‘Dove non mi hai portata – Mia madre, un caso di cronaca‘ è un romanzo di Maria Grazia Calandrone, edito da Einaudi nel 2022, che ha concorso al Premio Strega 2022, piazzandosi nella cinquina finalista. Il libro narra di un’indagine intima e complessa alla ricerca della propria identità, in cui la scrittrice analizza fatti, scavando nella vita delle persone e ricostruendo passo dopo passo le sue origini. Un cammino tortuoso, se vogliamo terribile emotivamente, e al tempo stesso intriso di profondo amore
“Scrivo questo libro per strappare alla terra l’odore di mia madre. Esploro un metodo per chi ha perduto la sua origine, un sistema matematico di sentimento e pensiero, così intero da rianimare un corpo, caldo come la terra d’estate, e altrettanto coerente”
La vita di Lucia, madre biologica di Maria Grazia Calandrone, si inserisce in un contesto storico e sociale che parte dal risveglio sulle polverose macerie della seconda guerra mondiale, dal boom economico post bellico, dall’emigrazione dalle campagne verso le città industrializzate del nord e dall’espatrio in cerca di fortuna oltre Oceano.
Lucia Galante nasce nel 1936 a Palata, un paesino in provincia di Campobasso. Quarta di cinque figli, si occupa sin da piccola delle mansioni domestiche nella masseria dei genitori.
Mal volentieri lascia la scuola, che ha iniziato a frequentare a dieci anni, subito dopo la guerra, e il suo primo tenero amore, per obbedire a un padre despota e velleitario.
Costretta con la forza a sposare un proprietario terriero, un certo Luigi Greco, Lucia verrà maltrattata e umiliata da quest’ultimo e il suo matrimonio non verrà mai consumato. La sua vita diventa un inferno.
“La forca è un attrezzo che serve a muovere e caricare il fieno, ha un manico di legno e una forcella in ferro a due punte di circa trenta centimetri.Questa, adesso è la vita di Lucia.La vita di una figlia abbandonata da genitori vivi.”
Lucia e il coraggio di cambiare
Tutti in paese sanno dell’infelicità di Lucia, ma non esiteranno a puntare il dito quando la giovane donna scopre la gioia di un sorriso, la tenerezza di una carezza. Conosce Giuseppe Di Pietro, molto più grande di lei e sposato, e Lucia se ne innamora, vivendo clandestinamente la loro relazione.
Siamo negli anni Sessanta e solo nel 1974 ci sarà il referendum sul divorzio, e lasciare Luigi, seppur vivendo una vita violenta e di vessazioni, complice anche il sistema culturale dell’epoca, per Lucia sarebbe stato un reato.
La giovane donna viene denunciata dal marito per adulterio, quindi perseguibile penalmente. Lucia che però ha coraggio e nulla da perdere si trasferisce con Giuseppe a Milano. È qui che Maria Grazia viene al mondo.
“Vengo a prenderti, adesso che ho il doppio dei tuoi anni e ti guardo, da una vita che forse hai immaginato per me. Adesso vengo a prenderti e ti porto via. Lucia, dammi la mano.”
Dove non mi hai portata: un fatto di cronaca
Nella ricostruzione minuziosa della vita dei suoi genitori biologici, la scrittrice entra e conduce anche il lettore in un vortice di emozioni. Attraverso le sue parole Lucia vive e sarà per sempre madre, la sua.
Nel giugno del 1965 su un prato di Villa Borghese viene trovata, adagiata su di una copertina, una neonata di otto mesi. Quella neonata porta il nome di Maria Grazia, che prenderà poi il cognome dalla sua famiglia adottiva, Calandrone.
Giorni dopo lungo il Tevere, il fiume per i romani, ritroveranno gli esanimi corpi di Lucia e Giuseppe, che dopo aver affidato la loro bambina alla compassione di tutti decidono con disperazione e con affanno di compiere il loro ultimo gesto d’amore. Ancora un mistero per la scrittrice le dinamiche del loro suicidio.
Ci ha provato Lucia a vivere, ha combattuto conto un destino crudele, ha sfidato le leggi moraliste e borghesi, per amore. E solo per amore ha posto fine alla sua vita.
“L’amore di Lucia per me, a me in persona sicuramente e semplicemente destinato, sta nel non avermi portata con sé nella morte, sta nel dove non mi ha portata e nel suo avermi riconsegnata alla vita. Alla vita di tutti. Facendo, della mia vita, fin dalle sue origini, vita che torna a tutti.”
Una storia d’amore
Indagine condotta in modo scientifico, dettagliata, quella che l’autrice compie nella ricerca della verità: documenti, fotografie, lettere, testimonianze e articoli di giornale compongono le pagine di ‘Dove non mi hai portata’. La Calandrone ripercorre le strade, abita i luoghi, rivive le giornate di Lucia, respira la sua aria, ne tocca il dolore e ne assapora le emozioni.
“Questa mia vita, con il gratuito e a volte immeritato bene che incontra, aderisce ogni giorno alla disperata speranza di Lucia e Giuseppe.”
Il suo non è solo un desiderio e un bisogno di conoscere le proprie radici, la vera identità dei suoi genitori, ma è anche la voglia di capire, comprendere e perdonare, qualora ce ne fosse bisogno.
Maria Grazia Calandrone in questa storia narrata in maniera lirica e poetica, sprigiona amore, tenerezza e comprensione, restituendo a sua madre dignità, rispetto e immensa gratitudine. Forse anche tanta rabbia per come la vita e le circostanze non l’hanno saputa accogliere. Di una cosa è certa: l’amore di sua madre Lucia vive in lei.
Gianna Ferro
Biografia
Maria Grazia Calandrone è poetessa, scrittrice, giornalista, drammaturga, artista visiva, autrice e conduttrice per la Rai. Scrive per il Corriere della Sera e tiene laboratori di poesia nelle scuole e nelle carceri. Il suo romanzo “Splendi come vita” (Ponte alle Grazie 2021), è entrata nella dozzina del Premio Strega, così come “Dove non mi hai portata” (Einaudi, 2022).
Maria Grazia Calandrone
Dove non mi hai portata
Mia madre, un caso di cronaca
Edizioni Einaudi
Collana Supercoralli
Genere Romanzo
Anno 2022
Pagine 256