In un gennaio sempre più gelido si apre l’ultima settimana del Roma Fringe Festival; dal 21 al 23 gennaio il palco B ospita “Dopo il diluvio”, parabola interiore nella vita di un nevrotico professore universitario con un segreto. La regia è di Ilaria Cecere e gli interpreti sono i giovani Dario Postiglione e Diego Parlanti
La drammaturgia di Postiglione si ispira a suggestioni filosofiche e letterarie dalla mitologia a Melville, per delineare la figura di un burbero e cinico professore in lotta con il mondo e soprattutto con se stesso. Attraverso una scrittura che convoglia azione ed emotività nell’espressione verbale e che non disdegna di ironizzare su certa ostentazione di cultura, viene rievocata una breve storia di amore e abbandono che ha segnato la sua vita.
Un grottesco congresso universitario è l’espediente che riporta l’amareggiato uomo indietro con la mente di 20 anni, all’incontro con un fascinoso giovane studente; nascerà una relazione indefinibile, alimentata dalla stima reciproca e dalla visionarietà poetica del ragazzo senza nome. Un amore fisico e intellettuale che cita Rimbaud e si prende in rischio di parlare in versi in un tempo in cui le poesie “le scrivono solo i coglioni…e i disperati“.
Postiglione si muove nervosamente sul palco tra un punto luce e l’altro, tra giovanili ricordi di innamoramento e misero presente. La sua figura è rigida nel corpo e nell’intelletto, agli antipodi rispetto alla morbida scioltezza del ragazzo; purtroppo le scelte interpretative impediscono però che, nel progredire della relazione, i personaggi risultino credibili nella loro sintonia.
L’estrema erudizione diventa inacidimento della mente. Il cuore si riscalda solo nel ricordo di una vulnerabilità appena sfiorata, poiché la vita separa ben presto i due uomini, e li lascia soli sotto la pioggia che cade incessante.
Il presente apocalittico è fatto di macerie che colpiscono l’occhio tramite il caos delle sedie sparpagliate sulla scena. Stabile, a mo’ di simulacro dell’arca, rimane solo e la pesante cattedra del professore, simile a una macchina del tempo, tra il passato dell’amore consumato e il presente del surreale convegno; questa essenziale scenografia fa da meta-palcoscenico per Postiglione che, da personaggio, scaglia il suo sfogo e la sua invettiva pessimista sul pubblico.
La sua vita si muove dunque sulle stesse tonalità grigie della scenografia, e l’intero spettacolo non promette altri colori se non quello blu della pioggia; soltanto una finestra di speranza si era aperta verso un futuro alternativo e, con le poesie del giovane, faceva entrare un po’ di sole, ma la sentenza della realtà è lapidaria: dopo il diluvio soltanto rovine.
Maria Costanza Dolce
Roma Fringe Festival 2019
21, 22 e 23 gennaio
Dopo il diluvio
di Dario Postiglione
regia Ilaria Cecere
con Diego Parlanti e Dario Postiglione