Per solo una serata Annalisa Aglioti si è esibita sul palco delle Officine Pasolini di Roma. L’attrice comica, dopo aver maturato esperienze nel cinema e nella televisone, ha debuttato con il suo monologo elegante e pungente al contempo: ‘Paura: viaggio ironico nella pura umana’
Andare a teatro è sempre più una scoperta. A volte si incontrano artisti che sorprendono la platea e la incantano grazie alla loro performance.
Dunque, partiamo da un elemento che si aggancia a questo nostro articolo: è iniziato Sanremo e, sul palco dell’Ariston, Chiara Ferragni si presenta con un messaggio rivolto alle donne, “Pensati Libera”. E sui social sono partiti i soliti insulti.
Partiamo da questa riflessione per far comprendere quanto le offese rientrino in un ampio contesto, quello di categorizzare qualsivoglia messaggio che sia incisivo e pensato per un pubblico che viene violentato, sopraffatto dall’arroganza maschile e non solo che vuole svilirlo.
Annalisa Aglioti è un esempio che si distingue in questa vastità di giovani comici italiani e per una sera ha intrattenuto il pubblico con il suo monologo: ‘Paura’.
Paura: personaggi femminili alla riscossa
L’attrice compie un viaggio che tocca varie tappe e scandaglia le nostre paure: la paura di essere giudicati, degli stereotipi, ormai all’ordine del giorno, la paura di sbagliare, la paura di superare noi stessi e i limiti che ci poniamo.
Sul palco si muovono i vari personaggi femminili ideati dalla stessa Aglioti che punta anche su dei monologhi recitati con idiomi differenti, che fanno riflettere, nonché sorridere, mettendoci di fronte a situazioni che appartengono a tutti noi.
Così prendono vita Mina, zia Pinella, la moglie modello e la gattara Chicca. Tutte figure che, ognuna con i suoi timori e indecisioni, descrivono, attraverso vari idiomi, freddure e vivacità, circostanze nelle quali potremmo ritrovarci protagonisti.
Queste donne si trovano all’interno della scenografia creata da Cristiano Cascelli che delinea le varie ambientazioni in cui esse vengono contestualizzate: una visione che rispecchia appunto i quadri narrati.
Una partita a burraco con il parroco di una Chiesa di un paesino della Puglia e il nipote gay; il dilemma di andare o no a una festa, di come vestirsi, di cosa parlare poi, e magari ritrovarsi sola, con il cellulare in mano a spulciare sui social e decidere se accettare l’amicizia di qualcuno.
Essere single e preparssi a essere una moglie perfetta per il futuro pretendente oppure convivere con un gatto in seguito alle molte delusioni amorose.
Ci vuole fantasia!
La comica, dunque, nel corso della narrazione costruisce dialoghi immaginari che sicuramente ci fanno entrare nelle loghiche dei nostri comportamenti usuali sia con noi stessi sia con gli altri.
Vieni da chiedersi ma la paura è davvero tra di noi?
A questa domanda si risponde in modo ampio e addirittura tramite freddure: luochi comuni vengono descritti con la paura di essere lasciati e traditi, di lasciare la porta di casa aperta, di perdere lavoro, di incontrare e perdere qualcuno, del wi-fi che non c’è.
Si entra in un’immaginario collettivo con le classiche questioni che ci vogliono per forza identificare, incasellare in categorie: che fai nella vita? Che lavoro svolgi?
Non solo, i concetti sono molti ed entrano in una drammaturgia dai toni ironici e inclusivi: nella vita si fanno esperienze, si sbaglia e la paura di sbagliare ci paralizza come i rimorsi che ci portiamo dietro; ci imabattiamo nel diverso e scanziamo gli immigrati.
La realtà è un punto di vista
Il circolo vizioso della coazione a ripetere sembra prendere il sopravvento.
Gli intermezzi musicali di Alessandro Greggia oltre a riportarci indietro nel tempo, ci fanno canticchiare al ritmo delle canzoni revival.
Per descrivere la società in questo modo ci vuole una grande osservazione della realtà e questa è una dote innata. L’Aglioti ci porta a pensare alla morte, ai motivi che ci sono dietro le proprie scelte, e se fare un figlio o non averlo ingabbia le donne in categorie: “I figli sono una questione privata“.
Insomma, convivere con le nostre paure diviene quasi un dovere: bisogna prendersi cura delle stesse, arredarle per difenderci e proteggerci.
Ciò che colpisce è l’interazione con il pubblico: Annalisa Aglioti lo coinvolge a suo modo e sfonda la quarta parete mettendolo a suo agio. Inoltre, la regia di Michela Andreozzi è equilibrata e mai sopra le righe. Altrettanto, i costumi di Rossella Baciucco sono indovinati.
Con ‘Paura’ impariamo che nella vita non conta il “tu sei così“, bensì l’accettazione di noi stessi e del prossimo, ognuno è fatto a suo modo e perdonarci pertanto ci libera dai nostri blocchi, per vivere l’amore a tutto tondo. Perché l’amora fa bene.
Annalisa Civitelli
Officine Pasolini
2 Febbraio
Paura: viaggio ironico nella pura umana
Regia Michela Andreozzi
di e con Annalisa Aglioti
Aiuto regia Claudia Cavallaro
Costumi Rossella Baciucco
Musiche Alessandro Greggia
Scenografie Cristiano Cascelli