Andare contro la censura si può
Oggi è la Giornata Mondiale della Libertà di Stampa e ancora si contano giornalisti morti, minacciati o addirittura chiudono intere redazioni. Si zittisce chi informa, ma come si divulgano le informazioni al giorno di oggi?
In effetti c’è molta confusione, il sistema è diventato contorto, poco chiaro, e le troppe notizie si rincorrono a vicenda, facendo a gara a chi arriva prima e noi corriamo appresso a loro spulciando tra le tante ciò che cattura il nostro interesse.
È difficile infatti fare una scrematura e soprattutto si fa fatica a capire quale siano le notizie vere da quelle false: c’è un dibattito intorno a questa tematica e nascono anche dei mini corsi per riconoscerne la differenza.
Ebbene, ora vi voglio parlare di un’esperienza personale. Da quando il sito è stato messo online, a ottobre del 2018, mi sono informata su come strutturare un Editoriale e ne ho appreso che coinvolgere la redazione dona a ciò che si scrive un’uniformità di pensiero: si è uniti, come un gruppo dovrebbe essere. Quindi esprimersi in prima persona non è proprio idoneo.
Di solito non mi metto mai in mostra, ma è un periodo in cui sento di dover venir fuori in qualche modo e forse questo potrebbe essere un mio punto di forza. Ci sto ancora ragionando e chi mi conosce sa che non lo faccio per piaggeria.
Voi quale soluzione suggerite?
Insomma, è da un po’ che desideravo scrivere del Ddl Zan, ne ho sentito parlare di sfuggita circa due settimane fa. Sottolineo inoltre che volevo approfondire meglio cosa prevede la legge, e la bomba Fedez mi ha fornito il pretesto su un piatto d’argento.
La legge approvata alla Camera a novembre scorso, ora è ferma al Senato. Indovinate perché non va avanti e per colpa di chi? Comprendete perché non mi occupo di politica, quante ne avrei da dire…
Sul palco del 1° maggio in occasione del concertone tenutosi alla Cavea dell’Auditorium Ennio Morricone di Roma, il rapper italiano è andato contro l’idea di adeguarsi al sistema (affermazione che trapela da una telefonata e che il cantante ha registrato. Testimone un video pubblicato in rete e divenuto virale).
Fedez ha iniziato il suo monologo parlando della censura del suo discorso da parte della Rai; della mancanza di lavoro del comparto dello spettacolo, chiedendo di riformare il settore con normative adeguate al sistema attuale; ha criticato il reintegro del vitalizio di Formigoni e il calcio; si è infine soffermato sul decreto Zan contro l’omotransfobia.
Quest’ultima estende il reato di propaganda e istigazione a delinquere per discriminazioni razziali etniche e religiose, ma anche per ragioni riguardanti sesso, genere, orientamento sessuale o identità di genere o disabilità. Difende la liberà di essere e i più deboli, va incontro ai diritti civili: condanna l’esaltazione alla violenza fisica e verbale andando incontro a un’idea di tolleranza.
Il cantante dunque ci insegna e dimostra che esprimere le proprie idee e scatenare l’opinione pubblica e non solo si può. È stata una miccia che ha scatenato un putiferio, ribaltando i canoni dei diktat che sembrano ormai generalizzati, soprattutto sul controllo in televisione.
Fedez ha fatto nomi e cognomi di alcuni componenti della Lega che hanno espresso frasi omofobe contro i gay. Ma al centro delle polemiche si contestualizzano anche i vertici Rai e chi ne è a capo.
La politica dunque controlla ciò che si può dire o meno? Bastava Fedez per svegliarci o bastava pensare da soli?
Si ripropone a mio parere il problema della libertà di parola, imbavagliato quando non conviene tirare fuori argomenti sconvenienti e che in questo momento non sono né contemplati né messi all’ordine del giorno. Chiaramente intorno a questo episodio sono esplose opinioni e commenti sui rotocalchi e sui social. Il fatto è che proprio controllo e libertà oggi sono messi in discussione.
Fedez ha scoperchiato il vaso di Pandora o ci ha messo di fronte a cose arcinote?
Insomma, la tanto discussa libertà di parola, di cui abbiamo tanto dibattuto in Editoriali precedenti, sembra rivenire a galla senza però modificare il suo modello reiterato.
Che il controllo ideologico sia un escamotage affinché tenerci buoni e zitti?
Magari la platea italiana si sveglierà da un lungo letargo e, dopo aver ascoltato tanti strafalcioni ed esternazioni da parte di politici impreparati, che ogni giorno parlano con fantasia e smentiscono ciò che è stato detto prima il giorno seguente, smetterà di credere forse alle numerose fandonie e aprirà la mente per davvero cominciare a pensare a modo suo.