Uscito nel 2020 alla Mostra internazionale d’arte del cinema di Venezia, il film ‘I Predatori’ ha vinto il Premio come miglior sceneggiatura (sezione Orizzonti). Per la regia di Pietro Castellitto, figlio d’arte, sviscera delle tematiche alquanto attuali, specchio della nostra società in cui prevale la legge del più forte e dell’individualismo sfrenato
‘I Predatori’, al primo sguardo, può sembrare un po’ farraginosa. In efetti il film accorpa più fili narrativi che si intersecano tra loro e che ne determinano il filo narrativo. Tuttavia, se si guarda l’opera con occhio attento l’insieme può risultare scorrevole.
Roma è l’ambientazione dove si svolgono le azioni: qui dei punti di contatto tra famiglie di ceti differenti diventano i punti focali delle vicende, mentre i personaggi si muovono e si incrociano dall’accavallarsi delle loro vicissitudini.
Pierpaolo Pavone (Massimo Popolizio), medico, è sposato con Ludovica Pensa (Manuela Mandracchia), una regista famosa. I due hanno un figlio, Federico, il cui ruolo è interpretato da Pietro Castellitto.
Quest’ultimo studia filosofia all’Università e vorrebbe partecipare alla riesumazione del corpo di Friedrich Nietzsche, del quale è grande appassionato.
Il suo professore Nicola Fiorillo (Nando Paone) però gli nega la presenza all’evento e Federisco innesca così una sorta di vendetta, che si scoprirà durante la visione della pelliola.
Vicini alla famiglia Pavone troviamo Bruno Parise (Dario Cassini), anch’egli medico, amico di Pierpaolo e fidanzato di Gaia (Anita Caprioli).
Agli antipodi vivono Claudio (Giorgio Montanini) e Flavio Vismara (Antonio Gerardi), due fratelli che gestiscono un’armeria e abbracciano idee neofasciste. Dai caratteri strafottenti e illeberali, Claudio e Flavio condividono i loro affari con lo zio Flavio Vismara (Antonio Gerardi), che si dimostra autocratico e impone la sua presenza ingombrante alla famiglia.
I Predatori: le differenze sociali
Il girato si presenta vivace nel suo genere e presenta delle riprese e inquadrature originali, che delineano una dimestichezza con la macchina da presa da parte del giovane Castellitto.
Le tematiche affrontate vanno di pari passo con i nostri tempi: da un lato emergono le differenze sociali e politiche che, oggi più che mai, rappresentano il divario all’interno della collettività. Dall’altro, si riflette sul regolamento di conti, sul sistema che tuttora denigra le donne, sul tradimento, sull’elìte che si forgia di discorsi sterili ed è contro i cosiddetti arrivisti.
Inoltre, le distanze tra genitori e figli – il non-dialogo tra loro -, rappresentano le problematiche rimarcate dalle reciproche incomprensioni generazionali: quasi una lotta tra passato e contemporaneità.
Dal sottotesto affiorano sogni e irrealità, l’aspirazione di raggiungere l’apice – la cerchia dei più ricchi -, idee rivoluzionarie e cultura, di cui tutti di nutriamo, ognuno a proprio modo. Ma con il desiderio comune, forse, di poter modificare le cose affinché renderle migliori.
E probabilmente il personaggio sconclusionato e contestatore che veste il giovane Castellitto racconta al meglio alcune di queste ideologie.
Dinamiche dunque che si susseguono con un ritmo che non stanca e l’insieme viene scandito da musiche elettro pop, rock e rap.
I Predatori: tra visionarietà e commedia
Sullo sfondo sue camei: sulla scena compaiono Orsetta De Rossi e Vinicio Marchioni che impersona il venditore di orologi, che apre e chiude ‘I Predatori’.
La recitazione dell’intero cast è abbastanza equilibrata: tutti gli interpreti risaltano ognuno per le proprie caratteristiche.
Spicca Popolizio in un momento stravagante, in cui sfodera un sorriso sottile, sottolineando un’espressione beffarda. Montanini recita invece il suo contrario: impersona un fascista e lo fa con un’arroganza tangibile.
