Anna Cianca
“C’è molta strada da fare rispetto a come la società percepisce ancora oggi la disabilità“
Abbiamo avuto il piacere di incontrare Anna Cianca: l’attrice debutterà presso il teatro Tordinona di Roma il prossimo 26 ottobre con “Viva l’Italia”. Questo testo è il risultato di una fortunata collaborazione tra la stessa Cianca, l’autrice Franca De Angelis e la regista Rosa Malsciopinto e porta su palcoscenico la storia di Italia, una sessantenne affetta da un disturbo cognitivo che non sa cosa significhi essere autonomi.
Anna Cianca ci racconta qual è l’anima di questo spettacolo e come i suoi temi portanti, la disabilità e l’autonomia, vengono disegnati per raccontare al pubblico il loro significato più intrinseco.
L’attrice ci espone il proprio punto di vista in merito a queste tematiche e, con l’impossibilità di darle torto, sottolinea come l’essere disabili sia tutt’oggi una condizione che desta pregiudizio e che non si conosce fino in fondo.
Anna Cianca, il debutto di “Viva l’Italia” è imminente: che spettacolo è?
“È la storia di Italia, una donna di 60 anni che ha un ritardo cognitivo e che vive con una madre molto anziana. Italia è una sessantenne di sei anni ma che ha la saggezza di una centenaria. Italia non è una persona autonoma, non riesce a badare a se stessa, non è mai uscita da sola dalla propria casa, neanche per una semplice passeggiata attorno all’isolato. Questa totale mancanza di autonomia, di autodeterminazione è determinata dalla sua patologia ma anche da una madre eccessivamente accudente e iperprotettiva. Italia ha una memoria fragile e la televisione, onnipresente nella sua vita, l’aiuta a ricordare gli eventi più importanti del suo vissuto che è fatto di un niente che però per Italia è tutto. La storia si apre durante la mattina del 2 giugno, Festa della Repubblica, e come tutti gli anni Italia si prepara a seguire la diretta televisiva della parata ma la televisione non funziona e, soprattutto, la mamma non risponde alle sue richieste di aiuto… è evidente che per Italia è iniziata la prova di autonomia.”
Il tema trattato nel testo è molto sensibile e negli ultimi anni anche sempre più sdoganato sia al cinema sia a teatro: i disturbi mentali. Quanto ancora c’è da sapere in merito?
“Ovviamente non ho la competenza per rispondere adeguatamente, credo che la ricerca scientifica stia facendo grandi passi in avanti, tuttavia penso che ancora ci sia molta strada da fare rispetto a come la società percepisce ancora oggi la disabilità, ovvero come assenza di abilità e non come ‘diversa’ abilità”.
La rappresentazione è il risultato di una collaborazione a tre fra lei, l’autrice Franca De Angelis e la regista Rosa Masciopinto, dunque un lavoro al femminile: come avete interagito per portare lo spettacolo in scena?
“Abbiamo parlato molto, confrontato idee, suggestioni ed è stato un vero privilegio per me. Di solito, una volta terminato il lavoro di scrittura, l’autore ‘consegna’ l’opera al regista che si appresta a dare la propria ‘rilettura’ del testo attraverso l’atto performativo. Nel nostro caso c’è stato uno scambio costante, che continua ancora oggi, a pochissimi giorni dal debutto”.
Essere tutte donne ha creato un valore aggiunto per la rappresentazione?
“Certamente, c’è sempre un valore aggiunto quando si lavora in un gruppo di donne. Conosco e collaboro con Franca De Angelis da molti anni, in passato abbiamo lavorato a diversi progetti e mi ritengo un’attrice molto fortunata perché questo testo, ‘Viva l’Italia’, è stato scritto per me. Con Rosa Masciopinto ci siamo incontrate una ventina di anni fa per uno spettacolo, ci siamo poi perse di vista. Questo spettacolo ci ha dato l’opportunità di lavorare ancora insieme ed è stata un’esperienza davvero stimolante”.
Dopo aver affrontato questo testo, le sue conoscenze e le sue idee sui disturbi mentali sono cambiate?
“Assolutamente no, in famiglia ho una parente prossima che vive una condizione di disabilità cognitiva, c’è molto di lei nello spettacolo, dunque, per esperienza diretta, posso affermare di conoscere bene il tema”.
La protagonista del lavoro non soltanto è una donna con un ritardo cognitivo, è anche anziana: cosa comporta questo?
“Chiaramente la vecchiaia è un’aspetto che peggiora ulteriormente la condizione di Italia, rendendola più fragile, più esposta. Italia deve imparare a diventare una persona autonoma e lo deve fare quasi al tramonto della sua esistenza, ci riuscirà?”
Nel testo, un ruolo fondamentale lo riveste la tv: quanto è importante questo strumento nei casi di forte solitudine?
“La televisione può rivestire un ruolo importante per una persona sola, nel nostro spettacolo Italia addirittura parla con l’apparecchio televisivo, tristemente muto perché non funziona. Per Italia la televisione è un’amica, è una confidente. Purtroppo la televisione di qualche decennio fa era un’amica e una confidente migliore rispetto alla televisione di oggi”.
Un altro tema chiave nella storia di Italia è l’autonomia: quanto è davvero fondamentale essere in grado di non aver bisogno dell’aiuto di nessuno?
“Credo che il tema dell’autonomia sia centrale nella nostra storia. Cosa significa essere autonomi? Le nostre scelte sono sempre prese in autonomia? Italia non esce di casa perché non è una persona autonoma, siamo sicuri che questo stato di ‘immobilità’ non ci riguardi in qualche modo? Italia non prende decisioni per via della sua patologia, le nostre scelte, di noi cosiddetti normodotati, sono sempre prese in totale autonomia? Quanto i fattori esterni possono condizionare la nostra autodeterminazione? Credo che la storia di Italia sia anche la nostra storia, siamo tutti un po’ Italia, fermi, spaventati e disorientati”.
Gabriele Amoroso
Ringraziamo Anna Cianca per la sua disponibilità e per la passione che ci ha trasmesso nelle sue risposte.