Che fine hanno fatto Bette Davis e Joan Crawford?

Una faida hollywoodiana

Applausi meritatissimi per Gianni De Feo e Riccardo Castagnari, insoliti protagonisti di ‘Che fine hanno fatto Bette Davis e Joan Crawford?’ in scena dal 22 al 31 ottobre all’Off Off theatre di Roma. Il copione, scritto da Jean Marboeuf e diretto da Fabrizio Bancale, racconta la rivalità che ha sempre caratterizzato il rapporto fra le due dive di Hollywood

‘Che fine ha fatto Baby Jane?’, il film capolavoro diretto da Robert Aldrich nel 1962, divenne ancora più leggendario quando furono divulgate le vicende accadute dietro le quinte che condizionarono le riprese: le due protagoniste assolute, Bette Davis e Joan Crawford covavano da anni una violentissima antipatia reciproca che, stando alle cronache del tempo, trovò la sua esasperazione proprio durante la lavorazione della pellicola.

Concepita come una drammatizzazione degli scambi epistolari che intercorsero fra le due protagoniste e lo stesso Aldrich prima, durante e dopo la realizzazione del lungometraggio, l’opera teatrale diventa l’occasione per ricordare uno dei momenti letteralmente più epici della vecchia Hollywood, costruito su gossip, rivalità femminile, star system e corse all’Oscar.

Sebbene il copione sia scritto per due attrici donne, Gianni De Feo e Riccardo Castagnari non sfigurano assolutamente nei due ruoli delle star americane, anzi, le loro interpretazioni – senza dubbio sopra le righe – rendono le figure delle due dive ancora più caratterizzate nei loro capricci da stelle viziate e potenti.

Dotati entrambi di una bravura straordinaria, i due attori si concedono anche l’esecuzione di alcune canzoni e Castagnari in particolare, durante “Smile”, il celeberrimo brano di Charlie Chaplin, commuove assai.

L’intento di raccontare la psicologia di queste due vecchie attrici riesce in pieno e durante l’azione viene ripercorsa in ordine cronologico quell’avventura entrata nella storia del cinema che ha fatto della Davis e della Crawford, donne simili e diverse, piene di talento, amate, odiate, spavalde, manesche, meschine e ovviamente anche fragili, due mostri sacri immortali.

Lo spettacolo è esteticamente bellissimo e la sobria scenografia di Roberto Rinaldi, il disegno luci di Alessio Pascale e soprattutto un grande assortimento di costumi magnifici diventano il valore aggiunto di questo lavoro, sapientemente diretto da Fabrizio Bancale, che si trasforma in una rappresentazione memorabile.