Anna Maria Loliva
“Le parole quando vengono interpretate vivono di un movimento interiore che arriva poi nel corpo di chi le ascolta e riceve. Ogni parola assume vari valori che esprimono i sentimenti che proviamo in un preciso istante, di conseguenza anche il nostro corpo esprime quel movimento che sia esso tranquillo, di rabbia, di riflessione, di ribellione”
La sera del 6 luglio si è svolta a Roma la finale del Premio Strega tenutasi nella splendida cornice del Museo Etrusco di Villa Giulia. Ada d’Adamo ha vinto con “Come d’aria” edito dalla casa editrice Elliot.
L’autrice, morta lo scorso aprile, nel suo libro racconta il rapporto con la figlia, della sua malattia e, davvero, dell’opera se ne parla molto bene. È un’altra donna che sale sul podio e inverte il senso illogico della cosiddetta supremazia maschile.
Ebbene, Anna Maria Loliva, attrice e regista teatrale, si è interrogata a riguardo: ha ideato ‘Lo Strega alle autrici’, spettacolo che unisce teatro e letteratura, ponendo l’accènto sulla presenza della figura femminile nel corso della storia dello Strega.
L’attrice spiega, appunto, che l’intenzione è promulgare la letteratura e rivalorizzare la presenza delle donne all’interno della competizione letteraria.
Loliva ci racconta di come è nato il progetto e della rilevanza della rappresentazione poiché convoglia lettura e ascolto dando voce alle scritture che, per ognuno di noi, significano riflettere e mettersi nei panni dei personaggi.
Tre attrici, Miriam Spera, Francesca Pimpinelli e Cristina Aubry, declamano i brani scelti delle opere dei Premi Strega donne – Elsa Morante (“L’isola di Arturo”), Anna Maria Ortese (“Poveri e semplici”) e Natalia Ginzburg (“Lessico Famigliare”) – mentre due giovani relatrici e scrittrici, Michela Monferrini e Angela Bubba, ci illustrano le autrici su più piani e prendono confidenza confrontandosi con il pubblico.
Insomma, l’insieme sembra andare verso un’unica direzione: la parola espressa, interpretata, a cui la Anna Maria Loliva crede molto.
La parola recitata infatti scatena, genera, oltre un movimento interiore che approda nel corpo di ciascuno anche il desiderio di leggere i libri e gioire delle suggestioni che ci trasmettono.
Anna Maria Loliva infine rimarca come l’evento da lei proposto possa essere uno stimolo, un altro modo di fruire la vita, momenti e curiosità, per riflettere e scoprire cose nuove.
Annamaria Loliva, qual è il motivo che l’ha spinta a creare “Lo Strega alle autrici”?
“La motivazione è sempre femminile. Anni fa ho tenuto uno spettacolo alla Biblioteca di Storia Moderna e Contemporanea di Roma, in occasione di una presentazione di un libro sulla Costituente e ho scoperto che le nostre madri costituenti – Nilde Iotti, Maria Federici, Teresa Noce e Lina Merlin – sono state fondamentali nella scrittura della nostra Costituzione del 1946, importanti e innovative. Coinvolgendo tre mie colleghe, ho lavorato sul primo voto alle donne e sulle madri costituenti, impiegando due anni per la costruzione di ‘Signorinette’. La Iotti, la Federici, la Noce e la Merlin hanno fatto parte delle settantacinque persone che hanno scritto la Costituzione. Purtroppo in Parlamento ne sono state elette 21 donne su 556, di vari partiti, ovviamente. Ma il gruppo di queste donne si è unito poi per ottenere tutti i diritti presenti sulla Costituzione ma che non sono stati attuati. ‘Lo Strega alle autrici‘ lo posso definire una sorta di appendice di ‘Signorinette’. La mia curiosità dunque si è spinta oltre, mi ha indotto (se consideriamo che nella nostra letteratura e nelle antologie scolastiche non abbiamo autrici/autori e poeti e poetesse a pari merito delle madri costituenti, solo Elsa Morante e Natalia Ginzburg vi si ritrovano) ad indagare nel ‘Premio Strega’ per scoprire quante donne lo hanno vinto, quante invece siano arrivate in finale e premiate (molto poche).”
Sembra esserci un’assonanza tra “Signorette” e “Lo Strega alle autrici” ovvero il mondo femminile: è così?
“Sì. ‘Signorinette’, per esempio, è stato preparato nel 2012 e anche questa mia curiosità, non solo per lo Strega, è nata dal secondo governo Berlusconi in cui ho visto delle donne – senza dare alcun giudizio – che, rispetto a chi ha formato la Carta Costituzionale ovvero maestre, sindacaliste, operaie, insegnanti e che attivamente avevano lavorato nella Resistenza -, non avevano la preparazione adatta a ricoprire il loro ruolo. Soprattutto, ciò che mi ha colpito è che ‘ogni luogo presenta un suo modo di rivelarsi, di vestire e un codice di abbigliamento, per rispetto a ogni lavoro che si svolge’, di conseguenza sono andata a spulciare e ho approfondito le figure delle nostre madri costituenti.”
“Lo Strega alle autrici” è uno spettacolo dai registri civili e dà importanza alla presenza delle donne nella nostra cultura. Che valore assume oggi il Premio Strega che, dopo tanti anni dalla sua nascita nel ’47, per la prima volta vede la presenza di otto donne su dodici. Secondo lei, cosa delinea questo cambiamento?
“Che nella cinquina finale ci siano state altre donne è già accaduto, ma alla fine ha vinto sempre l’uomo. Rimane però il fatto che dall’inizio degli anni 2000 ad oggi solo tre scrittrici hanno vinto il Premio Strega. Ciò che cambia è la presenza delle donne nel mondo editoriale, anche se pare che la maggior parte delle giurie dei vari premi vantino una presenza in prevalenza maschile. Dall’altro lato posso affermare che sembra che il ‘Premio Strega’ abbia una vasta platea di lettori e lettrici, e sappiamo che la maggior parte sono donne.”
