Dopo la mini serie del 1986 diretta da Luigi Comencini, ‘La Storia’ ritorna sulla Rai. Andata in onda per 8 puntate, nel mese di gennaio scorso, sul primo canale – e ancora disponibile su RaiPlay -, la serie è tratta dall’omonimo romanzo storico scritto nel 1974 da Elsa Morante. La trasposizione su schermo vanta l’elegante regia di Francesca Archibugi la quale riesce, rispettosamente, a raccontarne l’articolata trama
“Un giorno di gennaio dell’anno 1941, un soldato tedesco di passaggio, godendo di un pomeriggio di libertà, si trovava solo, a girovagare nel quartiere San Lorenzo, a Roma. Erano circa le due del dopopranzo, e a quell’ora, come d’uso, poca gente circolava per le strade. Nessuno dei passanti, poi, guardava il soldato, perché i Tedeschi, pure se camerati degli Italiani nella corrente guerra mondiale, non erano popolari in certe periferie proletarie. Né il soldato si distingueva dagli altri della sua serie: alto, biondino, col solito portamento di fanatismo disciplinare, e, specie nella posizione del berretto, una conforme dichiarazione provocatoria.”
Questo l’incipit de “La Storia”, romanzo storico scritto da Elsa Morante nel 1974. La scrittrice romana già dalle prime battute lascia il lettore entrare dentro la narrazione attraverso descrizioni dettagliate e meticolose.
Il puntuale intreccio contestualizza le lunghe e complicate vicende dei personaggi che si dipanano tra il 1941 e il 1947 in una Roma che fa da sfondo e vittima dei bombardamenti dell’inizio del Secondo conflitto mondiale. Si comprende così che l’esistenza di ognuno è in bilico: la deportazione degli ebrei, l’incertezza della vita, la povertà, la paura, il vivere giorno per giorno con l’ansia che assale gli animi di ciascun individuo.
E dal libro “La Storia”, Francesca Archibugi, Ilaria Macchia, Giulia Calenda e Francesco Piccolo scrivono, grazie a una notevole grammatica cinematografica, una sceneggiatura che sintetizza in otto episodi il lungo testo.
La Storia: il libro per la collettività
Premio Strega nel 1957 – Elsa Morante è la prima donna a vincere il Premio -, contrastato dalla critica di sinistra – Pasolini lo definì “tre libri insieme” declamandone il fallimento, mentre Pavese lo stroncò come altri suoi colleghi – ma al contempo apprezzato da Natalia Ginzburg, Anna Maria Ortese e Cesare Garboli, il libro fu pensato per il popolo: pubblicato in versione tascabile a basso costo raggiunse infatti molti lettori.
“La Storia” dunque viene considerato un caso letterario che in poco più di un anno ha venduto un milione di copie. Un fenomeno mai avvenuto prima e che divulga tuttora un volume essenziale della letteratura del Novecento. E il sottotesto parla chiaro: “uno scandalo che dura da diecimila anni“. La storia, pertanto, si ripete in modo ciclico.
La Seconda Guerra Mondiale – 1941/1947 -, è il periodo in cui la Morante sceglie di contestualizzare il racconto: con gli occhi della protagonista Ida Ramundo noi vediamo e viviamo ciò che accade in una Roma distrutta, disperata e in guerra. Accompagnata dal sapore dei calcinacci dei palazzi distrutti dalle bombe, Ida ci conduce sia nella sua vita sia in quella delle persone che le stanno accanto. Ida è vedova, ha un figlio, Antonio Mancuso detto Nino – nato dal suo matrimonio con Alfio -, con il quale vive nel quartiere di San Lorenzo.
La protagonista è di origine ebrea da parte di madre e fa la maestra; un pomeriggio, rientrando a casa, viene avvicinata da Gunther, un ubriaco soldato tedesco, che la violenta. Dallo stupro nasce Giuseppe denominato Useppe. Si potrebbe accostare l’evento ad oggi, tuttavia, in questo caso, esso può essere letto come non semplice conseguenza della solitudine di un giovane militare, perso, costretto ad andare in guerra, che vive le sue mancanze ed emozioni contrastanti derivanti dal periodo bellico. E la forza che travolge Ida nell’affrontare la nuova gravidanza lo si può considerare un atto d’amore.
