Al teatro Vascello di Roma, fino a domenica 22 gennaio, è di scena ‘Hybris’, il nuovo spettacolo di Antonio Rezza e Flavia Mastrella. Dal potere scenico accattivante ed energico, la pièce riesce a catturare l’attenzione del pubblico per più di un’ora
Hybris: presso gli antichi Greci, l’orgogliosa tracotanza che porta l’uomo a presumere della propria potenza e fortuna e a ribellarsi contro l’ordine costituito, sia divino che umano, immancabilmente seguita dalla vendetta o punizione divina ( tísis )
Dunque, comprendere il cosiddetto mondo rezza non è affatto semplice per chi, almeno, ci si approccia per la prima volta. Bisogna infatti immergersi nel grande mare consapevoli che vi troverete di fronte qualche cosa di energico e di contrastante ripetto gli stereotipi e ai classici linguaggi teatrali ai quali siamo abituati.
Soprattutto si assiste all’unicità, a uno straripante gioco che varca i confini – li sdradica – dell’uniformità.
Dal palco, infatti, scaturisce un’energia che si può definire pazzesca ed è una vera e propria rivoluzione. Si scardina così la consueta macchina teatrale per entrare in un Universo del tutto innovativo.
Movenze, gestualità, il corpo che dà voce a ciò che si esprime, sono i punti cardine della rappresentazione. Inoltre, giochi di parole – sulla scia di Bergonzoni -, riflessioni sulla società, che risuonano taglienti, concetti che sono alla base delle nostre esistenze, non passano inosservati.
Freddure che rispecchiano il volto di una collettività malata – tracotante, per rimarcare il senso del titolo – ci fanno interrogare sui nostri personali atteggiamenti, quelli che adottiamo con l’altro. Ci fanno altresì ragionare sulla diversità, sull’accettazione di ogni individuo. O addirittura sulla prepotenza, sempre più in auge.
Hybris: dentro o fuori
Il dinamismo in scena sorprende: assistiamo al costante sbattere di una porta che ci fa soffermare sul valore delle relazioni umane, su chi veramente desideriamo far entrare nelle nostre vite, che siano esse reali o social.
Chi bussa? Chi è? Vuoi rimanere fuori o entrare dentro?
Surrealismo e improvvisazione teatrale entrano prepotenti all’interno della narrazione dal ritmo cadenzato come tutte le circostanze alle quali si fa riferimento e che, di solito, viviamo nella quotidianità.
Non c’è musica di sottofondo, bensì voci e parole sono le protagoniste – non escludendo la porta – che generano suoni, vibrazioni, onomatopee. Anche gli elementi di scena di conseguenza sono funzionali ai rumori provocati sul palco.
Ritornano poi, prepotenti, i rocamboleschi giochi di parole, dei contrari – dentro o fuori -, dei controsensi che assumono/trovano un loro significato profondo.
Spetta a noi, quindi, scoprire la recondita accezione di ciò che ci viene rimandato, attraverso la nostra personale chiave di lettura.
Il cast viaggia all’unisono: non c’è nessuno che non risponda alle esigenze del copione e tutti corrispondono alle richieste di Rezza.
‘Hybris’, dal contesto rosso, forte, travolgente, è uno spettacolo che spiazza la platea, la coinvolge e al contempo la fa riflettere.
Annalisa Civitelli
Teatro Vascello
HỲBRIS
dal 20 dicembre al 22 gennaio
(mai) scritto da Antonio Rezza
con Antonio Rezza
e con Ivan Bellavista, Manolo Muoio, Chiara Perrini, Enzo Di Norscia, Antonella Rizzo, Daniele Cavaioli e Miriam Fricano
e con la partecipazione straordinaria di Maria Grazia Sughi
Habitat Flavia Mastrella
Assistente alla creazione Massimo Camilli
Luci e tecnica Daria Grispino
Organizzazione generale Marta Gagliardi e Stefania Saltarelli
Macchinista Andrea Zanarini
Produzione RezzaMastrella, La Fabbrica dell’Attore – Teatro Vascello e Teatro di Sardegna
Coproduzione Spoleto, Festival dei Due Mondi