Lo spettacolo è un brillante monologo in romanesco, di circa un’ ora. Il grande interprete Francesco Acquaroli ci narra le comiche e surreali avventure vissute dal suo personaggio, l’Abate Corvallone, spavaldo protagonista della pièce ambientata nella Roma dei Papa Re, in scena al Teatro della Cometa di Roma dall’8 al 20 gennaio
Francesco Acquaroli tiene banco dall’inizio alla fine, ben vestendo il ruolo dell’Abate di mezza età che si esprime in dialetto romano ed è molto sicuro di sé. Corvallone si vanta di essere a servizio di molti prelati e cardinali ma tende a fare il minimo indispensabile. Gli piace, infatti, la dolce vita: indossa sempre abiti eleganti, ama il buon vino e corteggiare le giovani donne. Ricche pretese, queste, in un’epoca di severità e di povertà per la maggioranza della popolazione romana.
Tutti i peccati sono leciti, se fatti di nascosto. La reputazione personale è fondamentale, specie nell’ambiente cattolico-papalino del quale fa parte lo questo strafottente Abate. Una mattina, però, il nostro personaggio, riceve una bruttissima sorpresa: si sveglia senza naso. Si sente così sfigurato e decide di non fare più vita mondana.
Disperato, parla di questo paradossale furto sia al giornale della Diocesi, sia alla Polizia: il primo gli consiglia addirittura un’esorcista, la seconda, all’inizio finge totale disinteresse per questa perdita, mentre successivamente farà delle indagini. Dopo un bel po’, e dopo lauta ricompensa, i poliziotti gli riportano il naso.
Il protagonista si illude che sia tutto risolto e che possa tornare agli eccessi della vita precedente alla rapina. Prova e riprova ma il naso non calza. “Insistendo torna tutto come prima o il nostro Abbatone resta senza scucchia?“.
Il testo e la regia di Pierpaolo Palladino convincono, perché la versione romanesca del testo originale “Il Naso” di Nikolaj V. Gogol è senz’altro piu’ comica e briosa. Ambientata nella capitale, in questo caso, essa va sdrammatizzando la vicenda di Pietroburgo, già irreale di per sé, dove il naso va in giro per la città con una sua identità autonoma. Il focus qui si concentra sulla rispettabilità borghese e le sue grandi criticità e, nonostante la leggerezza del copione, ci fa riflettere.
E’ molto valida la presenza sul palco di due promettenti polistrumentisti, i quali sanno dare enfasi alle gag che l’attore esegue con enfasi, riproducendo musiche e coro di Chiesa. Uno speciale plauso, quindi, va a Livia Cangialosi (voce, chitarra e clarinetto) e a Flavio Cangialosi (voce, pianola e viola).
Vincente dunque l’idea d’insieme che vede Alessia Sambrini sostituire l’ordinaria scenografia con un quadro di regia diviso in tre settori; quello centrale, per far muovere l’attore, quelli laterali per i musicisti, coadiuvandosi ottimamente dei punti luce, affinché il duo musicale fosse meno visibile dai rettangoli di luci ovattate; in altri momenti, invece, i coni luminosi insisteva su di loro.
Alessandra Bettoni
Teatro della Cometa
dall’8 al 20 gennaio
Er naso de Gogolle
testo e regia Pierpaolo Palladino
con Francesco Acquaroli – nei panni dell’Abate Corvallone
musiche di scena Livia Cangialosi e Flavio Cangialosi
scena, costumi luci ed aiuto regia Alessia Sambrini