Dal 24 al 29 ottobre, al Teatro Parioli, è andato in scena ‘Il caso Kaufmann’, spettacolo di Giovanni Grasso su regia di Piero Maccarinelli. L’affetto incrollabile e doloroso tra Leo Kaufmann e Irene Seidel, ispirato a una storia vera, viene distrutto dalla violenza nazista, ma riesce almeno a raccontarsi
Un anziano ebreo, Lehman Kaufmann Israel, è prigioniero dei Nazisti al carcere di Stadelheim e attende la pena capitale. In un gesto inaspettato fa chiamare un prete, affermando di voler diventare cristiano. Nessuna conversione all’orizzonte, però: solo una scusa per mandare un messaggio a una cara che lo sopravvivrà, oltre che di raccontare la sua storia in prima persona prima che scompaia insieme a lui. Ottenuta la complicità del religioso, anche lo spettatore si trova a ripercorrere le vicende di Kaufmann, e della fiera giovane Irene, sua amica e poi amante, che assieme al prete avrà il compito di tenere in vita la verità.
Le vicende de ‘Il caso Kaufmann’ sono ispirate da una vicenda realmente vissuta, l’iniqua fine di Leo Katzenberg, ma l’ingiustizia in cui sono immerse è senza tempo, atroce nella sua banalità. Se anche si volesse obbiettare sulla differenza d’età tra Kaufmann e Irene, si dovrà comunque inorridire dinnanzi alla ragione per cui la macchina statale decide di distruggere questa passione. Lui è ebreo, lei è ariana: qualunque sentimento ci sia tra di loro non conta nulla. Né qualunque errore.
Il caso Kaufmann: forza di spirito
‘Il caso Kaufmann’ si compone di dettagli ricchi di qualità, pathos emotivo e significato. Il cast è ristretto, ma ogni membro carica i suoi personaggi di impeto travolgente. Naturalmente molto dipende dal Leo Kaufmann di Franco Branciaroli, interpretato con tensione e sprezzo verso il mondo indifferente. Si percepisce in lui il peso degli anni, delle persecuzioni, della vedovanza. Eppure questo Leo Kaufmann non è un personaggio pesante o tedioso, e anzi il suo sprezzo verso il partito Nazista e la realtà miserabile che gli costruisce attorno caricano i suoi eccessi di ancor più carisma.
Notevoli anche il Padre Hofer di Graziano Piazza, colmo di una fermezza vocale e morale che brilla anche nello squallore del nazismo, e la governante Eva Grese, interpretata da Franca Penone, che esprime un egoismo e una grettezza tanto orrendi quanto banali.
Ad elevare lo spettacolo al livello massimo è però l’Irene di Viola Graziosi, la giovane per la quale la vita di Leo cambia prima in meglio, poi in peggio. Graziosi la carica di una passione, un’indipendenza e una sfrontatezza che coinvolgono, e lasciano inevitabilmente ammirati. Una donna consapevole non solo dei propri limiti, ma anche degli orrori della dittatura nella quale esiste, impavida, frizzante e passionale, ma ricca di gravità nei momenti di dolore.
L’orrore nudo del Nazismo
La rappresentazione fa uso di una scenografia ridotta. La cella di Kaufmann sulla destra, squallida e desolata. Il palco vuoto sulla sinistra, che cambia assieme alla scena diventando la casa di Kaufmann, una strada distrutta nella Notte dei Cristalli o un tribunale. Kaufmann passa dall’una all’altra fisicamente e mentalmente, fondendo presente e passato e trasportando lui e il pubblico in giro per la storia e lo spazio.
‘Il caso Kaufmann’ è una storia cruda e spietata, che sputa in faccia agli orrori dittatoriali – non solo quelli Nazisti – e rimarca la forza della volontà umana, e dell’amore, dinanzi ad essi. Senza tuttavia indorare la pillola: nessuna empatia per chi uccide, per chi discrimina, per chi decide che un uomo vale meno di un altro.
Maria Flaminia Zacchilli
Teatro Parioli
dal 25 al 29 ottobre
Il caso Kaufmann
di Giovanni Grasso
con Franco Branciaroli, Graziano Piazza, Viola Graziosi, Franca Penone, Piergiorgio Fasolo, Alessandro Albertin e Andrea Bonella
Regia Piero Maccarinelli
Costumi Gianluca Sbicca
Luci Cesare Agoni
Musiche Antonio Di Pofi
Scene Domenico Franchi
Produzione Centro Teatrale Bresciano, Teatro Stabile di Torino, Teatro Nazionale, Fondazione Atlantide, Teatro Stabile di Verona, Il Parioli