Fino allo scorso 10 aprile il teatro Trastevere di Roma ha ospitato ‘Capitano Ulisse’, un copione poco conosciuto scritto nel 1924 da Alberto Savinio: nella rielaborazione del regista Andrea Martella, l’eroe omerico perde la sua natura epica per tornare a essere un uomo come tutti, tormentato dalla memoria legata alle donne della sua vita
Nel suo viaggio di ritorno verso Itaca, dopo la caduta di Troia, Ulisse vive una crisi personale che lo spinge verso una condizione di profondo disagio nel quale lo stesso eroe viene perseguitato da ricordi opprimenti precedenti e successivi alla celebre guerra: di nuovo padrone dei suoi sentimenti, il re di Itaca viene richiamato dalla propria natura umana a discapito di quella eroica.
Questo nuovo lavoro diretto dal bravo Andrea Martella è complicato e misterioso: la rielaborazione che il regista ha fatto del singolare testo omonimo di Alberto Savinio (che era il fratello del più famoso Giorgio De Chirico) evidenzia le complesse e viscerali relazioni che Ulisse si trova a vivere con le protagoniste femminili dell’“Odissea”.
La resa drammaturgica scelta dal regista si appoggia sugli estremismi e mantiene una cifra ermetica e simbolistica nella quale l’azione sembra prendere vita in un carcere buio e silenzioso, un luogo che richiama l’ossessione che va a formarsi nella testa del protagonista.
Le atmosfere di tutta la rappresentazione, tra scenografia, luci e discreti rumori costanti, sembrano sempre sospese a mezz’aria e disegnano quei contorni di memoria fumosa che la storia rappresenta.
Per questo motivo, la regia di Martella è molto meno dinamica e ricca rispetto ai suoi lavori passati e si focalizza maggiormente sui dialoghi e l’omogeneità dell’azione, concentrandosi sull’approfondimento della psicologia dei personaggi.
Nel variegato cast spiccano Simona Mazzanti, Vania Lai e Giorgia Coppi, rispettivamente Circe, Calipso e Penelope, le quali incarnano quella femminilità appassionata tipica dei loro personaggi tenendosi allo stesso tempo sopra le righe così come lo spettacolo richiede; Flavio Favale, invece, nei panni di Ulisse, descrive con forza un’angoscia umana che anche nel poema omerico era ben chiara, seppur nascosta tra i versi dei canti.
Gabriele Amoroso
Teatro Trastevere
dal 6 al 10 aprile
Capitano Ulisse
di Alberto Savinio
Regia Andrea Martella
con Flavio Favale, Simona Mazzanti, Vania Lai, Giorgia Coppi, Martina Brusco, Walter Montevidoni, Vincenzo Acampora
Scenografia Mattia Urso
Disegno luci Mauro Buoninfante
Ambiente sonoro Attila Mona
Organizzazione Alessia Cottone