Anna
Annalisa Civitelli Cinema anna, cinema, denuncia, film, fotografie, fotoreporter, Francia, giornalismo, inchiesta, Michaud, triade 0
Pellicola uscita lo scorso 31 maggio nelle sale italiane, è stata girata tra Canada e Thailandia nel 2015. Il regista Michaud affronta, con la sua opera, il dramma sociale e la difficile questione della tratta di esseri umani e dello sfruttamento sessuale delle donne asiatiche per mano della Triade
Anna Michaux (Anna Mouglalis), coraggiosa fotoreporter del magazine canadese “Offense”, conduce un’inchiesta di denuncia sul traffico di giovani ragazze in Thailandia. Determinata a spingersi fino in fondo, finisce per diventare una scomoda testimone da eliminare e, rapita, subisce lo stesso brutale trattamento delle donne di cui voleva raccontare.
Sopravvissuta miracolosamente all’atroce violenza dei suoi carnefici, ridotta in fin di vita, viene rimpatriata e ricoverata in un ospedale di Montreal. Al suo risveglio, lacerata nell’anima e nel corpo, dovrà affrontare un penoso cammino di ricostruzione della sua identità umana e professionale, grazie anche all’aiuto della sua amica e collega Sophie (Pascale Bussières).
Prodotto da Nicole Robert per la Go Films e presentato da Distribuzione Indipendente, il film di Charles-Olivier Michaud, coraggioso e giovane regista, poliglotta e globetrotter, sembra essere diviso in due parti e possedere due anime.
Nella prima, ambientata a Bangkok, alla narrazione dei fatti si intreccia la visione dei risultati della ricerca documentaristica, che la protagonista sta realizzando; le immagini fotografiche e le riprese palpitanti da lei raccolte furtivamente durante l’inchiesta, scandiscono con un ritmo giornalistico incalzante e non rigoroso dal punto di vista cronologico, la questione della tratta di esseri umani, affrontata attraverso le toccanti testimonianze delle stesse vittime.
La seconda parte è invece percorsa da una cadenza più lenta e marcata, incentrata sul doloroso percorso di ricostruzione esistenziale che Anna deve attraversare a Montreal, dopo il devastante trauma del rapimento. Il tema della vendetta fredda e lucida è centrale, ma non tuttavia fine a se stesso, bensì funzionale alla ricerca di una verità, che la protagonista deve necessariamente scoprire, per ritrovare le ragioni ultime della sua stessa vita.
Le musiche di Michel Corriveau, versatile artista di grande sensibilità, accompagnano la pellicola fondendo la visione all’atmosfera delicata e sospesa della sua melodia. Allo stesso tempo, alla fotografia di Jean–François Lord, nitida e priva di orpelli, nuda ma densa di pathos, si accostano i lunghi piani sequenza, che inquadrano contesti cittadini e naturali, unendosi contemporaneamente ai profondi primi piani di tutti i personaggi.
Attraverso un’interpretazione intensa e misurata, Anna Mouglalis, attrice dotata di un volto e di una voce di grande capacità espressiva, riesce a vestire i panni di un personaggio complesso: una donna che deve ricomporre, pezzo dopo pezzo, un’immagine di sé ormai irriconoscibile a causa dei segni profondi che le vicende vissute hanno prodotto sulla sua fisionomia, e più ancora sulla sua anima.
Nel finale, la presa di coscienza delle atrocità subite, rivissute durante la visione di un filmato, rende infatti Anna più forte e intera. La durissima cronaca del suo sequestro le permetterà così di salire l’ultimo scalino di un percorso catartico: un insieme di rinascita, accettazione delle proprie cicatrici, riscoperta dei valori più profondi della professione del giornalista.
Più che un personaggio, Anna rappresenta un archetipo dell’universo femminile rivendicato nella sua grandezza, sottratto al travisamento, alla mercificazione e dunque liberato dalla vergogna. L’immagine del suo volto occupa l’ultimo fotogramma del girato con straordinaria forza iconografica, restituendoci quasi una versione moderna ed eterodossa della “Maria” della famosa “Annunciata di Antonello da Messina” e offrendo allo spettatore un altro omaggio alla storia dell’arte tra i tanti offerti dal regista nel corso della narrazione.
Come suggerisce il suo nome palindromo, in ‘Anna’ ogni donna può vedere se stessa riflettendosi sul suo volto come in uno specchio: Anna è tutte le donne abusate e la sua vicenda costituisce il loro riscatto.
Simona Bernardini
Anna
Regia Charles–Olivier Michaud
con Anna Mouglalis, Pierre-Yves Cardinale, Pascale Bussières, Sean Lu, Nathalie Cavezzali, Xiao Sun e Sandrine Bisson
Costumi Caroline Bodson
Fotografia Jean–François Lord
Montaggio Glenn Berman e Charles–Olivier Michaud
Musica Michel Corriveau
Sceneggiatura Charles–Olivier Michaud
Girato in Canada e Thailandia (2015)
Genere Drammatico
Prodotto da Nicole Robert per Go Films
Presentato da Distribuzione Indipendente
Durata 109 minuti