In giro per le caratteristiche calle veneziane, anche quest’anno siamo andati a osservare sia quello che offre la splendida città veneta sia l’imperdibile liaison tra arte e architettura alla 18° Mostra Internazionale di Architettura di Venezia, dal titolo ‘The Laboratory of the Future – Il laboratorio del futuro’, ancora fino al prossimo novembre
“L’architettura è un fatto d’arte, un fenomeno che suscita emozione, al di fuori dei problemi di costruzione, al di là di essi. La costruzione è per tener su: l’architettura è per commuovere”.
Cit. Le Corbusier(Charles-Édouard Jeanneret-Gris), architetto e urbanista, pioniere del Movimento Moderno
Inaugurata il 20 maggio, fino al 26 novembre 2023 ai Giardini, all’Arsenale e a Forte Marghera sarà possibile visitare la 18° Mostra Internazionale di Architettura dal titolo ‘The Laboratory of the Future – Il laboratorio del futuro’, organizzata dalla Biennale di Venezia.
La curatrice d’eccezione è Lesley Lokko, architetta, scrittrice e fondatrice in Ghana dell’“African Futures Institute”, scuola di specializzazione per futuri addetti ai lavori e fulcro nevralgico di eventi culturali pubblici.
Donna di forte e immensa personalità, ha dato un colore intenso e originale a questa esperienza artistica globale, che ha coinvolto ottantanove partecipanti, di cui oltre la metà provenienti dall’Africa e dalla diaspora africana.
Divisa in sei parti, la mostra inizia nel Padiglione Centrale ai Giardini con sedici studi di Force Majeure – Forza Maggiore e prosegue nel complesso dell’Arsenale con la sezione Dangerous Liaisons – Relazioni Pericolose. Quest’anno sono presenti anche opere di giovani practitioner africani, i Guests from the Future – Ospiti dal Futuro.
Il programma inoltre è arricchito dal progetto interessantissimo “Carnival”: un ciclo di incontri, conferenze e film dedicati alla Biennale stessa.
Il laboratorio del futuro: un progetto in divenire
Polo centrale della Mostra è l’Africa. Grazie infatti alla sua particolare indole di Nazione fluo (flù-o, letteralmente di colore cangiante, sfumato), perennemente in viaggio e fortemente magnetica, l’Africa rispecchia alla perfezione la natura stessa della Biennale voluta da Lesley Lokko, incentrata quest’anno sulle conseguenze del cambiamento climatico, devastante e sempre più aggressivo.
A favore di uno stile più sostenibile, tutti gli allestimenti e i progetti vertono in modo concreto a contrastare questo mutamento inarrestabile, per un’ipotetica, forse lontana, ma non irraggiungibile, neutralità carbonica.
Le parole d’ordine sono la decolonizzazione e la decarbonizzazione, per un nuovo mondo da abbracciare e finalmente far respirare.
Aria, Acqua, Terra e Fuoco, da sempre conosciuti come gli elementi comuni a tutte le cosmogonie, e su cui si basa l’equilibrio dell’Universo, sono a nostro parere le percezioni tattiche che caratterizzano tutti gli impianti artistici realizzati: materie grezze o elaborate (Terra), fluidi di ogni tipo (Acqua), luci artificiali e non (Fuoco), installazioni volanti ed effimere (Aria), creano un mondo di fango, sudore e lacrime.
I practitioner, architetti e urbanisti di nuova generazione, dunque muovono i propri passi verso il mutamento attraverso una genesi reale e mai effimera, sicuramente più pura.
Una Biennale in cui protagonista non è esattamente l’architettura in quanto “elaborazione artistica di elementi strutturali di costruzione”, ma un suo aspetto antropologico ed etnologico, quasi religioso.
Una costruzione che respira
Memori di un lontano passato, si assiste con meraviglia a un ritorno all’antico essere, attraverso installazioni che riecheggiano celebri strutture greche o monoliti simili ad ancestrali totem, sacri ai nostri avi.
Tuttavia ci si muove, in corsa, verso il futuro: proiezioni e digitalizzazioni di edifici ideali ricordano, in modo quasi ossessivo, che il progresso incombe inarrestabile, e deve necessariamente essere controllato e monitorato, pena il nulla che ci sovrasterà.
Pertanto si lavora per dar vita a un disegno architettonico che sia anche esistenzialmente artistico, e che abbia come protagonista la grande Madre Natura, culla amorevole da noi stessi abbandonata, dimentichi delle braccia con cui ci ha accolti in origine.
Una ricerca continua dunque: un richiamo forse a quell’Architettura Organica tanto decantata da Frank Lloyd Wright qualche decennio fa, che auspicava una rinnovata armonia tra l’uomo e l’ambiente che lo circonda.
L’Africa è pioniera di questa Biennale, poiché ne incarna tutti gli aspetti premessi: terra di diaspora e macerie, sottomissione e colore rubato, ma anche paese di sogni e aspirazioni, ricchezze e grandi aspettative.
Le creazioni, e i progetti che osserviamo, cercano di contrastare l’entità atmosferica logora del Pianeta: quest’ultimo, simile a un padre, non ci riconosce più come figli, e ci elegge a vittime sacrificabili al dio del niente, che incombe.
Si auspica così un’idea di costruzione nuova, che scalpiti per riavere quell’era, ormai svanita, che sapeva respirare.
Ancora fino a novembre. Da non perdere.
Vania Lai
Foto: Vania Lai
Biennale di Architettura 2023
Il Laboratorio del Futuro
a cura di Lesley Lokko
Giardini e Arsenale:
dal 20 maggio al 30 settembre, ore 11 – 19 (ultimo ingresso 18:45);
dal 1 ottobre al 26 novembre, ore 10 – 18 (ultimo ingresso 17:45);
La mostra è chiusa il lunedì.
Biglietti a ingresso unico
Validi per un solo ingresso in ciascuna sede espositiva, Arsenale e Giardini.
Intero € 25*
Ridotto € 20* (over 65, residenti Comune di Venezia)
Ridotto Studenti e/o Under 26 € 16*
https://www.labiennale.org/it/architettura/2023/informazioni#tickets