Di conseguenza stanno aumentando i nomi femminili che firmano i libri vincitori del Premio letterario
“Le donne scrivono da sempre. Incominciano però a portare fuori i loro scritti, a pubblicare con più coraggio, a far conoscere le loro opere.”
In “Lo Strega alle autrici” la scelta dei testi è stata pertanto obbligata
“Sì. Ovvero ho preso in considerazione Natalia Ginzburg: “Lessico Famigliare” (Premio Strega 1963); Anna Maria Ortese: “Poveri e semplici” (Premio Strega 1967) – Elsa Morante: “L’isola di Arturo” (Premio Strega 1957).”
Lo spettacolo dà la possibilità di immedesimarsi nei testi scelti e motiva le persone ad aprire un libro: quanto è importante leggere in mondo contemporaneo abituato a ritmi veloci e a una tecnologia pressante?
“Leggere sia insieme sia ad alta voce o in solitudine aiuta ad abbassare le tensioni e l’ansia, mettendosi in ascolto rispetto a quello che viene detto e a ciò che ci risuona dentro.”
Pertanto con quale criterio sono state scelte le letture – quei passaggi specifici – di “Lo Strega alle autrici” che sono state declamate dalle attrici?
“Fare la selezione dei brani dei vari romanzi non è stato semplice. Abbiamo letto e riletto i romanzi, cercando di ‘abbracciarli’ tutti. Ognuna di noi, sia io sia le attrici, ha estrapolato i brani dai capitoli secondo la propria sensibilità. Siamo passate poi a un’ulteriore selezione del testo per mantenere una mezzora di lettura e per costruire la drammaturgia della rappresentazione. Ho lasciato inoltre Miriam Spera e Cristina Aubry muoversi secondo la loro esperienza già matura in campo attoriale, mentre ho lavorato insieme alla giovane attrice Francesca Pimpinelli sull’interpretazione.”
Nonostante la staticità che richiede la lettura, sinonimo di introspezione e un modo di stare con se stessi, lo spettacolo tuttavia vive un suo movimento
“Non essendo la lettura integrale del romanzo, ma una declamazione di alcuni brani dei libri scelti per la performance, dovevo per forza guidare il pubblico a cambiare luogo: fargli capire dove si trova in un momento, quale personaggio si affronta in un altro e la ‘situazione emotiva’ che emerge un istante dopo, che sia essa intima, di scontro, di amore. Da registra infatti ho cercato di donare respiro alla pièce: la lettura non è ferma in un posto, ma ho creato appunto dei luoghi, inserendo luci e musiche affinché facessero depositare le ‘parole ascoltate’ e poter passare da un luogo all’altro, da un interno a un esterno o da un personaggio a un altro addirittura da una situazione emotiva a un’altra. .”
Cosa intende per “parole ascoltate”?
“Ritengo che quando le parole vengono interpretate vivono di un movimento interiore che arriva poi nel corpo di chi le ascolta e riceve. Ogni parola assume vari valori che esprimono i sentimenti che proviamo in un preciso istante, di conseguenza anche il nostro corpo esprime quel movimento che sia esso tranquillo, di rabbia, di riflessione, di ribellione. Dunque la parola viene espressa con la voce in modo diverso e questo vale anche per il nostro ‘atteggiamento fisico’.”
A tal proposito per lei che valenza ha la parola, quanto è importante oggi utilizzarla per non parlare a “casaccio”?
“Le parole hanno molta importanza. Soprattutto, a causa della mancanza della lettura abbiamo ristretto il nostro vocabolario ed è quindi importante rieducarci all’ascolto, ‘esercitarsi alle parole’. In questo caso i libri contestualizzati in ‘Lo Strega alle autrici’ – ‘Lessico familiare’, ‘Poveri e semplici’, ‘L’isola di Arturo’ – appartengono al secolo scorso e presentano un altro tipo di scrittura e lessico. Tuttora però si possono considerare contemporanei, perché parlano di valori, storie, vite che si ripetono in circostanze ed epoche diverse. Ma i sentimenti fondamentali che muovono l’esistenza sono quelli visti però in età, città, situazioni e classi sociali differenti. Pertanto la parola è essenziale, altresì capirne il significato.”
Pensa di portare “Lo Strega alle autrici” altrove ovvero in altri ambienti e non solo a teatro?
“Sì. È un’idea che sto valutando. Nel frattempo mi sento di dire che con ‘Lo Strega alle autrici’ ho unito il mondo editoriale con il teatro. Ho notato inoltre, nel corso dello spettacolo da me messo in scena, che leggere ad alta voce, saper interpretare un libro, un testo o una poesia, invoglia chi ascolta, chi è partecipe, ad andare a leggere il testo o addirittura leggerlo ad alta voce. Noto che, a causa della penuria di educazione insita nelle nostre scuole, il problema della lettura si sta amplificando. Le scuole infatti sono ambienti dove ci vorrebbero dei laboratori, dall’infanzia fino alle superiori, condotti da persone del mestiere, quali attori e danzatori, che leggono a voce alta qualsiasi brano partendo dal significato della parola interpretata. Saper dunque comprendere e cogliere la sensazione del bambino o del ragazzo nell’istante in cui viene declamato quel preciso vocabolo. Bisognerebbe partire da qui.“
Annalisa Civitelli
Ringraziamo Anna Maria Loliva per la sua disponibilità e per averci introdotto nel mondo della parola che, declamata, esercita un potere su di noi immenso e inesauribile.