Al teatro Arcobaleno, fino al 4 febbraio scorso, è andata in scena la commedia di Plauto: ‘Curculio’. Due giovani innamorati, un vecchio e un soldato a dividerli, e la lingua argentina di un “parassita” come unica chance per riunirli. Una delle storie più classiche di sempre rielaborata in chiave camp e glitterata, con discutibili eccessi gigioneschi, ma un’energia contagiosa e un cast impeccabile
Se dovesse capitarvi di andare a vedere una commedia di Tito Maccio Plauto – o in generale qualunque storia scritta più di duemila anni fa – dovrebbe aspettarsi a ragione un po’ di cliché.
Il commediografo romano, rifacendosi alla tradizione greca che lo precedette, era specializzato nel combinare tipi e archetipi fissi in scenari facilmente riconoscibili e spesso ripetuti. Si tratta di storie in cui non conta il cosa, ma il come. Cinzia Maccagnano, sceneggiatrice e regista del ‘Curculio’ al teatro Arcobaleno, lo sa bene.
Curculio: anacronistico ed eterno
La trama del ‘Curculio’ di Plauto – o gorgoglione, in riferimento a un insetto che parassita il grano – è quanto di più semplice si possa immaginare in una commedia. Abbiamo due giovani innamorati e separati, un aiutante dalla lingua sciolta, un adulto potente ma ridicolo nelle sue manie, un soldato spaccone e irruento, e battute che irridono banchieri, ipocondriaci e avvinazzati. Tutto conosciuto, tutto riconoscibile. E la produzione lo sa.
Non ci sono particolari rielaborazioni di trama, e anzi questa versione della storia rispetta l’ambientazione antica e il suo modo di funzionare. Nonostante gli abiti dei protagonisti, che rimandano agli Anni Ruggenti e alla tradizione vaudeville, questo è un Curculio in cui si venera Esculapio e si torna dalle battaglie con Traci e Persiani.
Un anacronismo funzionante, perché in grado di comunicare con altrettanta efficacia i tipi dei personaggi – come lo schiavo Palinuro e il cuoco tuttofare del protagonista, i cui abiti pratici e androgini contrastano ottimamente con i costumi più imponenti e sfarzosi dei due innamorati Fedromo e Planesio – ma la natura senza tempo dello spettacolo, con una leggerezza e uno spirito che hanno contaminato la commedia all’italiana fino ad oggi.
Performance dinamiche di tipi fissi
Al centro della commedia c’è il parassita del titolo, che Gabriella Casali interpreta con un’energia dirompente. Tra mosse di danza e passi strani, e una parlantina che aggancia subito, il suo Curculio è un imbonitore cabarettista, sfacciato ed egoista, ma mai antipatico.
Domina la scena anche l’impetuoso Edoardo Siravo, che svolge un doppio ruolo. Prima la guardiana Leonessa, una vecchia ubriacona interpretata in drag: possibile citazione alla tradizione antica in cui, non essendo permesso alle donne di recitare, gli uomini interpretavano anche i ruoli femminili. Poi il soldato spaccone, dal nome importante di Terapontigono Platagidoro; e Siravo rimbalza da un ruolo all’altro con naturalezza, piacevolmente ironica, ma non priva della solidità di un ruolo classico.
Se c’è qualcosa da eccepire al ‘Curculio’ sono eccessi umoristici da basso comune denominatore. Le battute sulla perenne malattia del lenone Cappadoce, con tanto di soffiate di naso trombone, tendono più a disgustare che a far divertire. Quanto al banchiere Licone, nonostante il sempre solido umorismo e la spiritosa voce rauca, la protesi nasale che porta rimanda a noti stereotipi antisemiti e getta un’ombra nera sulle sue altrimenti simpatiche scene.
Per il resto, questo ‘Curculio’ è una commedia all’italiana classica e immortale, la cui satira dei tipi fissi scorre e delizia in un caos glitterato, colorato e frizzantino. Da assaggiare senza pensare, gustandone ogni dolce sorso: proprio come il vino tanto amato dai suoi personaggi.
Maria Flaminia Zacchilli
Foto: Marco Boschetti
Teatro Arcobaleno
dal 26 gennaio al 4 febbraio
Curculio
di Tito Maccio Plauto
Adattamento e regia Cinzia Maccagnano
con Edoardo Siravo, Gabriella Casali, Raffaele Gangale, Luna Marongiu e Cristina Putignano
Traduzione Giusto Monaco
Luna
Agosto 25, 2024 @ 3:32 pm
Bellissima e dettagliata recensione! Grazie mille, c’è solo un errore nei nomi degli attori e relativo personaggio. 😉