Andamento della narrazione
Da qui si dipanano le vicende rese vivide e cariche di forza emotiva. L’Archibugi, infatti, in modo del tutto semplice e accessibile a tutti, senza troppa enfasi, riesce tramite la sua regia a tradurre le parole della Morante: la narrazione è umana, dolorosa e nostalgica. I sentimenti si delineano sui volti di ogni personaggio e traspariscono dai loro sguardi potenti e curiosi.
Si vive una Roma lontana nel tempo. San Lorenzo, Pietralata, Testaccio e il Ghetto Ebraico come i Castelli Romani, sono i luoghi ricostruiti ed essenziali dove si respirano rinunce, sacrifici, lotte politiche e rinascite per vivere poi un’esistenza dignitosa post conflitto. L’insieme è supportato dalla fotografia di Luca Bigazzi che rappresenta tutte quelle sfumature riconducibili all’epoca indigente.
La recitazione è un altro punto di forza: Jasmine Trinca interpreta magistralmente il ruolo della protagonista. L’attrice è affiancata da Elio Germano e Valerio Mastandrea, due capisaldi del nostro panorama attoriale; il piccolo Mattia Basciani, che veste i panni del piccolo Useppe, è al suo esordio ed esprime, grazie al suo sguardo potente, uno stato di inquietudine e perenne curiosità verso il mondo esterno con tutta la sua potenza.
Anche Francesco Zenga, alla sua prima esperienza sul set, merita di essere menzionato: il giovane dimostra, calandosi nei panni del suo personaggio, sia l’ardore e la strafottenza giovanili – quando simpatizza per il Duce – sia successivamente il suo impegno politico quando combatte contro il fascismo al fianco dei partigiani.
Le tematiche affrontate ne “La Storia” emergono sottili anche sullo schermo delle tv. Il romanzo in effetti è lungo e complicato, tra le righe affiora la passione dell’autrice e trapela un’accènto particolare: un’ondata di emozioni e di intensità che tuttavia le immagini non rimandano con lo stesso trasporto. Di conseguenza per la versione televisiva si è lavorato su una sintesi non banale e scontata.
Nel complesso ‘La Storia’ è ben girata, si forgia di una linearità che coadiuva lo spettatore a comprendere il filo delle vicende, quasi come l’Archibugi avesse abbracciato l’idea principe della Morante: mettersi alla portata di telespettatore allo stesso modo di quella del lettore.
Annalisa Civitelli
La Storia
Regia Francesca Archibugi
Sceneggiatura Francesca Archibugi, Ilaria Macchia, Giulia Calenda e Francesco Piccolo
dal romanzo di Elsa Morante
soggetto di serie Giulia Calenda, Ilaria Macchia e Francesco Piccolo
con
Jasmine Trinca Ida
Valerio Mastandrea Remo
Elio Germano Eppetondo, Giuseppe Cucchiarelli
Lorenzo Zurzolo Carlo Vivaldi – Davide Segre
Asia Argento Santina
Antonella Fattori Nora, mamma di Ida
Antonella Attili Filomena Marrocco
Enzo Casertano Tommaso Marrocco
Giselda Volodi Vilma
Anna Ferruzzo Celeste Di Segni
Carmen Pommella Sora Mercedes
Lorenzo Zurzolo Carlo Vivaldi / Davide Segre
Christian Liberti Giuseppe piccolo
Vincenzo Nemolato Domenico
Flora Gigliosetto Carulì
Anna De Stefano Rosa
Rosaria Langellotto Serafina
Vincenzo Antonucci Salvatore
Arcangelo Iannace Giuseppe Primo
Ludovica Francesconi Annita
Angelica Leo Consolata
Serena Verdone Nobildonna
Josafat Vagni Nello
Romana Maggiora Vergano Patrizia
Ludovica Ciaschetti Mariolina
Filippo Croce Fernando
insieme all’esordiente Francesco Zenga – Antonio “Nino” Mancuso – alla sua prima esperienza sul set
Mattia Basciani – Giuseppe “Useppe” – il piccolo bambino prodigio della recitazione
Genere Drammatico, guerra, storico
Costumi Catherine Buyse e Valentina Monticelli
Fotografia Luca Bigazzi
Montaggio Esmeralda Calabria
Musiche Battista Lena
Scenografia Ludovica Ferrario
Produttore Francesco Nardella, Daria Hensemberger, Francesca Tura (RAI) e Roberto Sessa
Produttore esecutivo Ferdinand Dohna, Koby Gal-Raday (Betafilm) e Chiara Grassi
Casa di produzione Picomedia, Rai Fiction, Thalie Images e Betafilm