Il 29 febbraio, presso l’Istituto Goethe di Via Savoia, la compagnia Società per Attori ha inscenato lo spettacolo di Bruno Maccallini ‘Diva, una sinfonia per Weimar’, uno splendido e scintillante viaggio nella Germania del regime Nazista e delle belle arti distrutte dalla sua crudeltà
Marlene Dietrich, Claire Waldoff, Anita Berber, e molte altre ancora. Diva è tutte le stelle, e nessuna insieme. Non sappiamo chi sia o da dove venga, che vita vivesse prima di calcare il palcoscenico, che cosa l’abbia spinta a perseguire questo stile di vita e questa scelta di performance. Ciò che conta è che quando sale sul palco del Romanisches Café, uno dei luoghi di cultura e intrattenimento più amati e storici della Berlino degli anni trenta, nessuno le può resistere.
‘Diva’ si regge sui suoi performer, proprio come uno spettacolo dell’epoca. Il duetto sul palco di Bruno Maccallini e Chiara Bonome, accompagnati dal poliedrico supporto musicale di Pino Cangialosi, è carico di chimica immediata.
Il rapporto tra i due è mutevole come la loro musica, in continua evoluzione. A volte impresario e stella del palco, a volte un allegro bisticcio da battaglia dei sessi – a volte, quasi, un padre e una figlia contro un mondo in continua evoluzione. O meglio devoluzione, considerando ciò che sta per travolgere l’Europa: il regime nazista, la morte dell’arte e del bello.
Diva: il nazismo uccide il bello
I due esecutori si muovono sul palcoscenico in completa libertà, con l’energia piccante che si addice al vaudeville. Sono numerosi i cambi d’abito da parte di Bonome: appropriati, per un personaggio mutevole e composito, ed è di intrattenimento chiedersi come diventerà la prossima volta. Si sprecano le citazioni all’arte e ai personaggi artistici dell’epoca, fieramente bohémien.
Spicca tra tutti Bertold Brecht, con la sua “Opera da tre soldi”. Maccallini e Bonome si improvvisano Tiger Brown e Jenny dei Pirati in due dei momenti più suggestivi della serata. È l’essenza di Brecht che carica ‘Diva’ del suo significato. Una storia pungente e umoristica, ma traboccante di satira sociale, in cui le ingiustizie del mondo vengono messe a nudo tramite la musica. Il copione di cui avrebbe bisogno la Repubblica di Weimar, per guardarsi allo specchio e riconoscere i propri difetti.
‘Diva’ è un throwback artistico colmo di riferimenti, ben sorretto dalle spalle titaniche dei suoi esecutori. Nonostante l’umorismo e il caldo splendore degli ambienti, l’orrore squallido del nazionalsocialismo emerge forte e chiaro sul palco. E così si perde la bellezza di un locale speciale, dell’Arte tutta, e del Romanisches Café. Perché non c’è spazio per la bellezza sotto un regime.
Maria Flaminia Zacchilli
Foto: Francesco Ciccone
Auditorium del Goethe-Institut
Diva, una sinfonia di Weimar
29 febbraio
Compagnia Società per Attori
Ideazione e regia Bruno Maccallini
Drammaturgia di Antonella Ottai
con Chiara Bonome, Bruno Maccallini e Pino Cangialosi
Musiche originali ed elaborazioni Pino Cangialosi