Dal 12 al 14 maggio scorsi, il teatro di Villa Lazzaroni, a Roma, ha ospitato un singolare e sorprendente spettacolo: ‘La paura mangia l’anima’. L’opera, diretta da Alberto Fortuzzi, è la riduzione teatrale dell’omonimo film del 1974 di Rainer Werner Fassbinder, uno dei più amati registi del cinema tedesco; la storia del singolare amore tra l’anziana Emmi e il giovane immigrato marocchino Alì è portata in scena degli ottimi protagonisti Caterina Casini e Wael Habib, supportati da un nutrito gruppo di allievi dell’Accademia di recitazione romana Fondamenta
In una fredda e piovosa città tedesca, una sera come tante, l’ormai non più giovane inserviente Emmi trova riparo dal temporale all’interno di una birreria. Per una circostanza goliardica, la donna fa la conoscenza di Alì, un aitante immigrato marocchino ormai in pianta stabile in Germania per lavoro. La breve interazione tra i due si trasforma in un’imprevedibile storia d’amore vista con estrema circospezione da chiunque ruoti attorno ai due protagonisti.
Tratto dall’omonimo film del cineasta tedesco Rainer Werner Fassbinder, ‘La paura mangia l’anima’ è una storia dolorosa, fatta di solitudine, discriminazione e sospetto, eppure tra le righe emerge prepotente anche una componente di amore e riscatto che provvede a infondere una piccola dose di ottimismo in chi assiste allo spettacolo.
La rappresentazione è diretta con non poche idee da Alberto Fortuzzi: il regista concepisce una lunga azione apparentemente piatta e monotona che, in realtà, descrive con attenzione e vividezza i molteplici e contrastanti sentimenti presenti nella trama così come tutte le evoluzioni della vicenda.
Le luci sempre basse e l’abbondanza del nero intensificano ancora di più la natura cupa dell’opera ma non le fanno perdere vigore, anzi, la inquadrano ancora meglio nella sua narrativa dandole un’identità ben precisa.
Soltanto l’accompagnamento musicale, troppo disturbante e poco fluido, rende alcuni passaggi, talvolta, poco morbidi e secchi sovrastando oltretutto le voci del cast.
La paura mangia l’anima: giovani promesse
Le prestazioni dei due protagonisti, Caterina Casini e Wael Habib, sono il valore aggiunto di ‘La paura mangia l’anima’: entrambi gli attori donano ai propri personaggi una nota di miseria e solitudine che si annulla quando interagiscono e il loro affiatamento fa sì che l’improbabile coppia di Emmi e Alì risulti verosimile e ricca di significato.
I giovani allievi della prestigiosa scuola romana di recitazione Fondamenta sono sul palcoscenico per dar vita a degli incisi simili a un coro da tragedia greca: questa trovata registica è inaspettata e riuscita e conferisce al lavoro un insieme di connessioni che sostengono il ritmo e creano dinamismo.
Tra i tanti ragazzi impegnati in scena, alcuni mostrano una tollerabile acerbità che poco toglie allo spessore dello spettacolo, qualche altro invece possiede già una disinvoltura e una sicurezza che permettono di affrontare il copione con un’ottimo approccio.
La rappresentazione si fa seguire con partecipazione e coinvolgimento e, a margine del valore drammaturgico, ricorda agli spettatori come il sentimento del razzismo sia un’insopportabile e immotivata deviazione dell’indole umana ancora troppo complicata da estinguere.
Gabriele Amoroso
Villa Lazzaroni
dal 12 al 14 maggio
La paura mangia l’anima
di Rainer Werner Fassbinder
Regia e traduzione Alberto Fortuzzi
con Caterina Casini, Wael Habib e gli allievi attori di Fondamenta
Assistente alla regia Mauro Silvestrini
Produzione Laboratori Permanenti e Theater Rotwelsch