La fase due di questa pandemia è iniziata e siamo tutti pronti a sfruttare al massimo le attività all’aria aperta. Dopo essere stati chiusi in casa per più di due mesi si sente infatti la necessità di muoversi, ma soprattutto di allontanarsi da Internet. La totale concentrazione sui social network, tra chat, video conferenze, film e serie TV, ci ha permesso di distrarci, ma ora abbiamo bisogno di uno stacco: la ‘Digital Detox’ sarà ideale per riprendersi i propri spazi e avviarsi a una vita più definita
Per “Digital Addiction” si intende una vera e propria dipendenza dal web, considerata ora una disfunzione al pari di tante altre. A tal proposito, lo psichiatra americano Ivan Goldberg ha appunto coniato l’acronimo “I.A.D. – Internet Addiction Disorder”, basandosi sul gioco d’azzardo patologico (1995). Inoltre, secondo uno studio svolto dalla società di ricerca Dscout, specializzata nell’analisi delle reazioni degli utenti rispetto ai prodotti in circolazione, è emerso che ognuno di noi tocca il cellulare almeno 2.617 volte durante un’intera giornata.
La tecnologia, consapevoli o no, rischia così di contagiarci a livello psicologico, di alterare il nostro sistema vitale e di rovinare altresì i veri rapporti umani: le relazioni in questo caso vengono messe in discussione e compromesse.
I continui messaggi che riceviamo e illuminano lo smartphone sono la conseguenza delle cosiddette conversazioni virtuali che ci allontanano dalle semplici e reali telefonate.
Quando parliamo con una persona presumibilmente si crea un contatto empatico, visivo, esplicativo ed emozionale. La tendenza al “dialogo tecnologico” ostacola queste percezioni e induce a legami più leggeri e fugaci, meno profondi.
Anche per questo una ‘Dieta Digitale’ può essere la soluzione. Prendersi una pausa sia dagli apparecchi elettronici sia dalla comunicazione tecnologica, oggi fin troppo imperante, diviene quasi d’obbligo se non necessaria. Una boccata d’aria da e-mail, notifiche, “like” e WhatsApp!
Dipendenza digitale: le disfunzioni
Disconnettersi, dunque, consiste nell’abbandonare PC, tablet e cellulari con l’obiettivo di non abusarne o di trovare quanto meno un giusto equilibrio tra noi e la rete. Intorno alla rilevante problematica della connessione dal web si stanno sviluppando nuove patologie, tra cui il “vamping”.
Termine composto dall’unione di due vocaboli inglesi – “vampire”, in italiano “vampiro” e “texting” – indica l’azione del digitare messaggi. Molte persone si alzano durante la notte – proprio come i vampiri – allo scopo di utilizzare i loro dispositivi mobili per inviare e controllare tutte le comunicazioni in arrivo.
Purtroppo, gli adolescenti sono spesso vittime di questa nuova tendenza: si contano tanti giovani che, tra i diciotto e i ventiquattro anni, sono affetti da questa patologia.
La “Fomo – Fear of missing out” è invece la paura di perdersi ciò che accade in Internet. Vivere tutto il giorno guardando il cellulare e sbirciare i social media, molte volte, provoca molta ansia, come leggere di continuo i messaggi che ci arrivano.
Al contrario, l’agitazione da separazione dal cellulare è denominata nomofobia, cioè non poter vedere l’apparecchio quando lo si desidera: quando è in corso una riunione d’ufficio oppure ci siamo dimenticati lo smartphone a casa per qualche ragione; quando c’è assenza di campo, è terminato il credito o la batteria è esaurita.
I benefici: la lontananza da Internet
I benefici della ‘Digital Detox’ sono innumerevoli: mentale, innanzitutto. L’uso dei social media è di fatto collegato a molti comportamenti tossici, quali depressione e narcisismo, diminuirne l’utilizzo o limitarlo aiuta psicologicamente; provoca meno angoscia. Si ha inoltre più tempo libero e si accrescono attenzione e creatività.
I benefici fisici e sociali rientrano anch’essi in questo ambito: si acquisisce una migliore postura; si dorme meglio (la luce blu degli schermi dei cellulari riduce la produzione di melatonina e causa disturbi nel ciclo sonno–veglia); dall’altro lato si è più produttivi, dal punto di vista lavorativo e da quello personale. Si percepiscono la sensazione di libertà e di privacy personale.
Dunque, piccole azioni quotidiane possono indurci a modificare del tutto il nostro stile di vita invece di stare incollati a uno schermo: è consigliato alzarsi la mattina e concentrarsi su noi stessi e sulla propria giornata – visualizzarla – allontanando il pensiero di prendere il cellulare in mano e alimentare lo stress appena svegli; spegnere il telefonino per tutta la notte; gustare un pasto con calma e lontano da Internet è più salutare; quando si è in compagnia non bisognerebbe sbirciare il dispositivo mobile (tranne per le emergenze), altrimenti ci si perde il piacere della compagnia e ci si distrae durante la conversazione. Ma questi sono solo alcuni suggerimenti!
Alcuni ristoranti e bar in giro per il mondo, per esempio, già si stanno attivando nel limitare le connessioni all’interno delle loro mura: si chiede ai clienti di lasciare i telefonini dentro dei cestini o si offre uno sconto alle persone che scelgono di affidare lo smartphone alla reception. Da New York a Londra, da Milano a Roma, la scelta è pertanto variegata.
Digital Detox: utili alternative
Anche il turismo si sta adattando alle richieste del mercato, avvicinandosi alle esigenze di chi vuole trascorrere le “vacanze detox”. Alberghi e resort si sono adeguati alla non–tecnologia ed è quindi d’obbligo prendersi uno stacco da Internet e dedicarsi alle attività offerte dalla location (“Borgo Egnaza”, in Puglia, è una delle prime località che ha favorito questa forma di villeggiatura).
Tornare alla “vecchia scuola – Go old school” sarebbe un’altra valida idea: utilizzare un’orologio–sveglia al posto di quella del cellulare; avvalersi di calendari o agende cartacee; indossare un orologio classico; leggere un libro alla luce naturale o quando si viaggia con i mezzi di trasporto urbani; e così via.
Abitudini, queste, che faciliterebbero la nostra relazione con la tecnologia ma attenzione, se la situazione dovesse aggravarsi è richiesto l’intervento di uno specialista. Insomma, limitare il più possibile la connessione, soprattutto nella vita privata (programmare la nostra presenza sul web), può senza dubbio farci trascorrere una giornata al museo o assaporare il piacere di una passeggiata in pieno relax. Questo renderà l’esistenza di ognuno meno affannosa.
Esistono tuttavia delle applicazioni, quali “FaceUp”, “Checky” e “QualityTime”, che offrono dei servizi di supporto agli utenti, aiutandoli a scollegarsi dall’uso dei dispositivi elettronici, tramite sfide o delle piccole ricompense, e soprattutto grazie a delle informazioni per superare la malattia dalla quale si è affetti.
Agnese De Luca
Foto dal web