La noia è grigia
Presentato all’Azzurro Scipioni di Roma lo scorso 15 ottobre, l’Art–Movie girato da Mariano Lamberti nasce in un periodo storico che ha destabilizzato le nostre vite. La pandemia è stata frutto di idee e veicolo di isolamento che “Doriana Grigio Vana”, scritto da Roberta Calandra, delinea in modo appropriato, come il senso di solitudine colmato dalla ricerca di popolarità sul web che, in questa epoca, è assai imperante
È all’interno di spazi casalinghi che Doriana si muove, e si mostra al suo pubblico specchiandosi allo schermo di un cellulare. Il nostro personaggio, interpretato egregiamente da Caterina Gramaglia, rappresenta Dorian Grey al femminile, con tutte le sue incertezze.
Dalla penna di Roberta Calandra scaturisce un testo teatrale ricco e potente: “Doriana Grigio Vana”. Esso tratteggia alla perfezione i nostri tempi, quelli a cui la tecnologia ci ha abituati.
L’autrice è abile a raccontare la vita dell’ex Direttore Creativo di un’agenzia pubblicitaria – il lavoro di tutta una vita – il cui carattere si è indurito con il tempo, assecondando la sua indole grigia.
“Il potere sa di non doversi svelare mai completamente”, così accenna la protagonista con la sua parlata calma e ben scandita. E in effetti è così. Si va contro il valore delle cose a favore delle numerose vendite a prezzi modici e delle contraffazioni. È anche in questo modo che ci si crea un personaggio per falsificare le nostre vere identità.
La Gramaglia è sempre di fronte allo schermo, narra di sé ricevendo l’attenzione dei fan che ogni giorno si collegano per seguire le sue vicende giornaliere, che vanno a scontrarsi con i suoi stati d’animo, tra sofferenze, sentimenti, amore e felicità a spicchi.
Il tempo viene scandito in quarantacinque minuti: gli spettatori sono così catturati dalle costanti dirette streaming che la donna propone più volte al dì. Lei è sola, l’unica compagnia sono i gatti che, sfregiandola, provano a risvegliarla dal declino in cui è caduta.
L’accompagnamento musicale verte tra sonorità classiche, tanghere, lirica, jazz e tecno, silenzio profondo e rumori casalinghi, mentre le immagini, anche sperimentali, scandiscono la narrazione. Merito del montaggio di Giuliano Papacchiuoli.
Ci si perde tra citazioni e disperazione, sfogata nell’alcool, in un lungo monologo che l’attrice conduce fino alla fine con abilità. “Chi parla è importante”, è essenziale, esprime Doriana. Sul web non ci si annoia, quando si viene seguiti, almeno. Popolarità e certezze divengono grandi, immense, ma dall’apice tuttavia si può cadere e perdere visibilità.
Questa è la strada che sceglie Doriana, la quale accompagna chi guarda in un lento cammino distruttivo – si vince o si perde, si sceglie di esserci o no – fatto di privazione di una vita personale, fin quando non si denuda della maschera e incontra l’amore, per ritrovare se stessa senza alcuna remora.
“Doriana Grigio Vana” ci fa capire che la rete non è affatto consolatoria, anzi. È una sorta di palliativo che distorce ogni singolo nostro pensiero, azione e virtù. L’esistenza. È una gabbia, un comportamento, una frase, un’offesa che, se non consapevoli e controllati, possono sfuggire di mano a ognuno, per ritorcersi contro di noi. Proprio come i gatti fanno con lei. Doriana.
Annalisa Civitelli
Doriana Grigio Vana
di Roberta Calandra
Adattamento e regia Mariano Lamberti
con Caterina Gramaglia
Direttore fotografia Antonio Grambone
Assistente alla regia Valeria Ricca
Installazione video canzone finale Andrea Biavati
Montaggio Giuliano Papacchiuoli
Musiche originali Giuseppe Ricca
Oggetti di scena Sophie Freitag
Voce Saro Enzo Curcuru
Visual Andrea Germoleo
Prodotto Tony Puijia