Dal 21 al 26 maggio, al teatro Vittoria di Roma, è andato in scena ‘Generazione Pasolini’, spettacolo di e con Marta Bulgherini, che intende mettere in discussione la figura di Pier Paolo Pasolini e dissacrarne affettuosamente il mito. Tuttavia, il tentativo di svecchiare la sua figura torreggiante e allo stesso tempo traslarne il fascino non riesce ad armonizzare i due aspetti, e spesso si perde in un umorismo forzato e poco calzante
L’idea di una stand up comedy su Pier Paolo Pasolini, nelle stesse parole della sua autrice Marta Bulgherini, può sembrare eresia. Ma era, tuttavia, un’idea possibile. Per riportare nella coscienza degli spettatori una figura intellettuale spesso poco considerata, e a sua volta immergersi nella passione per il suo scritto, pensiero, operato.
Questo è l’intento dietro ‘Generazione Pasolini’, metà monologo metà dialogo, che intende dissacrare senza sporcare il grande scrittore e drammaturgo. L’esecuzione, purtroppo, è un’altra storia.
Generazione Pasolini: uno spettacolo g-g-giovane
Il 16 febbraio 2012, un’immagine destinata a fare la storia della cultura di internet appare per la prima volta sulle televisioni di tutto il mondo. Proviene dalla sitcom ’30 Rock’ e vede il personaggio di Steve Buscemi, investigatore sotto copertura, che cerca di mischiarsi agli studenti di un liceo.
Si presenta con skateboard sulla spalla, cappello con la visiera girato all’indietro e maglietta con un logo tarocco che imita quello degli AC/DC. “How do you do, fellow kids” – “come butta, altri ragazzi – domanda ai liceali, ben poco convinti. Al momento delle riprese, Buscemi ha cinquantacinque anni.
L’immagine è ora usata come meme per rappresentare, in modo sintetico, l’archetipo dell’adulto che cerca di parlare al mondo giovanile imitando malamente slang, tendenze e modi di parlare della nuova generazione.
Pasolini, personaggio di troppo
Ed è proprio quella immagine a tornare spesso alla mente durante il primo atto di ‘Generazione Pasolini’.
Prima dell’apparizione sul palco dell’intellettuale – raffigurato da un tagliente Nicolas Zappa – e prima della tesi dell’opera, che urge a rientrare in contatto con la sua figura, l’idea principale sembra vedere Pasolini come troppo. Per il pubblico, per il mondo di oggi, per la generazione che dovrebbe riceverlo in dono.
Nulla possono fare l’energia e la verve di Marta Bulgherini per salvare la scena in cui il suo personaggio si costringe a leggere “Petrolio”. La vediamo ansimare, asciugarsi teatralmente la fronte, scoppiare in pianto (“è lunghissimo!”) e addirittura fare le flessioni con il libro davanti, per indicare l’atto di estrema fatica che sarebbe, oggi, leggere libri di Pasolini.
Scontro caratteriale a metà
Si può, dando tempo al tempo, accogliere questo tipo di raffigurazione come una deliberata provocazione. Che spinga non solo a vedere come procede la rappresentazione, in che modo il “Paolino” interpretato da Zappa controbatterà ai suoi argomenti, e quali elementi della figura di Pasolini appariranno sul palco in contrasto a questa scena.
Ben pochi, alla fine – lo scontro ideologico tra Zappa e Bulgherini è innanzitutto personale, cosicché la figura dell’intellettuale friulano rimane innanzitutto una chimera.
Bulgherini conosce bene la figura di Pasolini, e lo spiega attentamente nella sua presentazione dell’opera. Non c’è disprezzo ma affetto nelle sue dichiarazioni comiche, e saperlo aiuta ad accettare l’eccesso dissacratorio dello spettacolo. Non basta, allo stesso tempo, a dare un senso di esistenza allo spettacolo.
Se infatti lo scopo di ‘Generazione Pasolini’ era farlo conoscere al pubblico, ben poco del suo pensiero e della sua opera emerge sul palcoscenico. Se lo scopo era discuterne e riderne tra appassionati, il tono derisorio tende a uscire dal seminato.
Ed è così che ‘Generazione Pasolini’ non decolla e non conquista, sospesa nel difficile limbo tra affezione e parodia, tra determinazione a divertire e provocare e la mole ingente dell’individuo di cui parla.
Si potrebbe dire che il momento che meglio sintetizza lo spirito antifascista di Pasolini appaia al momento della chiamata alla ribalta, in cui Nicolas Zappa sfoggia una maglietta in cui incita alla liberazione della Palestina, vittima di un genocidio imperialista.
Un messaggio succinto e necessario, e molto più vicino alla cultura giovanile di quanto non lo sia il terrore per i classici e la difficoltà ad entrarvi in contatto.
Maria Flaminia Zacchilli
Teatro Vittoria
dal 21 al 26 maggio
Generazione Pasolini
Drammaturgia, regia e scene Marta Bulgherini
con Marta Bulgherini e Nicolas Zappa
Produzione Attori & Tecnici