‘Allora ho acceso la luce’ è la prima raccolta di poesie di Antonio Merola, giovane autore romano che torna in libreria dopo un fortunato saggio su Fitzgerald, mettendo in evidenza il rispetto assoluto per la parola, l’amore profondo per la poesia, un amore fatto di passione, studio e approfondita ricerca
Pazientare, attendere il momento. Antonio Merola, pur nella sua giovane età, ha avuto la maturità di non avere fretta di pubblicare. Non è da tutti, perché spesso si punta all’uscita di un libro anche se non si è del tutto pronti. ‘Allora ho acceso la luce’ segna il suo esordio nel mondo della poesia con Taut, realtà editoriale che pone molta cura e attenzione verso le giovani voci contemporanee.
Ci si trova di fronte a una raccolta strutturata e sono cinque le sezioni che la compongono: La vecchia casa; Allora ho acceso la luce; La ricerca di una cura; Il compagno di una generazione; C’era una volta la città delle stelle.
Addentrandosi nei primi versi ci si accorge da subito dello sguardo schietto e pungente del poeta verso una realtà che lo consegna a una quotidianità faticosa, fatta di sacrifici e rinunce.
Troviamo un luogo che delinea una condizione sociale, un quartiere centrale di Roma, Prati, dove l’autore si sente povero tra i ricchi: “ricordo ancora la povertà della casa/quando non avevamo ancora la corrente, ogni bolletta/costava una madre”.
Merola dunque attinge ad un percorso esistenziale di crescita, senza mai rinunciare al bambino che gli appartiene.
Il luogo come specchio interiore
Ed è proprio ripercorrendo i momenti dell’infanzia nel gioco che il parcheggio diventa una roccaforte, la spensieratezza o meglio l’innocenza che procuravano una sorta di protezione dal mondo degli adulti: “nessuno di noi conosceva l’odore degli uomini”, dimensione che si rivelava ideale per restare lontani dalla realtà.
Il poeta così apre le porte della vecchia casa e ci racconta dei platani che morivano per il freddo, di quel diventare grande prima del tempo per necessità, una lotta per la sopravvivenza, scongiurando la fame.
La poesia come forma di protezione
L’accensione della luce è un gesto di resistenza, proteggere sé stesso e le persone care con la forza del sogno, della parola, della poesia.
L’immagine della tigre simboleggia l’indomabilità, ma allo stesso tempo è un richiamo alla rinascita: l’autore la sceglie non a caso per mostrare la determinazione, il coraggio, quando ci si trova a confrontarsi interiormente e poi con gli altri intesi come il branco.
Merola si interroga continuamente, riflette, cerca risposte, è alla ricerca di una cura per alleviare sofferenza e dolore, e trova nell’amore la forza per proseguire il canto, un canto universale che abbraccia l’umanità ferita, emarginata, inascoltata, poi prosegue nel dialogo con un compagno di viaggio (sé stesso magari) o chiunque abbia qualcosa da guarire.
Allora ho acceso la luce: i tempi della poesia
L’ultima sezione si avvicina alla dimensione ideale, una favola non facilmente raggiungibile, ma possibile.
Anche se il mostro non se ne va e rimane, la luce nella città delle stelle supera il buio e vince sull’ombra, sulle infinite paure.
Possiamo dire che l’attesa ha prodotto in Merola una propensione ad amare la singola parola: non c’è nulla di superfluo o scontato, tutto è rigorosamente al suo posto, come se il mosaico poetico si fosse composto naturalmente.
La poesia ha avuto i suoi tempi, senza eccedere, senza sconfinamenti. E noi l’abbiamo accesa insieme all’autore quella luce bellissima, nata senza pretese, limpida come il sole.
Michela Zanarella
Biografia
Antonio Merola è nato a Roma, dove vive e lavora, nel 1994. È stato incluso da Massimo Dagnino e Alberto Pellegatta nell’antologia Planetaria – 27 poeti del mondo nati dopo il 1985 (Taut, 2020) e “Allora ho acceso la luce” è il suo libro d’esordio.
Ha pubblicato un saggio su Fitzgerald, “L’Italia e la malattia” (Ladolfi, 2018). Merola è tra i fondatori di Yawp. Le sue poesie sono apparse su siti e riviste letterarie come “Nazione Indiana”, “Atelier”, “La Bottega di poesia” di Repubblica.
Ha fatto parte della redazione della rivista Atelier ed è risultato finalista al “Premio Gozzano”.
Antonio Merola
Allora ho acceso la luce
Edizioni Taut
Genere Poesia
Edizione 2023
Pagine 84