Editoriale 3.
Ripartire dalle proprie origini
La perdita delle nostre radici e dei nostri valori
Apro l’Ediotriale 3. con qualche riflessione riguardante un’ecosistema ampio, fatto di sentimenti, sostenibilità, civiltà, rispetto e pace.
Questa settimana mi sono sentita invasa dalle notizie. In effetti, tra la plastica, che continua a mangiare non solo noi ma anche i mari e i fondali cristallini, la morte della giovane Desirè, le storie degli emigrati che, oggi giorno, invadono le nostre città e occupano palazzi abbandonati nelle periferie, notiamo che stiamo perdendo il controllo delle nostre radici, delle nostre identità e, forse, delle nostre vite.
Da un recente spettacolo, al quale ho assistito, prendo atto che, mai e poi mai, bisognerebbe perdere il contatto con la propria terra.
Da lì nasciamo e cresciamo: ci abituiamo al mondo nella maniera che poi farà di noi le persone adulte che navigheranno e sperimenteranno ad esso. Qualcosa in cui credere e combattere arriverà ma, attenzione, i desideri, a volte, vengono frantumati.
E allora, mi chiedo, perché farci del male e recare sofferenza? Per quale motivo non riusciamo a vivere in una serena convivenza? Che il mondo sia malato per le troppe guerre in atto e per il tanto smog che inquina i nostri animi?
Ediotriale 3.: una comune salvezza
Sin dalla I° Guerra Mondiale ci portiamo dietro il dilagare delle infamie e delle ingiustizie. Se non fosse stato assassinato l’arciduca Francesco Ferdinando, probabilmente a quest’ora regnava la pace.
Servirebbero più abbracci e meno guerre, che rubano sia i sogni sia la vita di ognuno di noi. Servirebbero più sorrisi per salvarci, come tante parole e tanto amore, affinché qualcosa si compi nel nome della Pace, nel nome degli esseri viventi, siano essi violentati, siano essi uccisi, siano essi torturati.
Insomma, un andare contro il sistema e pensare di conseguenza a una comune salvezza.
Crediamo che in fondo tutti amino respirare almeno un po’ di aria salubre, camminare nei boschi, scrivere lettere, condividere parole, vivere il senso di nostalgia delle cose perdute, come ritrovarsi, a sorpresa, dentro un film in bianco e nero.
Uno sguardo curioso al passato, forse, non guasterebbe, affinché non perdere noi stessi e infangare i nostri nomi con azioni troppo disperate.
Voi che ne pensate?
Annalisa Civitelli