La storia di “Accattone”, il tragico personaggio delle periferie romane descritto da Pier Paolo Pasolini nell’omonimo film del 1961, viene trasferita sul palcoscenico del teatro Trastevere di Roma dal giovane Enrico Maria Carraro Moda. Questa versione, tuttavia, lascia profondamente indifferenti e ha ben poco di salvabile: è uno spettacolo non riuscito
Vittorio, da tutti chiamato Accattone, è un personaggio con il destino scritto nel proprio soprannome: abitante della peggiore periferia romana degli anni ’60, conduce un’esistenza all’insegna dell’illegalità tra furti e sfruttamento della prostituzione; neppure un pallido tentativo di redenzione riuscirà a salvarlo da quella che sembra l’unica fine possibile per un reietto come lui.
“Accattone” è suo malgrado uno spettacolo in cui non funziona quasi nulla: tutto è troppo o troppo poco. Nella messinscena curata da Enrico Maria Carraro Moda, protagonista e regista, c’è una voglia di provocare che non sortisce mai l’effetto voluto, anzi, tutti i componenti dello spettacolo sono talmente esasperati in una direzione o nella direzione opposta che il risultato globale che si ottiene è soltanto un’enorme indifferenza.
Sono soprattutto l’impianto tecnico e la regia a non convincere assolutamente poiché la pièce non ha ritmo, non ha una successione di tempi che mantengano alta la concentrazione dello spettatore, non ci sono elementi scenografici che riescano a calibrare l’attenzione da dedicare alla scena in corso.
Principalmente è il disegno dei personaggi ad essere totalmente fuori fuoco: in particolar modo i due protagonisti (il secondo è Lorenzo Girolami) si trasformano in due soggetti senza anima che non riempiono minimamente lo spazio scenico e che, condizione ancora peggiore, recitano in un improbabilissimo romanesco che già dalle prime battute diventa una caricatura al limite del ridicolo.
Stessa sorte tocca ai coprotagonisti: dalla giovane Simona Santamato, eccessivamente vuota di sentimento, ai comunque bravi Chara Meschini e Federico Balzarini, interpreti di una sequenza tanto volutamente evocativa quanto inutile.
Voler portare a teatro un lavoro come “Accattone” di Pier Paolo Pasolini è senza dubbio un’impresa ambiziosa e probabilmente anche rispettabile, ma un film così noto nella memoria collettiva, che ancor di più è celebre per la quantità e l’importanza dei luoghi urbani mostrati – luoghi che diventano i veri protagonisti del racconto con la loro carica deprimente e inquietante – trova una morte certa se spostato in un piccolo spazio scenico. Quest’ultimo, oltretutto, è costantemente e fastidiosamente illuminato persino in platea, perdendo la sua componente più opprimente.
In questo lavoro, purtroppo, non c’è davvero nulla da salvare poiché, in effetti, la buona volontà del regista è tangibile ma “Accattone” è una rappresentazione che andrebbe rivista dalla prima all’ultima scena.
Gabriele Amoroso
Teatro Trastevere
dal 7 al 12 maggio 2019
Accattone
di Pier Paolo Pasolini
adattamento drammaturgia e regia Enrico Maria Carraro Moda
con Lorenzo Girolami, Simona Santamato, Chiara Meschini, Federico Balzarini e Enrico Maria Carraro Moda
assistente alla regia Daniele Giasi
grafica Mattia Calefati