Castellitto ricorda i soggetti a cui Moretti ci ha da sempre abituati. Marchioni, infine, è convincente nel suo ruolo di affabulatore.
Uniche note stonate sono il lungo panning iniziale che il regista poteva evitare, alcune brevi scene che non aggiungono nulla alla storia, e i dialoghi certamente da migliore.
Nel complesso il film, dal tratto visionario, richiama le opere felliniane e strizza l’occhio alle vecchie commedie all’italiana. Si può definire un lungometraggio ricco di intenzioni che ci aiutano a riflettere sui nostri comportamenti rispetto all’ambiente in cui viviamo.
Incontro tra Alessandro Boschi e Giorgio Montanini
Prima della proiezione de ‘I Predatori’ il giornalista Alessandro Boschi ha dialogato con Giorgio Montanini, uno dei più noti stand up comedian italiani.
Noi abbiamo conosciuto Montanini sin dai suoi esordi, esattamente da “Satiriasi”, uno show dal vivo in cui l’attore si scambiava il palco con altri suoi colleghi e che lo ha visto crescere sempre più.
Durante la conversasione con il giornalista radiofonico Boschi abbiamo scoperto la personalità di Montanini, il quale ha tenuto a precisare alla platea che i predatori sono lo specchio della società composta da prede e predatori stessi.
Un botta e risposta interessante, dunque, in cui l’attore racconta la sua idea di un mondo indivisualista, l’incontro con Pietro Castellitto e il ruolo non comico che interpreta nel film, che rappresenta il suo esatto opposto.
Montanini inoltre sottolinea il perché è stato allontanato dalla RAI e rimarca il suo essere puro, poiché esprime sempre ciò che pensa: “è l’unico modo per essere artista“.
Precendemente, infatti, non c’era il successo capitalista della TV, ambiente in cui l’arte viene commercializzata e vista come contappeso della società.
Sencondo Giorgio Montanini, la sua fama deve essere una conseguenza di ciò che fa senza subire la censura o dittatura, in cui le scelte seguono le linee editoriali di qualsivoglia emittente. Questo significa avere personalità e idee.
Il “Castiglioni Film Festival” permette quindi la vicinanza con il personaggio, di conoscerlo al di fuori di un mondo ovattato e lontano dai riflettori.
Annalisa Civitelli
Foto: Civitas Creativa
I Predatori
Regia, soggetto e sceneggiatura Pietro Castellitto
con
Massimo Popolizio Pierpaolo Pavone
Giorgio Montanini Claudio Vismara
Pietro Castellitto Federico Pavone
Manuela Mandracchia Ludovica Pensa
Dario Cassini Bruno Parise
Anita Caprioli Gaia
Marzia Ubaldi Ines
Nando Paone Nicola Fiorillo
Antonio Gerardi Flavio Vismara
Vinicio Marchioni Venditore di orologi
Renato Marchetti Saverio
Liliana Fiorelli Paola
Giulia Petrini Teresa
Fotografia Carlo Rinaldi
Montaggio Gianluca Scarpa
Musiche – miglior musicista Niccolò Contessa
Sonoro Alessandro Palmerini e Alessandro Zanon
Genere Drammatico, commedia, grottesco
Casa di Produzione Fandango e Rai Cinema
Distribuzione 01 Distribution
Durata 109 minuti
Anno 2020
Premi
Festival del cinema di Venezia (2020)
Premio Orizzonti per la miglior sceneggiatura
David di Donatello (2021)
Candidatura per miglior regista esordiente a Pietro Castellitto
Candidatura per migliore sceneggiatura originale a Pietro Castellitto
Candidatura per miglior produttore a Domenico Procacci e Laura Paolucci per Fandango con Rai Cinema
Candidatura per miglior musicista a Niccolò Contessa
Nastro d’argento (2021)
Miglior regista esordiente a Pietro Castellitto
Migliore attore non protagonista a Massimo Popolizio
Candidatura per migliore sceneggiatura a Pietro Castellitto
Candidatura per migliore sonoro a Alessandro Palmerini e Alessandro Zanon