Requiem poetico a 100 anni dalla Rivoluzione di Ottobre
Giulio Bellotto e Alice Guarente, due giovani promettenti attori, ci conducono dentro il mondo della censura in una Russia dove la propaganda per una giusta rivoluzione avveniva sottovoce. Per tre sere, 16, 18 e 19 gennaio, si è potuto assistere a uno spettacolo dai registri sociali-civili e dagli spunti interessanti. Dal carattere ancora da definire, può crescere e maturare sotto molti aspetti
Vi è mai capitato di prendere posto in platea ed essere da soli? A noi si: i due attori si sono esibiti ugualmente per un solo spettatore. Gli abbiamo quindi dato la possibilità di svolgere il proprio lavoro. E’ accaduto a La Pelanda, zona Testaccio della capitale, dove dal 7 al 26 gennaio il Roma Fringe Festival ha catturato la nostra attenzione, per confluire nella finale del 28 gennaio al Teatro Vascello.
Siamo in Russia, precisamente durante il periodo della Rivoluzione d’Ottobre del 1917. In scena vediamo dei quadri, stralci di situazioni, che donano spunti amari sull’argomento preso in considerazione.
A Mosca si alternano le vite dei ricchi, elegantemente abbigliati, che ballano a ritmo di walzer; i cittadini poveri, invece, fanno lunghe file per i viveri e sono costretti al coprifuoco, perché è pericoloso uscire la sera; si dà la parola al leader politico, il quale proferisce di comunismo e di condivisione per un mondo più equo ma fa anche trapelare che gli intellettuali, con le loro menti, avvelenano le coscienze dei russi.
All’interno della rappresentazione si aggirano personaggi con le maschere, i quali rappresentano proprio i cittadini che all’epoca facevano la loro rivoluzione, silente, attraverso fogli scritti, da far circolare tra la gente. In ambienti letterari, anche giornalisti (Anna S. Politkovskaja, per esempio) e poeti (Vladimir Vladimirovič Majakovskij e altri) incitavano la popolazione a sovvertire il potere. Infine, a chiudere la performance con un monologo toccante, ripreso dal “Requiem” della poetessa Anna A. Achmatova, è Alice Guarente, che emerge per forza e sentimento.
Il ritmo della rappresentazione tuttavia ha sofferto a causa dei rumori circostanti, che non hanno permesso di captare ogni parola: a tratti energica, in altri debole, essa necessita di trovare un suo equilibrio sia nella messa in scena, sia nella recitazione, donandole più cadenza; anche rendere vivace l’alternanza sul palco dei due interpreti aiuterebbe ad accrescere le dinamiche delle vicende.
La coppia, infatti, dovrebbe puntare su una fluidità concreta che dia vita a cambi scena più freschi; inoltre, si consiglia di lavorare meglio sulla voce, soprattutto nella parte iniziale, e di sviluppare il concetto di censura, seppure esso venga percepito come sotto testo ma in modo fugace.
L’insieme è reso grazie all’uso del corpo e le gestualità accostate al testo, che trovano spazio in “Bianco d’inchiostro”, in cui l o sfondo sociale fa da cassa di risonanza. Pochi sono gli elementi di scena come con poco si lavora, per rimandare alla platea un pezzo di storia che riguarda un po’ tutti, facendoci così scontrare con la fresca attualità dove la libertà di parola e di opinione viene negata sempre più.
Bravi dunque Giulio Bellotto e Alice Guarente, i quali si sono cimentati in un progetto stimolante, che ancora ha bisogno di crescere e di essere affinato, per trovare la sua vera identità.
Annalisa Civitelli
Roma Fringe Festival 2019
16, 18 e 19 gennaio
Casella 17
di e con Giulio Bellotto e Alice Guarente