Lo scorso 13 dicembre, al cinema Giulio Cesare di Roma, è stato proiettato ‘C’era una volta in Italia’, un documentario che rimarca quanto la sanità italiana si stia spostando verso le privatizzazioni a favore di un mercato più redditizio. Un approfondimento ben strutturato che ci mette di fronte a quanto la salute sia diventata un vero e proprio affare per arricchirsi. Al termine del film, il dibattito è stato tenuto da Michele Santoro, Santo Gioffrè, i registi e gli attivisti
Uscito lo scorso 5 dicembre nelle sale cinematografiche calabresi, per fare poi tappa in altre città italiane, ‘C’era una volta in Italia – Giacarta sta arrivando’, che segue al docufilm “PIIGS” del 2017, continua il suo percorso nei cinema.
Federico Greco e Mirko Melchiorre hanno diretto ‘C’era una volta in Italia’, che parte da Cariati per raccontare quanto la nostra sanità sia malata.
Intellettuali, medici, attivisti italiani e internazionali hanno sostenuto i manifestanti con entusiasmo; tra questi figurano Gino Strada, Kean Loach e Roger Waters che aveva gia lanciato un appello nel dicembre del 2022 per la rinascita dell’ospedale.
Questi ultimi rivelano al pubblico le vere responsabilità sia locali sia globali dell’attacco alla salute pubblica, sostenendo la lotta di Cariati.
La sanità pubblica dunque si sveste della sua coltre in apparenza perfetta: in Italia, infatti, è ridotta al minimo da decenni a causa dei tagli al bilancio e delle privatizzazioni.
C’era una volta in Italia: la nostra storia
Il “Piano di rientro” – accordo tra l’impresa creditrice e il debitore che prevede la rateizzazione del debito accumulato: la somma inizialmente dovuta verrà saldata a rate entro una certa data – poi è uno dei fattori scatenanti, e ha contribuito alla chiusura dell’ospedale di Cariati e di altri diciotto presidi calabresi. Si può definire, il “Piano di rientro”, lo specchio di un’epoca nella quale il diritto alla salute è sempre meno garantito.
Il lungometraggio dunque è un excursus all’interno del mondo sanitario che, via via, perde il suo pensiero collettivo, non ponendo più al centro la salute dei cittadini bensì taglia sulle componenti deboli: i consultori sono spariti da anni, la salute delle donne viene meno come quella che riguarda gli handicappati.
Ma, nel corso della narrazione di ‘C’era una volta in Italia’, non emerge solo questo scenario: in Calabria la pandemia è stata gestita male; sono aumentate patologie e invalidità; la regione ha visto prosperare gli ospedali privati a discapito di quelli pubblici.
Giustizia sanitaria per tutti: il sistema non deve fare utili
Pertanto dalla storia recente, di preciso dal 2010, si fa un passo indietro per ricostruire un pezzo di storia che parte da lontano e mano mano vive un decadimento netto ed evidente, favorendo una mobilità sanitaria e lo sfruttamento delle disuguaglianze regionali.
Come ha affermato il compianto Gino Strada, che all’interno del documentario parla con chiarezza, “è più facile aprire un ospedale a Kabul che in Calabria” e, inoltre, secondo lui, “il sistema sanitario non dovrebbe fare utili“: è di fatto un’aberrazione tagliare i fondi alla salute e all’istruzione.
Appunto per questo, Greco e Melchiorre, partono dal borgo calabrese dove l’occupazione della struttura ospedalieta è stata la scelta obbligata per “gestire la riapertura dell’ospedale, poiché Cariati è il posto giusto per far riaprtire la sanità calabrese“.
C’era una volta in Italia: cure paritarie
Articolo n. 32 della Costituzione Italiana: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.”
Se lo Stato non garantisce i principali livelli di assistenza e prestazioni di cui tutti dovremmo beneficiare o il diritto fondamentale dell’individuo ad essere curato, allora si rompe un equilibrio e la macelleria sociale prende il sopravvento.
