L’edizione 2019 del Fringe Festival di Roma, che questa volta è ospitato nella suggestiva area dell’ex mattatoio di Testaccio, si apre con uno spettacolo d’impatto e grande spessore: “Candy, memorie di una lavatrice” è un testo potente e profondamente triste che, attraverso una chiave quasi irreale, racconta una storia piena di dolore ed ingiustizia lasciando il pubblico senza parole
Un lavatrice, e si intende proprio l’elettrodomestico, declama un surreale memoriale raccontando la propria vita da oggetto esposto in un negozio, fino alla sua definitiva collocazione per svolgere il proprio compito: lavare. Dall’inizio quasi comico ci si introduce improvvisamente in una confessione dai toni totalmente opposti: Candy, la giuliva lavatrice, ricorda la storia di Elena, la sua “compagna di stanza”.
Candy è la lavatrice di un caporale siciliano, crudele e maschilista, che l’ha relegata nel proprio capanno degli attrezzi, lo stesso in cui confinerà Elena, una delle sue braccianti, una ragazza rumena giunta in Italia, come tantissimi suoi connazionali, in cerca di un lavoro. Per sua sfortuna Elena troverà lo squallido e vessante mestiere offerto dal caporale e tutto il peggio che ne consegue.
Lo spettacolo, che fa da apripista all’edizione 2019 del Fringe Festival di Roma, fa sperare in una rassegna di ottima qualità: il bellissimo testo della giovane Iris Basilicata è scritto con profondità ed intelligenza, lasciando il pubblico ammutolito per la strana circostanza di anaffettività con la quale viene raccontata la storia della sciagurata bracciante. È proprio questa condizione di racconto sostanzialmente freddo, ad opera di un elettrodomestico, a rendere la vicenda della giovane ragazza rumena ancora più dolorosa e ingiustamente reale.
I dettagli di quella che è una vera prigionia vengono elencati e descritti dalla svampita lavatrice come fossero un’ovvietà, perché è così che effettivamente sono nella visione del suo datore di lavoro, carceriere e aguzzino. Rendersi conto che la storia inventata dall’autrice è dolorosamente vicinissima alla realtà fa dello spettacolo un’esperienza ancora più penosa e porta il pubblico a sviluppare subito una sentimento di empatia, e purtroppo anche di impotenza, verso la povera ed invisibile Elena.
Nonostante il soggetto scelto da Iris Basilicata per questo suo riuscito lavoro sia una materia a forte rischio di banalità o peggio ancora di patetismo, l’autrice trova una chiave sofisticata e vincente per cogliere nel segno e fare del suo testo un’opera solida e convincente.
Gran parte del merito della validità di “Candy, memorie di una lavatrice” è della protagonista Giulia Gallone: bella e sicura di sé, la giovane attrice disegna gli evanescenti contorni di Candy lasciando trasparire lei stessa una sofferenza nascosta, la stessa sofferenza che chiunque, in possesso di normale umanità, proverebbe assistendo alla sventura di Elena e trovandosi, suo malgrado, in un’angosciante e forzata omertà che forse, proprio quel carattere elettrico e falsamente squinternato, prova a far finta che non esista.
Meritati applausi dunque per autrice e protagonista con la speranza che il festival possa proseguire su questi importanti livelli qualitativi.
Gabriele Amoroso
Roma Fringe Festival 2019
7, 8 e 11 gennaio
Candy, memorie di una lavatrice
di Iris Basilicata
regia Iris Basilicata e Giulia Gallone
con Giulia Gallone