa di nuovo. Mi sono così detto che questa esperienza desideravo portarla all’interno della ‘mia pittura’, cercando di perseguire un linguaggio e un messaggio contemporaneo”.
Da dove trae ispirazione per le sue opere?
“Dalla quotidianità, dalla moda, dalla strada, dai giornali, dai film, a volte anche dalla fantasia che mi ha sempre accompagnato”.
In che modo definisce lo stato dell’arte attuale?
“L’arte è sempre più in mano alla finanza e alle multinazionali che non agli atelier degli artisti o alle accademie d’Arte”.
Perché si è formato questo pensiero?
“Secondo la mia esperienza trovo ci sia molta confusione, non esiste più una critica autorevole e gli artisti bravi non vengono valorizzati nel giusto modo e l’arte è sempre più dipendente dalla commercializzazione di cui è vittima“.
L’arte sta abbracciando sempre più il linguaggio contemporaneo. È un modo di raccontare la nostra realtà?
“No. È un modo, secondo me, di avvicinare l’arte ad un gran numero di persone. L’arte ha sempre raccontato la realtà e usato il linguaggio della contemporaneità per educare al senso critico: è essa stessa protesta”.
Quindi, quali elementi bisogna cogliere e prendere in prestito dagli artisti del passato per rendere la modernità più leggibile?
“Secondo me, oltre a cogliere la bellezza dei diversi capolavori, bisogna studiarne il messaggio e l’essenza più profonda”.
Oggi giorno si può vivere d’arte? Se sì, come?
“Dipende da diversi fattori. Spero tuttavia si possa sempre vivere d’arte”.
Quali sono questi fattori secondo lei?
“Intendo quei fattori che regolano il mondo dell’arte: avere un mercato, avere buoni curatori e galleristi che seguono gli artisti e, infine, avere sempre un pubblico più vasto che poi è quello che consente di continuare a lavorare in campo artistico“.
Qual è l’artista di oggi che segue con maggior curiosità e perché
“Ho interesse per diversi artisti, in particolare per Madeleine Dumas, ma quelli che restano i miei preferiti sono Caravaggio, Gauguin, Picasso, Schiele, Warhol e Bacon”.
Il suo quadro preferito
“Non ho un quadro preferito, tra me e ogni quadro c’è un’intimità, una familiarità. Diversa con ognuno”.
Infine, oggi quanta importanza assumono le immagini con le quali abbiamo a che fare ogni giorno?
“Sono un divoratore di immagini, al momento magari sorvolo ma poi, quando lavoro, alcune di esse ritornano preponderanti”.
Annalisa Civitelli
Ringraziamo l’artista Enzo Casale per essersi reso disponibile per l’intervista.