‘I perduti amori’ di Giorgio Ghiotti, edito da Il Simbolo, fa sentire le voci e intravedere le emozioni in un vortice poetico elevatissimo tra carne e spirito, dolcezza e crudeltà nella rievocazione di esperienze e proiezioni inaspettate
L’amore nella presenza e nell’assenza, le sue molteplici forme. Giorgio Ghiotti, giovane autore romano – che abbiamo già incontrato con la precedente silloge “Ipotesi del vero“ e ancor prima con “La via semplice“ -, torna in libreria con una raccolta di poesie di grande intensità e maturità.
‘I perduti amori’ libro edito da Il simbolo porta il poeta a raccontare sentimenti tortuosi, contrastanti tra desiderio di indipendenza e attaccamento.
Maurizio Gregorini nella prefazione scrive: “In queste pagine la parola e l’amore si incontrano per compiere il miracolo terreno dei sensi, si toccano per un’attrazione empatica”. Sono i luoghi, gli oggetti, i gesti, le parole a rievocare esperienze, a completare il disegno di ciò che non è avvenuto, ma che sarebbe potuto accadere.
È un susseguirsi di intuizioni liriche che abbracciano carne e spirito in una lotta serrata. La passionalità incontra l’interiorità e se da una parte prevale la dolcezza, dall’altra emerge lo struggimento, la solitudine.
La poesia e i poeti
Ghiotti ama la poesia e i poeti, non a caso apre la raccolta con la dedica: “alla poesia, che mi ha dato amici”. Essenziale, quindi, per il poeta il ricordo che riconduce a immagini che sembravano perdute, rimaste miracolosamente ben salde alla memoria.
C’è dunque l’esigenza di stupirsi, di nutrire il cuore di meraviglia: quel ritornare al passato, consapevole dello scorrere del tempo, con il desiderio di “ritrovarsi devoti a un’idea di futuro”.
Siamo a Roma, nel quartiere Monteverde, ed è in via Fonteiana che prende forma la storia sulle orme di una madre e di un padre, l’amore si rinnova, si espande in “trame favolose”.
Ma arrivano momenti in cui lo splendore sembra essere svanito e la tristezza avanza spingendo allo sconforto: “Quasi morto ho creduto lo splendore/disperso in sottopassi grigio cenere/a notte alta, quando più nemmeno/il tram s’aspetta”.
La scrittura di Ghiotti è contrasto e movimento, oscillazione continua, per questo il lettore vive una fase di fascinazione infinita che diventa spiazzante, si arriva così a un punto in cui si rimane disarmati, perché le emozioni si elevano a tal punto per poi precipitare.
È questa la forza evocativa di una poesia che afferra e scaraventa, che avvolge e allontana, così come è la vastità e la variabilità dei sentimenti umani, così potenti e allo stesso tempo fragili.
Classico e moderno
È intrisa di vita vissuta, desiderata, sperata, allontanata, la parola del poeta che si rivela, canta le sue gioie e le sue angosce, quasi a voler liberare l’anima dal peso delle cose perdute.
Il legame tra classico e moderno, tra passato e futuro, è inscindibile nella poesia di Ghiotti che abilmente riesce a coniugare linguaggi, a rinnovarli, fino a farsi portavoce per la sua generazione e per quelle che verranno.
Testimone del suo tempo, manifesta delizie e tormenti dell’anima senza mai dimenticare chi l’ha preceduto e cercando di aprire lo sguardo al domani, stando in compagnia di piacevoli ricordi e ingannevoli fantasmi.
Michela Zanarella
Biografia
Giorgio Ghiotti (Roma, 1994) è autore di romanzi, racconti e saggi narrativi. In poesia ha pubblicato: “Estinzione dell’uomo bambino” (2014), “La città che ti abita” (2017), “Alfabeto primitivo” (2020), “La via semplice” (2020), “Biglietti prima di andare” (2022), “Ipotesi del vero” (2023).
Scrive sulle pagine culturali de “Il manifesto”.
Giorgio Ghiotti
I perduti amori
Edizioni Il Simbolo
Collana Poesia
Genere Poesia
Edizione 2024
Pagine 111