“Generazione XX”, singolarissimo testo firmato da Anton Giulio Calenda, va in scena nello splendido spazio della Sala Uno di Piazza San Giovanni a Roma: disseminato di metafore, allegorie, paradossi e situazioni surreali, il bellissimo spettacolo racconta un futuro distopico ma non così lontano da una potenziale ed inquietante realtà
In un tempo indefinito, privo di riferimenti se non quelli che trasversalmente suggeriscono il passato, il presente ed il futuro, la politica è una materia complessa e fumosa; quella che viene chiamata Democrazia è una realtà costantemente minacciata dalla Cellula, un’evoluzione del terrorismo, mentre tutte le decisioni più complicate da prendere sono sottoposte ad una severissima Ragion di stato.
In questo clima soffocante, i protagonisti Linda e Giacomo, giovanissima coppia con una bimba appena nata, si troveranno loro malgrado a vivere una sovrapposizione di vita privata e pubblica che li condurrà necessariamente ad un pesantissimo conflitto tra loro stessi e con tutto il mondo che li circonda.
“Generazione XX”, spettacolo che lascia ogni spettatore letteralmente meravigliato, esegue un compito tanto inquadrato quanto accurato: analizza la società contemporanea affidandosi alla sociologia e alla critica politica per arrivare ad un archetipo della filosofia da quando essa stessa esiste: la difficile convivenza tra etica e ragion di stato.
Naturalmente questa analisi, portata in scena con una veste teatralmente splendida, non arriva a nessun punto fermo ed anzi sembra voler sottolineare con una costante atmosfera da thriller come un elementare concetto di morale non possa mai imporsi su nient’altro.
La drammaturgia di “Generazione XX” è costruita per farsi seguire con attenzione ed una curiosità continua dall’inizio alla fine; ciò che il geniale Anton Giulio Calenda ha creato è un copione pieno di significati nascosti dalla prima all’ultima battuta ma quello che risulta evidente, mentre ci si avvicina verso la conclusione dell’opera, è che il senso più prepotente dell’intero testo è un’inquietante premonizione di come potrebbe essere il nostro futuro.
L’autore ed il regista, l’altrettanto bravissimo Alessandro Di Murro, non si fanno problemi ad insistere su tematiche ormai sfruttate in continuazione in tutti campi dell’arte: c’è quindi una demonizzazione, che in realtà è quasi una ridicolizzazione, della televisione, dei social network, della comunicazione, della fama e addirittura dell’erotismo. Il modo in cui però tutto questo è trattato nel corso degli angoscianti dialoghi e dei monologhi ipnotici è talmente verosimile e giustificato che diventa proprio il punto di forza di tutta la messinscena.
Nella sua totalità questo spettacolo è da vedere: al di là di un testo scritto con intelligenza, consapevolezza e assoluta conoscenza del teatro, tutti quanti gli elementi che lo compongono contribuiscono a fare di “Generazione XX” un lavoro unico; è perfetta la scelta delle musiche, è perfetta la scenografia, sono perfetti persino i costumi ed è perfetto l’uso delle metafore astratte e concrete utilizzate durante l’intera l’azione.
In una creazione di fatto sperimentale e allo stesso tempo tanto riuscita non poteva essere da meno il cast ed infatti gli otto attori in scena, tutti bravissimi e pieni di energia, interpretano ognuno il proprio personaggio con una recitazione moderna, disinvolta, diretta e precisa. Nel talento generale spicca senza dubbio Alessio Esposito, una presenza sempre più frequente sulle scene indipendenti del teatro romano, che incanta grazie un magnetismo che lo circonda dalla testa ai piedi.
Gabriele Amoroso
Teatro Sala Uno
dall’8 al 18 novembre
Generazione XX
di Anton Giulio Calenda
regia Alessandro Di Murro
con Stefano Bramini, Jacopo Cinque, Alessio Esposito, Giulia Fiume, Federico Galante, Laura Pannia, Lida Ricci e Bruna Sdao
musiche Enea Chisci
scene Domenico Franchi
costumi Laura Giannisi
luci Marco Macrini
direttore di produzione Pino Le Pera
produzione Gruppo della Creta | Fattore K | Golden Show srl