Un ragazzo di periferia un po’ timido e impacciato si innamora di una ragazza della Roma “bene”. All’apparenza sembrano però gli ingredienti dell’ennesima commedia romantica se non fosse che questo ragazzo è Phaim (esattamente come il suo protagonista Phaim Bhuyian), figlio di immigrati dal Bangladesh e che per via delle osservanze religiose islamiche non può avere rapporti sessuali prima del matrimonio. Il risultato di questo mix è ‘Bangla’, un film fresco, divertente e molto coraggioso che tocca un tema che tutt’ora divide l’opinione pubblica: l’integrazione
Se pensiamo al tema dell’immigrazione non possiamo non pensare all’attualità, alla politica e a tutto ciò che infervora e divide l’agone del dibattito pubblico. Questa storia, tuttavia, è quanto di meno politico voi possiate trovare in circolazione. Senza l’eccesso di buonismo narrativo e ne tanto meno la pretesa di essere un film manifesto di una categoria, ossia gli immigrati di seconda generazione, l’intento è semplicemente raccontare una vicenda, come ce ne potrebbero essere tante, attraverso gli occhi di un ventenne.
I primi amori, i dubbi, il lavoro precario, l’impossbilità di fare progetti per il futuro. ‘Bangla’ riflette questo scenario e lo rimanda allo spettatore costruendo un insieme di naturalezza e spontaneità insite nella cosiddetta comicità romana.
Phaim è un ragazzo di origine bengalese, nato e cresciuto nel quartiere di Torpignattara capitolino, tra il Prenestino e il Labicano, luogo dove circostanze e culture si inontrano e si confondono tra i palazzoni e le bellissime opere di street art che li colorano.
Il protagonista, nonché giovane regista del girato, è un ragazzo come tanti, che oscilla fra l’adolescenza e l’età adulta: sogna l’amore e ancora di più i primi approcci intimi con una donna. Essendo di fede musulmana ha con il tema un rapporto un po’ ansiogeno: vorrebbe ma non può.
La sua famiglia è religiosa ed osservante delle tradizioni del loro paese, e la sorella è appena stata promessa in sposa a un suo connazionale che lei non accoglie con eccessivo entusiasmo.
Le differenze culturali non ostacolano l’amore
Le giornate di Phaim si dipanano fra il suo impegno lavorativo in un museo, le visite ai giardinetti al suo migliore amico Matteo (Simone Liberati), un pusher sui generis e gli amici della sua band, i “Moon Star Studio”, con i quali suona musica tradizionale del Bangladesh. E proprio girando e suonando con il suo gruppo, per i locali romani, Phaim si imbatte in Asia (Carlotta Antonelli).
Lei è una ragazza borghese, intraprendente e libera con alle spalle una famiglia radical chic e moderna. I suoi genitori sono divorziati: suo padre Olmo (Pietro Sermonti) è un musicista in crisi di mezza età, sua madre Carla (Alessia Giuliani), invece, ha cominciato una nuova vita con una donna: Marzia (Milena Mancini). Tutto l’opposto della famiglia di Phaim.
Queste differenze però non ostacolano la relazione tra Asia e Phaim anzi, le discrepanze di coppia fanno si che i due si completino totalmente, benché i loro mondi opposti siano quasi impossibili da far convivere.
Inoltre Phaim è a un bivio: i genitori propongono di trasferirsi a Londra e di ricominciare una nuova vita, mentre lui vorrebbe restare a Roma con i suoi amici e la ragazza che ama.
La normalità che si muove in periferia
‘Bangla’ è un film sperimentale: non parla una vera struttura narrativa e ben congegnata, ma la periferia stessa è narratrice di se stessa, senza autocompiacimenti né retoriche pasoliniane.
Bhuiyan si muove incalzato dalle sue vicissitudini personali e soprattutto dal sobborgo, in balia della sua frenesia, del suo ritmo e della sua quotidianità con totale naturalezza, tanto da non distinguere la differenza fra realtà e finzione, specialmente per chi Roma la vive.
Phaim è il ragazzo che si potrebbe incontrare sull’autobus o in libreria. Questa è la vera forza di questo film: la normalità. Niente di artificioso, niente di retorico o che delinei impegno politico.
In effetti, quando si vuole raccontare qualche cosa di nuovo e differente non servono grandi budget o un cast stellare. ‘Bangla’ ne è la prova. Certamente è un’opera prima amatoriale, non esente da pecche e ingenuità.
L’immigrazione dal dialetto romano
Lo sforzo di Bhuiyan, cioè di proporre qualcosa di diverso e fuori dal coro, e non la classica narrazione sull’immigrazione, che come da tradizione italiana scivola sovente sul melodrammatico, risiede nel fatto di mostrare vicissitudini alternative: illustrare l’esistenza giovanile che diverte parlando il romano, si scontra con il precariato, e sente di voler essere libero sotto molti punti di vista.
Parliamo quindi di un giovane che è nato in Italia, a Roma, e nientemeno parla dialetto! Una persona partecipe nella società in cui vive e non una figura ai margini.
Finalmente un immigrato viene rappresentato nella sua consuetudine: sogna esattamente come tutti gli altri suoi coetanei, nonostante le diversità culturali. Ma queste ultime sono davvero così rilevanti?
Bangla – La serie
Da qualche settimana su Raiplay c’è il seguito di ‘Bangla’, però a puntate, che vale la pena vedere. Trasformare il film in un formato fatto di brevi episodi non è certo un compito facile, tuttavia lo scopo è ben riuscito.
Gli interpreti hanno superato le aspettative degli spettatori, nessuno ha perso un colpo e gli argomenti trattati sono proposti con assoluta armonia e divertimento.
Non ci sono molte disuguaglianze tra film e serie, anzi, si può considerare questo esperimento un piccolo gioiellino che fluisce e alleggerisce gli animi.
Dunque, se desiderate guardare sia il girato sia la serie al fine di trascorrere un’ora di sana leggerezza e in totale relax non sbaglierete affatto.
Andrea Di Sciullo
Bangla
scritto, interpretato e diretto da Phaim Bhuiyan
con
Phaim Bhuiyan Phaim
Carlotta Antonelli Asia
Simone Liberati Matteo
Pietro Sermonti padre di Asia
Shaila Mohiuddi sorella di Phaim
Nasima Akhter madre di Phaim
Rishad Noorani padre di Phaim
Tiziano Sgarbi Bob Corn
Milena Mancini Marzia
Alessia Giuliani Carla
Lavinia Andolina Flaminia
Rishad Noorani Shipon
Raja Sethi Rifat
Genere Commedia
Fotografia Simone D’Onofrio
Montaggio Roberto Di Tanna
Musiche Dario Lanzellotti
Sceneggiatura Phaim Bhuiyan e Vanessa Picciarelli
Produttore Domenico Procacci e Annamaria Morelli
Casa di produzione Fandango e TIMvision