Non sono molti i film tratti da opere teatrali e ancora meno quelli che, dal palco al grande schermo, hanno mantenuto intatto lo stesso pathos e il medesimo livello recitativo. Non è questo il caso di ‘Americani’ di James Foley (1992) ispirato alla pièce teatrale di David Mamet. Con una solida sceneggiatura e un cast da sogno il regista mette in scena la deriva del mondo professionale tra rivalità, bassezze morali e invidie, che sono la colonna portante di questa storia: una storia capitalista
Il mercato odierno basato sulla concorrenza spietata richiede di generare profitti. Se non si vende e non si prevale sui colleghi, si rischia di rimanere indietro agli altri. Per sopravvivere in questo ambiente cane mangia cane, molti individui infatti cedono ai loro peggiori istinti.
Questi sono i presupposti dell’avvincente adattamento cinematografico dell’opera teatrale vincitore del Premio Pulitzer di David Mamet, “Americani”, uno dei film più potenti e convincenti mai realizzati sul tema lavoro, che inquadra i molteplici modi in cui lo spirito umano viene violato sul posto di lavoro.
Vengono così rappresentate le contraddizioni della società statunitense improntata sul successo personale a discapito di chiunque, fondata sulla spietata competizione e sulla malsana ambizione.
Americani: il lavoro non sempre nobilita l’uomo
Un motivatore di successo Blake (Alec Baldwin) informa i venditori del suo ufficio immobiliare che verrà lanciato un nuovo concorso per incentivare le vendite, con una Cadillac in palio per il vincitore. Il secondo sarà premiato con un set di coltelli, mentre gli altri saranno licenziati.
Tuttavia l’approccio aggressivo e offensivo non motiva gli impiegati dell’agenzia, anzi, i dipendenti si sentono offesi e arrabbiati per i contatti scadenti forniti dall’agenzia.
Shelley Levine (Jack Lemmon) non riesce a ritrovare il suo vecchio ritmo ed entusiasmo: disperato corrompe il responsabile dell’ufficio (Kevin Spacey) per avere più contatti. Dave Moss (Ed Harris) invece è animato dalla rabbia e incolpa il management per la sua mancanza di vendite. George Aaronow (Alan Arkin), infine, in preda alla depressione stenta a trovare la sua regolarità lavorativa.
L’unico vero uomo di successo nell’agenzia è Ricky Roma (Al Pacino): orgoglioso delle sue capacità comunicative usa tutti i trucchi del caso per vendere, e non importa affatto – a lui o a chiunque altro in ufficio – che le proprietà siano principalmente dei ruderi.
La morale inesistente
Non sono poi molti gli esempi di teatro portato sul grande schermo: possiamo di fatto ricordare “Carnage” di Roman Polanski, “Barriere” di Denzel Washington, “Riccardo III, un uomo un re” di Al Pacino, e appunto “Americani” di David Mamet, il regista della versione teatrale, il quale non può che essere fiero del lavoro portato su grande schermo da James Foley: perfetto e magistrale.
Foley qui descrive l’avarizia del capitalismo: la sua regia non indugia sui venditori che si attaccano, si odiano in preda al delirio della competizione, finendo col riversare la loro negatività sui loro clienti. Dunque, la spavalderia volgare degli agenti immobiliari non dissipa l’amara consapevolezza della propria impotenza di fronte al risultato.
In ‘Americani’ non c’è morale, nessuno è esente da gesti subdoli per portare il cosiddetto pane sulla tavola. Sembra quindi che sulle scene si generi una danza macabra fra uomini che, facendo del loro peggio, portano la loro etica oltre ogni limite pur di strappare una firma a chi comprava una casa.
L’attualità non muore mai
La sensazione che lascia questa pellicola è infatti una grande amarezza che si somma allo sdegno dei personaggi, allo stesso tempo lascia traccia indelebile di una nuova certezza: in una società così evoluta, ricca e piena di progresso l’essere umano regredisce al suo stato primordiale come in una giungla ideale dove vige solamente la regola del più forte.
Inoltre, Foley ha avuto il privilegio di dirigere attori di serie fra vecchie glorie come Jack Lemmon e giovani talenti sulla rampa di lancio come lo era Kevin Spacey ai quei tempi.
A più di trent’anni di distanza, il lungometraggio risulta ancora attuale e senza tempo, e tuttora rimanda molto delle esperienze professionali di ognuno.
Andrea Di Sciullo
Foto dal web
Americani (Glengarry Glen Ross)
di James Foley tratto dall’omonima opera teatrale diretta da David Mamet
con
Alec Baldwin Blake
Al Pacino Ricky Roma
Jack Lemmon Shelley Levene
Kevin Spacey John Williamson
Ed Harris Dave Moss
Alan Arkin George Aaronow
Jonathan Pryce James Lingk
Bruce Altman Signor Spannel
Jude Ciccolella Detective
Costumi Jane Greenwood e David Charles (associato)
Fotografia Juan Ruiz Anchia
Montaggio Howard E. Smith
Musica James Newton Howard
Sceneggiatura David Mamet
Scenografia Jane Musky, William Barclay e Robert J. Franco
Trucco Sheryl Berkoff e Sharon Ilson
Genere Drammatico
Durata 100 min
Produttori Jerry Tokofsky e Stanley R. Zupnik
Produttore Esecutivo Joseph M. Caracciolo jr.
Casa di produzione GGR, New Line Cinema, Zupnik Cinema Group II