Dal 9 al 12 gennaio scorsi, il teatro Basílica di Roma ha prestato il proprio palco a ‘Gramsci gay’, un toccante monologo scritto da Iacopo Gardelli, interpretato da Mauro Lamantia e diretto da Matteo Gatta, che strutturato su due parti antitetiche riporta alla luce la passione carica di scopi di Antonio Gramsci, raffrontandola con la situazione ideologica, totalmente opposta, dei giorni nostri
Nel 1920, Antonio Gramsci arringava gli operai torinesi dopo il fallimento del cosiddetto sciopero delle lancette. Cento anni dopo, Nino Russo, un ragazzo come tanti, imbratta il murale dedicato allo stesso Gramsci, dipinto su un muro esterno del carcere di Bari nel quale il filosofo sardo fu imprigionato, con la scritta GAY, un gesto totalmente privo di senso che mostrerà tutte le fragilità dello sfortunato Nino.
‘Gramsci gay’ è un singolare monologo, diviso in due parti, che rappresenta l’indole infuocata e piena di ideali di Antonio Gramsci e il presente che di quegli ideali è privo ma che resta strettamente collegato al passato.
Gramsci Gay: la storia di un degrado
Nello spettacolo, scritto benissimo da Iacopo Gardelli e diretto con grande classe da Matteo Gatta, la figura di Gramsci viene disegnata sottolineando in continuazione come il concetto di politica non possa assolutamente essere distanziato dalla cultura e dalla filosofia.
Antonio Gramsci, di fatto, non era un uomo di politica, quanto un uomo di conoscenza, indefesso sostenitore della teoria secondo la quale il sapere rende liberi.
Al contrario, Nino Russo, lo sfaccendato vandalo del murale, è un giovane uomo senza ambizioni né mezzi che, vittima di un miserabile contesto geografico, culturale e sociale che lo opprime, rappresenta il più banale e irrilevante dei fallimenti: Nino è un invisibile, una persona senza istruzione e senza desiderio di elevarsi, che suo malgrado non vale niente.
Mauro Lamantia è un talento raro
Nei panni di Gramsci e di Nino Russo, il bravissimo Mauro Lamantia offre una prestazione notevole nella quale mostra un trasformismo e un talento davvero rari, permettendo allo spettacolo di arrivare al pubblico senza filtri o scorciatoie.
Ne segue dunque come ‘Gramsci gay’ sia un lavoro importante che merita di essere visto e che, nonostante nelle battute finali inciampi qua e là in qualche perdonabile luogo comune, si presenta come un’opera solida, scritta senza errori e carica di significato.
Gabriele Amoroso
Teatro Basilica
dal 9 al 12 gennaio
Gramsci Gay
di Iacopo Gardelli
Regia di Matteo Gatta
con Mauro Lamantia
uno spettacolo di Studio Doiz
Costumi e scene Gaia Crespi
Tecnica e voce Mattia Sartoni
Produzione Accademia Perduta / Romagna Teatri