In scena fino al 18 febbraio al teatro Quirino di Roma, ‘Assassino nella cattedrale’ è una delle opere più celebri e significative di Thomas Stearns Eliot. In questa versione diretta da Guglielmo Ferro, e che ha debuttato lo scorso settembre, il protagonista assoluto è Moni Ovadia il quale con la propria interpretazione regge sulle spalle l’intero spettacolo
Dopo sette anni passati in Francia, Thomas Becket, arcivescovo di Canterbury, fa ritorno in Inghilterra sapendo di avere come principale nemico il re Enrico II: il sovrano è intenzionato a limitare il più possibile il potere del clero e ristabilire la superiorità del potere temporale. Becket sa di non poter fare nulla contro la decisione del re e, con un atteggiamento che si pone a metà strada tra lo stoico e l’arrendevole, accetta il peggiore dei destini.
‘Assassino nella cattedrale’ è uno dei drammi più noti e significativi di Thomas Stearns Eliot, il prolifico autore angloamericano; il lavoro è relativamente recente, porta infatti la data del 1935, e all’epoca fu interpretato dal pubblico, non a torto, come una palese critica ai regimi totalitari.
Il copione si rivela importantissimo per il tema trattato e, sebbene si riferisca a eventi successi 1000 anni fa, ha trovato nel corso del nostro secolo una serie di costanti che lo rendono rilevante e attuale.
Non è affatto complicato rendersi conto, già delle prime battute, che l’opera ha come cardini le discordanze tra i principi fondamentali dell’essere umano a partire dalla libertà e dall’oppressione.
Assassinio nella cattedrale: partenza faticosa
Questa nuovissima versione di ‘Assassinio nella cattedrale’ è controllata completamente da Moni Ovadia: l’attore, splendido come sempre, impersona Thomas Becket con un insieme di sentimenti che si barcamenano tra la rassegnazione e la risolutezza ed è proprio lui a tenere in piedi l’intero cast che, a differenza di Ovadia stesso, non suscita poi così tante emozioni, anzi, nella maggior parte delle scene appare distratto e sfocato.
Lo spettacolo soffre purtroppo anche un ulteriore elemento a sfavore: la regia di Guglielmo Ferro tende a essere esageratamente statica e prudente, creando un’atmosfera particolarmente rallentatata e sospesa che, per quanto lasci spazio all’importanza delle battute e alla ieraticità della storia, non riesce allo stesso modo a disegnare una dinamica che dia vita alla messinscena.
Ne deriva dunque una rappresentazione che si manifesta stanca e priva di nervo e che non riesce a sollecitare troppe reazioni nel pubblico che, al contrario, in troppi frangenti si annoia.
Tutto questo non va a compromettere la grandezza del genio di Eliot il quale, attraverso questa intoccabile drammaturgia, si è reso un osservatore acutissimo dell’umanità, specialmente quando questa è divisa fra ragione e spirito.
Gabriele Amoroso
Teatro Quirino
dal 13 al 18 febbraio
Assassinio nella cattedrale
di Thomas Stearns Eliot
Regia Guglielmo Ferro
con Moni Ovadia, Marianella Bargilli, Agostino Zumbo, Alice Ferlito, Viola Lucio, Rosario Minardi, Pietro Barbaro, Giampaolo Romania, Giovanni Arezzo, Plinio Milazzo e Giuseppe Parisi
Costumi Sartoria Pipi
Musiche Massimiliano Pace
Scene Salvo Manciagli
Produzione ABC Produzioni in collaborazione con Teatro Quirino Roma