Sul palco del teatro romano di Villa Lazzaroni, lo scorso 16 febbraio, ha preso vita una storia particolare, la storia di una famiglia come tante ma fatta di continue sfide giornaliere e di attenzioni a favore di una persona speciale e normale: ‘Io e mia sorella’ è un lavoro splendido firmato da Sabrina Biagioli
Viola è la sorella di Sabrina e di Francesca. Viola è affetta dalla sindrome di Down, tipicamente detta trisomia 21. Essa comporta la presenza anomala di 47 cromosomi nel sistema genetico, insufficienza mentale, un limite di età di circa sessanta anni e una fisionomia del viso particolare e riconoscibile. Così, però, è un modo semplice di spiegare la patologia.
Questa è la vicenda autobiografica di Sabrina, la quale a soli cinque anni si ritrova con una sorella maggiore e l’ultima arrivata, e dunque nella posizione di mezzo. La ragazza si sente quindi sfortunata ed essere nata a novembre è quasi un’aggravante. Inizia pressapoco così, in modo sarcastico, lo spettacolo ‘Io e mia sorella’.
In scena si alternano monologhi e dialoghi grazie alla presenza di Viola con la quale ci si rapporta in modo simpatico e assai divertente. Le due sorelle ballano e si lasciano andare amorevolmente, affinché il pubblico percepisca la loro sintonia. Entrambe le attrici sono in scena con estrema disinvoltura e diventano due figure squisitamente teatrali.
Io e mia sorella: spogliarsi di se stessi
La scenografia è composta da cuscini rossi e argento che, utilizzati all’occorrenza, disegnano persone, oggetti e contestualizzano i vari ambienti di una casa. Si utilizza tutto lo spazio a disposizione grazie all’essenziale regia di Gina Merulla, la quale seleziona un insieme di musiche jazz e swing delicate e adatte alla rappresentazione.
Dal testo si evince quanta fatica si fa a vivere con persone affette dalla sindrome di Down e quanto ci si trovi impreparati a convivere con loro, ma soprattutto sentendo addosso gli occhi di una società meschina e limitata, che non comprenderà mai a fondo la situazione.
Sabrina si è messa a nudo e non solo in scena, anche con se stessa: ha spogliato la sua persona attraverso una catarsi. Durante il corso della narrazione, infatti, le emozioni colpiscono e si comprende quanto le proprie esigenze siano messe da parte a favore di Viola, poiché incapace di fare tante cose.
Sabrina descrive sia i primi passi della sorella sia il suo carattere, consigliando di non fidarsi di lei, perché egoista, falsa e irritante. A Viola, inoltre, piacciono i capelli legati, odia i cambiamenti e ritiene che ballare in cucina guarisca ogni male.
Gli amici immaginari
La ragazza dal nome musicale, colorato e profumato ha tanti amici immaginari con i quali confabula, inoltre sistema gli oggetti nelle stesso ordine e negli stessi posti, per non scardinare il suo modus operandi quotidiano.
I momenti più belli e intimi sono emblematici: Viola e Sabrina in scena creano un equilibrio magico messo un po’ in secondo piano dai lunghi soliloqui, che rubano spazio all’insieme dolce e poetico.
Ma i turbamenti personali rimangono impressi: Sabrina, in solitaria, parla con la sua stessa vita, scusandosi in quanto rinuncia a lei e non la onora come desidera. Le esprime, infatti, che non potrebbe amarla più di quanto ami la sorella, poiché, appunto, Viola è parte di lei e non l’abbandonerà mai.
Con un suggestivo finale, la pièce sfuma su domande esistenziali, il cui fuoco è l’imposizione di vivere finché Viola vivrà, per rimarcare il legame troppo forte, indissolubile e così solido da non poter sfiorire neanche un attimo di fronte agli occhi della gente.
Gabriele Amoroso
Villa Lazzaroni
16 febbraio
Io e mia sorella
di Sabrina Biagioli
Regia Gina Merulla
con Sabrina Biagioli e Viola Biagioli