Fino allo scorso 26 maggio, il Teatrosophia di Roma ha proposto al proprio pubblico ‘I figli del poeta’, un’opera originale con la regia del direttore dello stesso teatro, Guido Lomoro, e riadattata da “Shakespeare Family”, libro firmato da Giuseppe Manfredi: il lavoro racconta un immaginario futuro di cinque protagonisti di “Romeo e Giulietta” di William Shakespeare, mantenendo come obiettivo finale l’esaltazione della poesia, alla quale viene fatta una vera e propria dichiarazione d’amore
Giulietta, Romeo, Mercuzio, Baldassarre e frate Lorenzo si ritrovano in un non – luogo senza tempo subito dopo le vicende raccontate in “Romeo e Giulietta” di William Shakespeare; in quel posto senza coordinate, i cinque personaggi daranno vita a un’appassionata esposizione di pensieri che, sommati insieme, danno come risultato una visione poetica e suggestiva del mondo intero.
‘I figli del poeta’ è uno spettacolo che si presenta come un’operazione dall’intento ben preciso che, una volta in scena, si trasforma in un elegante insieme di azioni molto dinamiche ed evocative.
I figli del poeta: un’opera ricca di movimento
La rappresentazione è infatti connotata principalmente da un insieme di movimenti scenici che accompagnano le battute recitate dal cast, formando un insieme in effetti molto teatrale e drammatico.
Ma in questo lavoro è interessante soprattutto la cifra drammaturgica che vede congetturare una sorta di futuro virtuale, in quello che viene definito un non – luogo senza tempo, per cinque dei protagonisti della tragedia di William Shakespeare “Romeo e Giulietta”.
I lunghi dialoghi diventano dunque l’espressione di una mescolanza di sentimenti che fortunatamente si indirizzano molto di più verso l’ottimismo e che sembrano voler lasciare il più in disparte possibile tutto ciò che riguarda la morte.
Il prodotto della giovinezza
Nello spettacolo c’è tanta giovinezza, con tutti i suoi pro e i suoi contro, e si vede: l’opera non è infatti esente da qualche passaggio forse troppo scolastico e allo stesso tempo è presente un entusiasmo senza dubbio positivo ma forse un po’ sopra le righe.
Guido Lomoro, collaborando con Maria Concetta Borgese che cura i movimenti scenici, allestisce una regia parecchio suggestiva che sfrutta la capacità che gli interpreti in scena hanno come performer e che accompagna i dialoghi con delle azioni eloquenti sebbene soltanto mimate.
Una volta concluso, lo spettacolo si fa ricordare per la dichiarazione d’amore fatta alla poesia in generale e a Shakespeare in particolare e per la natura sperimentale dell’intera messinscena che, seppur con qualche difetto, costruisce una rappresentazione ben strutturata e con uno scopo molto chiaro e nobile.
Gabriele Amoroso
Foto: Lorena Vetro
Teatrosophia
dal 23 al 26 maggio
I figli del poeta
Liberamente tratto da “Shakespeare family” di Giuseppe Manfridi
Adattamento e regia Guido Lomoro
con Giada Arigoni, Lorenzo Mangano, Alessio Corso, Manuel Gentile e Alessandro Cazzaniga
Coreografie e movimenti scenici Maria Concetta Borgese
Costumi Giulia Balbi
Fotografie e grafica Lorena Vetro
Luci Gloria Mancuso
Produzione Teatrosophia