Il Teatrosophia di Roma ha concluso la prima parte di questa stagione 2023/24 con ‘Io ed Emma’, in scena fino allo scorso 17 dicembre. Il lavoro porta la firma di Valentina Cognatti e rappresenta, attraverso un doloroso dialogo, il turbolento rapporto tra una figlia, Irene, e sua madre, Emma, che è vittima delle vessazioni del proprio marito e padre di Irene
Dopo un lunghissimo intervallo di tempo che le ha tenute separate, Irene ed Emma, figlia e madre, si ritrovano in casa della prima, una giovane donna ormai indipendente. Irene ha un atteggiamento fortemente recriminatorio nei confronti della madre, colpevole di non essersi mai ribellata ai comportamenti violenti e vessatori del marito. Seppure con rabbia, Irene prova a sollecitare Emma affinché mostri una reazione, ma l’apatica rassegnazione di quest’ultima avrà un prezzo altissimo.
Valentina Cognatti, autrice e regista di ‘Io ed Emma’, mette la firma su un lavoro che si colloca in un’attualità che è ormai, purtroppo, una costante da troppo tempo.
Lo spettacolo è costruito sulla violenza di genere e su un crudele maschilismo, mostrandone gli aspetti più distruttivi e la capacità di espandersi dando vita a una reazione a catena di ripercussioni.
Nel corso della rappresentazione viene espresso un dolore tangibile: sulla scena prende vita una circostanza fatta di incomprensione, di pentimento, di rancore; tutto questo riconduce alle turpi azioni di un uomo che, come migliaia di altri, esercita la propria identità di maschio tramite la prevaricazione e la prepotenza.
Nel copione non si usano troppe parole per descrivere questa condizione così ingiusta e soffocante per chi la vive, l’eloquenza è lasciata ai lunghi e imbarazzati silenzi e all’immobilità delle protagoniste.
Io ed Emma: qualcosa manca
Eppure in tutta la rappresentazione c’è qualcosa che resta irrisolto, è come se nella narrazione mancassero degli elementi cruciali che possano giustificare in maniera più approfondita il rapporto che intercorre tra Emma e Irene.
Nella trama emerge chiaramente il sentimento di rimprovero che la figlia prova per una madre che non è mai stata in grado di ribellarsi ad un’esistenza fatta di violenze e umiliazioni, ma tutto questo è l’aspetto più ovvio del malcontento che Irene ha per sua madre.
Non c’è un sottotesto, così come non è presente un’analisi più diretta dell’aspetto psicologico delle due protagoniste che, azione dopo azione, appaiano sempre più come due stereotipi.
In scena, Loredana Piedimonte e Martina Grandin interpretano rispettivamente Emma e Irene ma se la prima, seppur bravissima, impersona il proprio ruolo senza sbavature e rendendo Emma troppo sofisticata, la seconda si lascia prendere da qualche eccesso di manierismo che fa di Irene un personaggio parecchio antipatico.
La sostanza dell’opera resta però significativa: il giogo che sottomette le donne per mano degli uomini è una realtà presente, incessante, che ancora sembra priva di soluzione, e finché anche il teatro contribuirà a mettere tutto questo sotto i riflettori, sperando di allertare più coscienze possibili, allora spettacoli come ‘Io ed Emma’ continueranno a essere necessari.
Gabriele Amoroso
Teatrosophia
dal 13 al 17 dicembre
Io ed Emma
Scritto e diretto da Valentina Cognatti
con Loredana Piedimonte, Martina Grandin, Viola Sura e Nicole Caleffi
Organizzazione Alice Staccioli
Audio e luci Andrea Canestri
Scenografia Michelangelo Raponi
Produzione Margot Theatre