Fino al 28 novembre, a Palazzo Caruso di Roma è possibile visitare ‘Identità Dipinte’. Il finissage chiude dunque la mostra curata da Alberto Dambruoso. Inaugurata lo scorso 26 ottobre, in occasione della VII° edizione della settimana dell’Arte capitolina, l’esposizione di Enzo Casale consta di circa venti opere in cui è facile perdersi
‘Identità Dipinte’ rappresenta l’evoluzione di Enzo Casale, il quale abbiamo già incontrato molto prima della pandemia in “One woman show”, mostra in cui l’artista imprimeva sui suoi quadri un’impronta stilistica sempre più in mutazione.
Se nel lontano 2019 Casale firmava le tele, giocando con un solo volto femminile androgino, dalla gigantografia al formato francobollo, ora i volti sono ancora protagonisti all’interno del ciclo pittorico attuale, tuttavia rappresentati di continuo sotto chiavi espressive versatili.
La costante dei volti infatti denota l‘inconfondibile cifra che caratterizza l’artista: Casale nasce con i volti e ora li destruttura grazie a uno studio assiduo sulle identità umane, appunto.
Accanto all’elemento che ci rende tutti unici – il volto – troviamo inoltre le trasparenze, i dipinti su chiffon, tessuto a cui l’artista è legato e che utilizza in questi ultimi tempi come tramite per dipingere visi e astratto.
Identità Dipinte: l’umanità intesa senza discriminazione
In ‘Identità Dipinte’ in effetti si respira un profondo senso di ricerca, a cui si unisce una palese sperimentazione che, in questi due anni di fermo, ha spinto Casale a trovare e ritrovare quei volti da lui tanto amati e non solo, in modo diverso. Quasi fosse un lungo ciclo ininterrotto.
Il percorso duqnue ci guida alla visione dei volti persistenti, come di studi grafici nella serie Routh (“Routh III”) e di identità umane asessuate espresse nella serie trasparenze di cui la XVII ricorda il francese Lautrec e le sue inconfondibili stampe di fine Ottocento.
L’insieme va a unirsi alla pittura su chiffon, delineando trasparenze tangibili, che rimandano allo spettatore una tridimensionalità con cui giocare.
È un andare oltre la tela: girare intorno ad essa diviene un contatto, un a tu per tu con l’opera, una sorta di esperimento che dapprima ti fa vedere una fisionomia ben delineata per ritrovarla poi.
Lo stile autobiografico
I quadri sono un’esperienza immersiva: le tecniche miste denotano la ormai conosciuta professionalità di Casale che si rivolge al figurativo per confluire nell’astrazione che strizza l’occhio a Picasso, in cui è possibile riconoscere elementi del passato.
Nulla è lasciato al caso: si percepisce lo stile autobiografico dell’artista in cui la reclusione dovuta al Covid e il desiderio di uscire sono chiari; scorgiamo una figura indefinita di colore blu dietro delle rose che intessono un reticolato sulla superficie; scorgiamo delle sovrapposizioni di volti che rimandano anche agli anni ’20; assistiamo a un viso mascherato con il tipico tessuto a righe verticali bianche e nere che richiamano i prigionieri.
Si leggono interiorità, la forte simbiosi con la moda, collage/patchwork, destrutturazione e simbologia che fanno della materia un linguaggio nuovo che Enzo Casale interiorizza, fa suo, per tramandarlo al publbico nella maniera più pura del termine: ogni essere umano è uguale senza alcuna discriminazione.
‘Identità Dipinte’ si può definire un occhio contemporaneo che, attraverso l’arte, ci fa comprendere quanto ciascuno di noi sia irripetibile e prezioso, nonostante le proprie diversità.
Annalisa Civitelli
Foto: Civitas Creativa
Palazzo Caruso
dal 26 ottobre al 27 novembre
Identità Dipinte
di Enzo Casale
a cura di Alberto Dambruoso
Piazza Barberini, 5 – Roma
Informazioni: info@palazzocaruso.com