Lo scorso 7 agosto Castel Sant’Angelo ha parlato di danza. All’interno della rassegna “sotto l’Angelo di Castello” la coreografa Silvia Gribaudi con le performance ‘A corpo libero’ e ‘Graces’ ha saputo intrattenere la platea divertendola. Allo stesso modo i messaggi divulgati lasciano intendere quanto sia essenziale vivere con il proprio corpo sereni e senza vergogna
Se si pensa alla danza l’idea cade quasi sempre sulla classica o sul genere contemporaneo. Mai verrebbe in mente, infatti, di imbattersi sul concetto che destruttura l’arte del movimento corporeo.
Lo si deve alla coreografa Silvia Gribaudi la quale, grazie al suo percorso di ricerca artistica che si concentra sull’impatto sociale del corpo attraverso il linguaggio coreografico affiancato all’umorismo e alla relazione tra pubblico e ballerine/i, rivoluziona la concezione della danza stessa.
A corpo libero: si può danzare sentendosi costretti?
Nella terrazza dell’Angelo, nel pomeriggio, e poi in serata nel cortile Alessandro VI di Castel Sant’Angelo, lo scorso 7 agosto la performer si è esibita sia da sola sia insieme a Siro Guglielmi, Matteo Marchesi e Andrea Rampazzo.
Nella prima parte, ‘A corpo libero’, la Gribaudi lascia intendere quanto il corpo di ognuno sia libero di potersi esprimere in qualsiasi modo possibile. Anche con un abito aderente, che costringe, che è corto e non si può allungare per coprire le proprie forme.
Dunque, come si può danzare con un vestito attillato? Ci si sente sciolte/i oppure limitate/i nel muoversi?
L’abito pertanto diviene un pretesto al fine di divulgare il messaggio. Mano a mano la performer si spoglia per rimanere in bikini. Esibisce le sue formosità senza vergognarsi. Interagisce con la platea in modo ironico e con sorriso ci dimostra che anche l’abbondanza delle linee può essere mostrata senza pudore.
Graces: la danza ispirata all’arte scultorea
‘Graces’, al contrario, si ispira alla scultura de “Le tre Grazie” che lo scultore Antonio Canova realizzò tra il 1812 e il 1817. Belle come il sole, le figlie di Zeus, Aglaia, Eufrosine e Thalia, diffondevano splendore, gioia e prosperità.
Silvia Gribaudi qui è in scena con i tre danzatori, e rimandano un’interazione percettibile. L’insieme si svolge in assoluto equilibrio tra chi è sul palco e le/gli spettatrici/spettatori.
Gribaudi, Guglielmi, Marchesi e Rampazzo innanzi tutto salutano la platea, quasi abbracciandola con il loro “welcome, thank you to being here, thank you very much” e incitandola, facendola sentire forte, sicura e certa di superare ogni giorno le proprie difficoltà, poiché abbiamo il potere e la forza di crescere e credere in noi stessi ogni giorno.
Altresì, la bellezza dello spettacolo deriva proprio dall'”ispirazione mitologica” che la coreografa porta sul palco. Qui prevale il concetto di “opera scultorea” che intrattiene e guida in un viaggio sospeso in cui astratto e umano si confondono, dove maschile e femminile si incontrano, dialogano e danzano abbattendo ogni cliché.
A corpo libero – Graces: comunicare con il corpo
Il ballo è traduzione delle sonorità: le movenze così si fanno sinuose e seguono il ritmo dei brani, che siano essi pop, techno o elettro. Le gesta sono morbide, delicate, si fanno energiche – più faticose quindi, per poi approfittare dei successivi istanti di ristoro – e a tratti sono sarcastiche, accompagnate dalle battute che strappano le risate del pubblico.
Anche i suoni onomatopeici fanno da base musicale alle danze che assumono caratteristiche aggraziate, pose statuarie – puro riferimento all’opera di Canova -, sono vivaci come quando sul palco si gioca con i fiori oppure con l’acqua, lasciandosi scivolare con pura gioia.
Comunicare con il corpo pertanto è poesia che, unita all’ilarità, fa entrare in un mondo a noi sconosciuto. L’improvvisazione è un elemento in più che delinea la performance. E si crea inoltre un momento che si può definire intimo, in cui la Gribaudo e i suoi ballerini ci chiedono “cosa è bello?” o cosa è per noi la prosperità, e ogni voce pronuncia una parola a suo piacimento.
“Abbondanza, salute, ricchezza, vivere, salute, benessere, tranquillità, tempo“. C’è dunque da scoprire “cosa è bello“, c’è necessità di prenderci il nostro tempo, per individuare il mistero dell’esistenza in sé.
In conclusione, verso un walzer che rimanda alla danza classica e un ballo sensuale, ci sentiamo tutte/i magnifiche/i, un po’ meno sopraffatte/i dalle fatiche quotidiane, più sereni e leggeri con il proprio corpo.
‘A corpo libero’, che vanta numerosi premi, e ‘Graces’ sono due quadri che non si interrogano più sulle differenze tra uomo e donna, bensì sdradicano quei preconcetti dai quali facciamo fatica a distaccarci.
La stessa Gribaudi, infatti, lavora da anni sia sull’identità femminile sia sul concetto di abilità nella danza e nella quotidianità, con l’intento di andare oltre le apparenze. Ciò contribuisce ad alleggerire i pensieri grazie al divertimento e all’idea che i corpi morbidi nel tempo possano essere accettati e interamente vissuti.
Annalisa Civitelli
Foto: Chiara Masia
sotto l’Angelo di Castello IV edizione
Castel Sant’Angelo – Roma
7 agosto
Terrazza dell’Angelo
A corpo libero
performance di e con Silvia Gribaudi
Elaborazioni musicali Mauro Fiorin
Produzione Associazione Culturale Zebra
Vincitore Premio GDA Veneto 2009
Vincitore Premio del pubblico GDA Veneto 2009
Biennale di Venezia 2010 – Aerowaves – Dance Across Europe 2010
Edinburgh Fringe Festival 2012 – Do Disturb – Palais De Tokyo 2017
Cortile Alessandro VI
Graces – danza
Coreografia Silvia Gribaudi
Drammaturgia Silvia Gribaudi e Matteo Maffesanti
Performer Silvia Gribaudi, Siro Guglielmi, Matteo Marchesi e Andrea Rampazzo
Disegno luci Antonio Rinaldi
Direzione tecnica Leonardo Benetollo
Costumi Elena Rossi
Produzione Associazione Culturale Zebra
Coproduzione Santarcangelo Festival
con il sostegno di MIC – Ministero della Cultura