Emanuele Galoni, in arte solo Galoni, ha pubblicato il 12 maggio il suo quarto album ‘Cronache di un tempo storto’. Racconti cantautoriali di classe che varano dalla cronaca corrente alla dolorosa esperienza del quotidiano, ma con una luce in lontananza
Più invidiabile del curriculum di Emanuele Galoni – appassionato di letteratura realistica e cronachista, da McCarthy a Carver, e determinato a servirsi delle sue influenze per arricchire la propria arte – c’è solamente l’intento professato alla base del suo ultimo album, ‘Cronache di un tempo storto’.
Un disco che è allo stesso tempo un giornale, che si serve della musica per raccontare fatti di cronaca correnti, dal Coronavirus e relativa quarantena, a tragedie come quella del Ponte Morandi. Un obbiettivo ambizioso, ma che nelle sue mani ormai rodate all’arrivo del quarto album poteva e doveva funzionare.
Non ci si aspetti, tuttavia, di trovare solamente commento sociale in ‘Cronache di un tempo storto’. Il ruolo di cantastorie di Galoni si estende anche a storie personali, private e intime, che nelle sue dichiarazioni sono emerse praticamente da sole nel pieno del processo creativo.
Questo dà vita a un lavoro che non solo non annoia, e impedisce che la velleità cronachistica diventi una stampella sulla quale appoggiarsi, ma mette in mostra una mente cantautoriale avanzata, multiforme e adattabile a ogni situazione. I racconti di Galoni si muovono simultaneamente su piani vicini e lontani, dettagli e panoramiche, e descrivono storie d’amore spentesi in silenzio e tragedie ancora oggi piante in modo parimenti vivido.
Cronache di un tempo storto (il nostro)
La combinazione di elettronica e chitarra acustica che accoglie l’ascoltatore alla prima traccia, “Patrimonio dell’Unesco”, è un immediato benvenuto in un sound curato e coerente, fondato sullo stesso contrasto – organico e sintetico, più dolce e più acre) attraverso il quale Galoni sembra vedere il mondo e gli eventi di cronaca correnti.
Un sound che permea tutta l’economia dell’CD, arricchito in modo incospicuo ma ragionato da dettagli sonori più isolati, come i corni o i momenti di violino. A ciò si aggiunge il timbro di Galoni, carismatico e ricco di calore, che dà il meglio di sé nei versi vicini al parlato. Il sarcasmo secco del ritornello di “Gino”, cantato con timbro quasi trionfante nonostante la figura negativa di fondo, è di particolare nota.
Il fattore d’interesse di ‘Cronache di un tempo storto’ giace tuttavia nelle liriche, pungenti e ben curate. Il sarcasmo è pungente (indimenticabile “Dio salvi la… rovina”), le citazioni colte ben mirate, riconoscibili senza essere lapalissiane (“ad avercene di poveri cadetti di Guascogna”), e nonostante la diversità delle tematiche c’è un senso di coerenza sul fondo, una classica garanzia di autenticità.
C’è una traccia dedicata alla tragedia del Ponte Morandi (“Sui piani alti di un palazzo”), un’elegia per le vittime dei naufragi dell’immigrazione (“Come il cobalto negli iPhone”), e ci sono anche tracce più personali, in cui il ritratto di un uomo alienato dalla situazione corrente del mondo e dai propri problemi personali la fa da padrone. Tristi alcune cadute di stile, tuttavia: dire ancora “andare con i trans” nel 2023 risulta quantomeno fuori luogo.
Storie di cronaca e storie personali
Ma nonostante l’impegno di raccontare gli accadimenti di cronaca, il meglio di ‘Cronache di un tempo storto’ si vede nei quadri più ridotti, quelli più personali. Azzeccata tra tutte “L’esercizio fisico di piangere”, che raccoglie in meno di quattro minuti l’esperienza strambante della pandemia e si appoggia su una metafora cristallina: a volte, soprattutto in situazioni come quelle, anche solo l’atto di esprimere il proprio dolore in maniera esplicita può essere faticoso.
Il sentimento di Galoni sulla vita definito alla meglio in quei momenti. L’esistenza è difficile, ma ci sono bei momenti ai quali aggrapparsi. È un mondo cinico e materialista, in cui è difficile costruire rapporti onesti anche con chi si ama davvero, ma ci si può provare. Si sente in una delle frasi migliori di “Patrimonio dell’Unesco”: “Sono le pause di sigaretta quel che ci resta/quello che conta non lo cerchiamo in quello che basta”.
E ancor più nello splendido omaggio a “La Strada”, il più celebre romanzo di Cormac McCarthy sull’amore di un padre per un figlio nello sfondo della peggiore apocalisse. Sull’insidia sottile dei violini, la cui dominanza rarefatta in ‘Cronache di un mondo storto’ rende la loro presenza in “Non devi aver paura di niente” persino più speciale, pare davvero di avere davanti delle scene dal romanzo o dal film, e il sentimento di solitudine contro il mondo mitigato dalla compagnia di un caro è ben palpabile.
‘Cronache di un tempo storto’ è un lavoro accattivante, poetico e di grande cura, sul quale andrebbero puntati più riflettori. L’espressione artistica del cantautore latiniense si produce in canzoni sentite e dalla solida lirica, in cui emerge pienamente la sua cultura. In un mondo dove c’è molto da dire, Galoni trova molti ottimi modi di dirlo, e dimostra una passione per la sua arte che non va trascurata.
Maria Flaminia Zacchilli
Galoni
Cronache di un tempo storto
1. Patrimonio dell’Unesco
2. L’esercizio fisico di piangere
3. In mezzo alla fretta
4. Mare Magnum
5. Non devi aver paura di niente
6. La strada di casa
7. Sui piani alti di un palazzo
8. Le rovine di Pompei
9. Gino
10. Come il cobalto negli iPhone
11. Buoni propositi per il nuovo anno
Autore Emanuele Galoni
Compositore Emanuele Galoni
Mix Alessandro Di Nunzio e Emanuele Colandrea
Master Alessandro Di Nunzio presso NMG Recording Studio di Palestrina (RM)
Emanuele Galoni Voce, chitarra acustica, elettrica e classica, cori e armonica
Andrea Ruggero Archi
Emanuele Colandrea Chitarra acustica e classica, synth, piano, drum machine, batteria, cori, basso su “L’esercizio fisico di piangere”
Giuliano Bastianelli Chitarra elettrica, piano su “Le rovine di Pompei”
Fabio Giandon Batteria
Valerio Manelfi Basso
Simone Nanni Fiati
Alesssandro Di Nunzio Batteria su “La strada di casa”, cori
Artwork Andrea Calisi
Progetto grafico Sofia Bucci
Etichetta Freecom Hub / Amor Fati
Distribuzione digitale Believe
Distribuzione fisica Goodfellas
Edizioni Freecom Hub / Big Time Edimusica
Registrato presso 29Lab di Giulianello (LT) e NMG Recording Studio di Palestrina (RM)
Produzione artistica Emanuele Colandrea, Emanuele Galoni