Ediotriale 2.
Integrazione, questa sconosciuta
Contro le diversità di razza, ma senza scuse
Con l’Editoriale 2. inizio a porvi una domanda: saremo diventati distopici?
Accade, di questi tempi. La nostra società, al limite dell’apocalissi civile, non apprezza la mescolanza delle razze.
L’episodio della ragazza di origine indiana e adottata da Paola Crestani (presidente del Centro Italiano Aiuti all’Infanzia, ente del terzo Settore autorizzato per le adozioni internazionali), sul treno Frecciarossa Milano-Trieste, parla chiaro.
La giovane, infatti, è stata insultata da una Signora, che non ha voluto sedersi vicino a lei: “Io accanto a una negra non ci sto“. Altro fatto simile accade verso la metà di ottobre sul pulman della compagnia Flixbus. Una signora quarantenne ha invitato un ragazzo senegalese a non prendere posto accanto a lei, bensì da un’altra parte: “Qui no, vai via, vai in fondo, sei di un’altra religione“.
Se è questa l’Italia che vogliamo, stiamo sbagliando rotta. Guardiamo, per esempio, Andrew Howe. Naturalizzato italiano, è un velocista e lunghista dell’atletica leggera, di origini statunitensi, peraltro di colore.
Segue la pallavolo: la squadra femminile reduce dai campionati mondiali giapponesi 2018, accoglie figure di diversa cittadinanza, di cui Paola Egonu è stata definita simbolo dell’Italia mulietnica.
Ebbene, significa che siamo multirazziali? Abbiamo tuttavia l’impressione che il nostro caro paese fatichi, sin dalle origini, a entrare in contato con tale realtà, tranne qualche rara eccezione. Non siamo di conseguenza abituati alla parità né tantomeno a superare le barriere dell’incomprensione?
Editoriale 2.: lo sport aggregante
C’è anche da sottolineare, purtroppo, che la politica non è di sostegno alla tolleranza e neanche insegna al popolo ad esserlo. Ma se osserviamo con attenzione i fenomeni sociologici attuali qualche segnale di cambiamento emerge dall’infinito oceano.
La manifestazione #Romasenzamuri, svoltasi lo scorso 20 ottobre a Via della Conciliazione a Roma ne è porta voce. “La tavolata senza muri”, organizzata dai volontari della Focsiv e I° municipio, si è svolta al fine di ritrovarsi tutti insieme, ricreare un dialogo solido tra la gente di differente provenienza, intorno a un tavolo, per conoscersi l’un l’altro all’insegna del cibo.
La capitale dunque, che da 2700 anni accoglie e integra culture, intende mantenere la vocazione senza muri anche mediante lingue e tradizioni.
Lo sport inoltre si aggrega a questo status: educa ai valori, ai princìpi, alla comunanza ma soprattutto all’accettazione delle persone di tutte le razze. Questo è solo l’inizio. Perché non provate a pensarci?
Annalisa Civitelli