La poesia cura dei traumi
“La madri hanno la forza dirompente delle balene: un canto di grazia perenne”
Una libera confessione in versi racconta gli affetti, le inquietudini e le riflessioni di un giovane in dialogo con l’esistenza. La raccolta di poesie si arricchisce inoltre di metafore e simbolismi attraverso le parole dedicate alle madri e alle donne descritte nel pieno della loro forza
“C’è speranza anche per gli inquieti” scrive Lorenzo Mele in apertura della sua nuova raccolta edita da Ensemble: ‘Casa mia non ha le ringhiere’. Un titolo d’impatto che appare da subito curioso, stimolante. Il poeta ci apre le porte della sua quotidianità e lo fa attraverso poesie semplici, ma intrise di umanità e memoria. Emerge il passato, un’infanzia fatta di assenze, solitudini non volute, coraggiosamente accettate.
La parola “orfanotrofio” ci introduce nella realtà di un bambino che si trova a dover fare i conti con qualcosa che incute paura e spavento, un tormento che rimarrà indelebile nel tempo.
Di rara bellezza e intensità la lirica dedicata alle madri: “La madri hanno la forza dirompente/delle balene: un canto di grazia perenne”. La balena rappresenta la conoscenza della vita e della morte, emana una forza simbolica importante, per alcune tribù e popoli indica la nascita e la creazione, come principio di tutte le cose.
Una corrispondenza perfetta con la figura materna che dà la vita e protegge i suoi figli. Non dimentichiamo la favola di “Pinocchio” oltre a “Giona che visse nella balena” riportato nella Genesi così come nel film di Roberto Faenza.
In letteratura il rapporto con la madre ha dato vita a una notevole produzione, tra i poeti ricordiamo Giorgio Caproni che in “Ultima preghiera” si rivolge alla madre morta con una sorta di malinconia serena e delicata, quasi rassicurante. Mentre con Pier Paolo Pasolini in “Supplica a mia madre” i versi diventano preghiera nella dolcezza materna che va in opposizione alla durezza paterna.
Il poeta esprime tutta l’angoscia per la profonda solitudine, la madre risulta insostituibile nel vincolo affettivo. Per Mele, invece, la madre diventa memoria tattile, gergo di fotografia. Un canto d’amore forte e dirompente che riscalda le pagine, che emette calore: “Se tu mi ami io ti amo di più, se soffri/io soffro di più, se mi senti io ti sento di più”, non c’è nulla di più potente dell’affetto tra un figlio e una madre.
Mele si racconta coraggiosamente attraverso la poesia, che diventa la sua migliore alleata per elaborare mancanze, paure e tormenti. Mediante una scrittura limpida, vera, diretta e libera da costrizioni, l’autore scava dentro di sé e rincontra quell’io bambino sofferente che ha dovuto imparare a crescere in fretta, prendendo consapevolezza fin da subito che la vita riserva ombre da dover sopportare.
Simbolismi, ossimori, assonanze, metafore vanno ad arricchire il linguaggio. Le poesie potrebbero sembrare poche, ma in realtà non serviva aggiungerne di più, forse avrebbe retto meno l’impalcatura della raccolta inserendo altro. Così è tutto in equilibrio, nella giusta misura per conoscere il percorso di chi, con umiltà, ha deciso di rivelarsi ai lettori.
Michela Zanarella
Biografia
Lorenzo Mele nasce in Germania nel 1997. A causa della separazione dei genitori viene affidato a una cugina che chiama “Mamma”. Cresce in provincia di Lecce e scopre l’amore per la musica e la poesia. Ha pubblicato le raccolte “Tu mi abbandoni” (La gru, 2018) e “Dove non splendi” (Controluna, 2019). Suoi versi sono apparsi su “Inverso”, “Poesia del nostro tempo”, “L’altrove”, “ClanDestino”. Dirige la rivista letteraria “Il Visionario”, nata nel 2019. Attualmente vive a Roma dove scrive, dipinge e lavora.
Lorenzo Mele
Casa mia non ha le ringhiere
Edizioni Ensemble
Collana Alter
Genere Poesia
Edizione 2020
Pagine 40