Più di mezzo secolo di musica, che ha avuto la fortuna di sbarcare oltreoceano, si perde nell’infinito delle sonorità che il Maestro Ennio Morricone ha composto sin dai suoi esordi. A noi rimane il suono di un’eredità entrata di fatto nella storia del cinema internazionale attraverso il timbro riconoscibile delle ambientazioni sonore di ogni film, a cui lui ha dedicato i numerosi spartiti, che gli sono valsi l’Oscar alla carriera
Oggi, 6 luglio 2020, ci lascia Ennio Morricone. Nel post lockdown, nel “bel mezzo di una pandemia di mezza estate”, come direbbe amaramente William Shakespeare, un artista indiscusso e di cotanta fama mondiale si allontana da questo mondo, all’improvviso, e abbandonandoci a un immenso e incolmabile vuoto.
Morricone è stato un compositore, un musicista e un direttore d’orchestra d’eccezione, e sarebbe inutile e superfluo, in questa sede, elencare gli eventi particolari di quel suo vissuto artistico ed esistenziale che lo hanno portato a essere il pluripremiato artista che era oggi.
I tanti premi vinti, le strepitose collaborazioni e i sodalizi cinematografici (in particolare quelli con Sergio Leone e Bernardo Bertolucci), le onoreficienze, gli studi, le controversie (il concerto tenuto a Tashkent, nel lontano 2011), non sono che – permetteteci il termine – uno scontato dato anagrafico conosciuto ormai da tutti.
Ennio Morricone era, è e sarà sempre un valore aggiunto alla quotidianità di tutto il “Popolo Sovrano”, grazie alla sua duttilità, alla sua poliedricità, alla sua semplicità e alla sua immediatezza.
Il grande compositore è entrato nelle case degli italiani, e non solo, attraverso la televisione, la radio, il cinema, i vecchi vinili e le moderne piattaforme tecnologiche: era conosciuto ai più, era l’uomo della porta accanto, era il tifoso della Roma e a lui è stato addirittura dedicato un asteroide.
Morricone era la musica, quella con la lettera Maiuscola, quella stessa arte che adesso attraversa un lento e difficile blocco creativo, che non respira, che è in apnea e arranca in attesa di tornare in auge, a brillare e a suonare, come lui stesso avrebbe sicuramente tanto desiderato e auspicato.
Invece se ne è andato in punta di piedi, senza farsi notare, con la discreta umiltà che lo caratterizzava, chissà, magari ascoltandosi, perché di certo ha lasciato un vuoto nel cuore di tutti noi, ma non un silenzio: le sue note ci accompagneranno sempre, a dimostrazione del fatto che l’immortalità esiste per chi come lui:
“[…] ha creato un nuovo tipo di musica che per mezzo secolo ha dettato uno stile
ma soprattutto ha influenzato e ispirato un gran numero di musicisti,
nell’ambito del pop, del rock e della musica classica”.
cit. Polar Music Prize – Accademia Reale svedese di musica
Vania Lai
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