Molto di personale
Un excursus lungo più di mezzo secolo in cui le vicissitudini italiane e mondiali si accavallano in un racconto di vita e di esperienze professionali. Sul palco del teatro Garbatella di Roma, dal 28 gennaio al 2 febbraio, il giornalista di origine comasca narra le cronache dei nostri tempi
Per una settimana, Antonello Piroso ha intrattenuto il pubblico attraverso aneddoti, fatti di cronaca, storia, catastrofi naturali (Vajont; Irpinia; Belice; l’alluvione a Firenze e l’acqua alta a Venezia; nubi tossiche), evoluzioni sociali e battute taglienti, in un viaggio soggettivo che lo vede coinvolto – diciamo – sin dall’infanzia.
L’ex Direttore del TG La7 ed ex conduttore di “Niente di Personale”, andato in onda fino al 2010 sul medesimo canale, apre il suo dibattito con una carrellata di foto dei Presidenti del Consiglio italiani: tutti a professare l’auspicato “governo del cambiamento” ma in realtà mai cambia qualcosa. Piroso precisa che siamo noi a mutare mentre la situazione intorno a noi rimane statica. In effetti ci sembra che poco si muova, e le parole siano spese invano.
Dal 1959 al 2019 le vicende – le più significative per la sua formazione – si sono moltiplicate tra musica; politica (colpo di stato cileno); leggi (Divorzio; Aborto); stragi di mafia e non (Italicus; massacro del Circeo; morte di Pasolini; Piersanti Mattarella; Prof. Bachelet; Walter Tobagi; Ustica; Ruanda; Nassiria; Brescia); cinema; programmi TV; censura; sbarchi sulla Luna (Gagarin); caduta del Muro di Berlino; matrimoni regali; Premi Nobel e altri svariati argomenti.
Il tutto viene raccontato in ordine cronologico: nel lungo percorso (durato tre ore), tra Italia, Europa e America, si innestano temi come il lifting (che modifica volti e corpi); le scoperte scientifiche e bioetiche (primo trapianto di cuore; viagra); le proteste studentesche; la violenza sulle donne; la libertà di Nelson Mandela; lo sport (Pietro Mennea; Adriano Panatta; Alberto Tomba; Zanardi; Lauda); le guerre (Guerra Fredda; Vietnam; conflitti medio–orientali); le migrazioni che già nel ’91 comparivano sulle prime pagine dei giornali.
Si contestualizzano inoltre l’omicidio Moro; la scomparsa di Emanuela Orlandi; l’episodio di Alfredino e la permanenza di tre Papi, prima che Karol Wojtyla fosse nominato e scegliesse il nome di Papa Giovanni Paolo II.
Si aggiungono a questo lingo racconto l’uccisione del Generale Dalla Chiesa, il “circo mediatico giudiziario”, per giungere a qualche notizia inserita come nota di colore: brani musicali e film cult che hanno fatto storia, tuttora protagonisti dei nostri ricordi.
Le tappe ci portano a capire la trasformazione storica globale: le varie leggi elettorali (con cui ogni governo si permette di modificare le regole del gioco) e i rimborsi elettorali; “mani pulite”; le decisioni politiche (nave Achille Lauro); la figura di Gorbaciov e della prima ministra donna, Margaret Thatcher; le morti di John Lennon, di Kennedy, di Elvis Presley, di Rock Hudson (AIDS), di Michael Jackson e di Kurt Cobain (Club dei 27); il famoso concerto di Madonna a Torino (1987).
Sullo sfondo scorrono foto simbolo, video, copertine di riviste e pagine dei giornali, che supportano la narrazione. Dunque, questo percorso ci porta poi a fatti non tanto lontani che hanno inciso sulla storia recente: le Torre Gemelle; la recessione; Obama e Steve Jobs; l’avvento degli smartphone e le rispettive applicazioni; le stragi a Nizza, al Bataclan e il Ponte Morandi.
L’intento di Piroso è farci riflettere: per esempio su quali siano i nostri diritti e desideri legittimi (vedi l’eutanasia e la decisione di Dj Fabo). Grida, esplica e chiede, nel suo particolare modo diretto di esprimersi, giustizia, verità – in questo caso per Giulio Reggeni –, riconoscimento, competenza, coerenza e valore in ogni settore che riguardi la nostra vita (come era inteso il sentimento politico anni addietro e non solo).
Il giornalista al contempo critica il sistema, le sue azioni e i suoi comportamenti; attacca anche le riviste settimanali/mensili e le loro copertine audaci, a volte non proprio coerenti con i temi affrontati, come il modo di costruire testimone di un non–cambiamento e origine delle catastrofi naturali, appunto.
Le luci troppo invadenti e i tanti flash, troppi, che Piroso enuncia rischiano tuttavia di stancare. ‘I nostri primi splendidi 60 anni’ vivrebbe infatti di un maggior respiro se fosse pensato in modo differente: non narrando i fatti per anni ma accorpando le tematiche e dunque creando un filo conduttore per ognuno di essi.
Sarebbe interessante creare discussioni con la platea grazie all’intervento di colleghi che abbiano vissuto in prima persona le esperienze di cui veniamo a conoscenza. In sostanza, uno spettacolo interattivo ogni sera differente, accattivante e istruttivo.
Annalisa Civitelli
Foto Civitas Creativa
Teatro Garbatella
dal 28 gennaio al 2 febbraio
I nostri primi splendidi 60 anni
di e con Antonello Piroso
editing video Cesare Boassa