E, nel borgo calabrese, lamentele e disagi sono sempre più palpabili con neanche la possibilità di curare un semplice raffreddore. Addirittura l’ospedale più vicino dista più di dieci km e per raggiungerlo bisogna percorrere strade impervie.
La situazione ha di conseguenza avuto un’ampia eco mediatica: sono infatti intervenuti economisti, medici, epidemiologi, esperti del settore, sociologi, registi e musicisti di fama mondiale, esponenti delle Oms, giornalisti che ci hanno illustrato quanto la problematica sia gravosa e quanto la “salute per tutti” – come recitava Alma Ata nel 1878 – sia fondamentale per un benessere fisico e mentale, affinché le persone siano felici.
Il ribaltamento del pensiero
Ciò che rimane impresso, quindi, è il capovolgimento del concetto del diritto alla salute a favore del profitto e/o investimento. Gli abitanti di Cariati così sembrano vestire i panni dei guerrieri, quasi combattenti: in un corridoio dell’ospedale avanzano per sconfiggere il nemico.
Sono persone che non smettono di lottare: sembra che, dopo una proroga di sei mesi, l’ospedale di Cariati verrà aperto e la sanità calabrese commissariata. La notizia viene espressa da Giofrè durante il dibattito a chiusura della visione del film.
All’interno della narrazione fatta di interviste e racconti dei cittadini di Cariati, le argomentazioni affrontate si intersecano attraverso un filo logico preciso e sono intervallate da scene a fumetti e dalle grafiche curate da Costantino Rover e Mauro Di Flaviano, che allegeriscono i registri civili della pellicola.
Curiosità
lo stile western sembra fare da sottofondo: viene ripreso dai colori seppia in locandina, nel titolo che declama “C’era una volta” – lasciando intendere che tempo fa la sanità era funzionale alle esigenze del cittadino – e nelle illustrazioni che ne riprendono i tratti.
Il sottotitolo “Giacarta sta arrivando” non crediamo sia stato scelto a caso: è un puro riferimento allo streminio dei militanti in Indonesia in seguito al colpo di stato contro Sukarno. Quasi a testimoniare l’ascesa dei privati che schiacceranno la libertà di curarsi in ambito pubblico.
‘C’era una volta in Italia’ è certamente un documentario da vedere e che ci mette di fronte ai progressivi cambiamenti economici mondiali che irrompono anche sulle nostre vite e sulle nostre condizioni di salute.
Annalisa Civitelli
C’era una volta in Italia – Giacarta sta arrivando
Scritto e diretto da Federico Greco e Mirko Melchiorre
con
Roger Waters, Jean Ziegler, Ken Loach, Gino Strada, Michael Marmot, Vittorio Agnoletto, Adriano Cattaneo, Ivan Cavicchi, Nicoletta Dentico, Santo Gioffrè, Gavino Maciocco, Warren Mosler, Carlo Palermo, Maria Elisa Sartor e Randall Wray
e
Michele Caligiuri, Cataldo Curia, Mimmo Formaro, Ninì Formaro, Mimmo Massaro e Cataldo Perri
Animazioni Costantino Rover
Color grading Sebastiano Saro Greco
Grafica Mauro Di Flaviano
Fotografia Mirko Melchiorre
Montaggio Federico Greco
Sound design e mix Paolo Baglio e Daniele Bertinelli
Colonna sonora originale Pino, Flavio e Livia Cangialosi
Narrato da Peppino Mazzotta
con la canzone “Money” per concessione di Roger Waters eseguita dai Pink’s One
e “Musica Leggerissima” eseguita da Colapesce e Dimartino
Durata 102 minuti
Prodotto da Alessandro Pezza e Marco Tempera
Distribuzione Fil Rouge Media
Sito ufficiale: www.ceraunavoltainitalia.com www.facebook.com/PIIGSTheMovie