L’Accènto editoriale
di Annalisa Civitelli
L’Accènto: Editoriale 118.
La bellezza equivale alla danza
Valori da nutrire
In questi tempi cupi è raro trovare argomenti di cui parlare, che possano entrare nelle più intime corde dei nostri animi.
Scrivo l’Editoriale 118. mentre su Rai 1 va in onda il programma di Roberto Bolle “Viva la danza”, in occasione della 42 esima Giornata mondiale della Danza.
Istituita dal Comitato Internazionale della Danza (CID) dell’UNESCO nel 1982, con essa si intende ricordare il compleanno di Jean-Georges Noverre il quale, oltre a essere considerato il padre del balletto moderno, innovò e riformò l’arte della danza.
Ricordiamo che Roberto Bolle, ex Étoile del Teatro alla Scala di Milano, fino a Capodanno 2023 conduceva sempre su Rai 1 “Danza con me”, trasmissione andata in onda per ben 6 anni e che aveva raggiunto un nutrito clamore da parte del pubblico.
Quest’anno tuttavia ne siamo stati privati. Un vero peccato.
Di cosa ci meravigliamo dopo che la rivoluzione in Rai ha scombinato carte e palinsesti?
Editoriale 118.: la danza che unisce
“Viva la danza” è un vero inno al corpo in movimento che, andando a ritmo, si muove seguendo le molteplici sonorità esistenti al mondo: classiche, moderne, rap, hip hop, swing e così via.
La molteplicità di suoni e movenze ci lascia stupiti e ammaliati da quella grazia che ballerine e danzatori rimandano attraverso le coreografie studiate nei dettagli, animate dalla costanza e dalla passione per la professione.
È un universo a cui avvicinarsi per uscirne arricchiti da forme e approcci caratteriali che sembrano sfumati nella quotidianità. Infatti, ciò che insegna la danza sono quei valori essenziali come anche la disciplina intesa come rigore giornaliero, impegno necessario nell’apprendere passi e posizioni che fanno di un balletto la perfezione.
Arte antica
La disciplina appartiene alle culture di tutto il mondo ed è da considerarsi sinonimo di aggregazione. A me ricorda le discoteche dove trascorrevo serate interminabili, per ritornare a casa al fiorire del giorno.
Prima espressione artistica, l’uomo se ne avvale come mezzo espressivo del proprio corpo: è parte di rituali, una forma di preghiera e unisce la collettività durante le feste folcloristiche e non solo. Diviene così specchio della società e ne segue pensieri e comportamenti.
La danza, è interessante sapere, si avvale del tempo e dello spazio: il suo passato è pertanto molto vasto. Concerne i vari tipi di comunicazione sia etniche sia popolari – etnocoreologia -, i balli di gruppo – danza sociale – e la danza dello spettacolo che, fino al XX secolo, riguardava solo il teatro, mentre attualmente allarga gli orizzonti al cinema e alla televisione.
Il ballo non può non essere considerato aggregante, si unisce alle voci, alle note, alla felicità, all’eleganza, alla storia. Sì, perché la danza ha la sua e le sue scuole nate in ogni periodo storico dall’antichità all’Ottocento e Romanticismo che, inoltre, hanno sfornato maestri ancora oggi grandi esempi.
Ogni elemento trova e vive così il proprio dialogo sui palchi coniugandosi al teatro, al fine di mantenere stabile ogni linguaggio artistico, forgiandosi di bellezza.
Probabilmente dovremmo seguire questa via.
Non tanto per demolire le continue phantomime a cui assistiamo ogni giorno, ma solo per renderci più accoglienti verso noi stessi e gli altri.
Allora sì che la meraviglia si paleserà di fronte ai nostri occhi, sconfiggendo le paure di cui siamo vittime e di cui non ci accorgiamo esserne.
Annalisa Civitelli