‘Finché morte non ci separi?: la menzogna dell’amore’ è l’ultimo lavoro firmato dall’autore, regista e attore Giuseppe Oppedisano ed è stato in scena al teatro Tordinona di Roma fino allo scorso 10 marzo; l’opera presenta una sostanza di grandissimo spessore che, portata sul palco a fronte della Giornata internazionale delle donne, racconta ancora una volta le condizioni più ingiuste, vessatorie e umilianti che un numero sempre troppo alto di donne nel mondo è costretto a subire
Sette donne come tante conducono esistenze apparentemente normali che improvvisamente vengono sconvolte dalle azioni criminose di uno o più uomini: ognuna di esse va incontro a un destino che non mostra alcuna soluzione e l’insieme di sofferenze fisiche e psicologiche per alcune di loro avrà come unica e possibile fine, purtroppo, la morte.
‘Finché morte non ci separi?: la menzogna dell’amore’ raggruppa un insieme di storie che fanno parte sempre più spesso della cronaca recente e che vedono in continuazione le donne nel ruolo peggiore, quello delle vittime.
La platea è testimone di un lavoro nel quale si parla di violenza domestica, violenza psicologica, violenza economica, violenza informatica e violenza religiosa: in ognuno di questi casi il criminale è sempre un uomo contro una donna.
Finché morte non ci separi?: l’orrore nella normalità
Gli episodi che compongono il testo di ‘Finché morte non ci separi?: la menzogna dell’amore’, questa importante opera firmata da Giuseppe Oppedisano, sono pieni di significato nonostante tutti mostrino un insieme di evidenti luoghi comuni.
Tuttavia questi stessi stereotipi assumono un significato completamente nuovo quando il pubblico realizza che quel tipo di violenze orribili si verificano proprio in contesti che chiunque definirebbe normali, fatti di posti, situazioni e persone altrettanto normali.
Giuseppe Oppedisano ha dunque messo in scena una realtà che quando svela la propria facciata più superficiale non desta né scandalo né sospetto, ma che purtroppo, sotto pochissimi strati, nasconde anche con una certa diabolica intelligenza un insieme di circostanze dolorose e pericolose.
Chi fa le spese di tutto questo sono, come al solito, le donne; questa è infatti un’ulteriore drammaturgia che, sebbene nelle intenzioni e nella sostanza sia simile a decine di altre produzioni teatrali, merita allo stesso modo di essere rappresentata per mantenere altissima l’attenzione su questa ignobile realtà.
Un riuscito lavoro di gruppo
Nel numeroso cast si alternano attori di variegata origine: sul palco si avvicendano interpreti giovani e meno giovani, esperti e meno esperti. Tuttavia, ognuno di loro, con grande disinvoltura, riesce a dare al proprio carattere un’importante sfumatura di naturalezza che rende quella storia ancora più verosimile in tutta la sua angoscia.
Tutta la messinscena è impreziosita ancor di più dalla regia dello stesso Oppedisano il quale costruisce un insieme di azioni circolari che, poste una dietro l’altra, creano un effetto di ripetizione che in maniera pessimistica sembra voler suggerire la sorte immutabile che accomuna i soprusi peggiori contro le donne di tutto il mondo.
Gabriele Amoroso
Foto: Laura Camia
Teatro Tordinona
dal 6 al 10 marzo
Finché morte non ci separi?: la menzogna dell’amore
Scritto e diretto da Giuseppe Oppedisano
con Maurizia Grossi, Giuseppe Oppedisano, Alexander Perotto, Mariandrea Filpo, Magda Andrzejewska, Dario De Francesco, Irene Géleng, Marco Bertes, Cristina Barbagallo, Roman Khromykh, Alessandro Ferri, Madeleine Faye, Ray Capparucci, Jacopo Bargnesi, Damiano Maj e Arianna Toso
Musiche Roberto Fiorucci
Aiuto regia Giorgia Piracci
Assistente alla regia Alessandro Paniccia