Dal 3 al 7 aprile, il teatro Parioli di Roma ha ospitato ‘Il figlio’, un profondo testo firmato dal prolifico Florian Zeller, che racconta gli aspetti più dolorosi della depressione. In scena una terna di attori straordinari: Galatea Ranzi, Cesare Bocci e il giovanissimo Giulio Pranno
Dopo che Piero si separa dalla moglie Anna, per formare una nuova famiglia con la giovane Sofia, il figlio dei primi due, Nicola, inizia a mostrare un forte malessere riconducibile alla rottura tra i propri genitori; tuttavia, in breve tempo, diventa chiaro che le radici della depressione di Nicola hanno un’origine molto più complicata e quasi irrisolvibile.
Florian Zeller è uno dei drammaturghi più prolifici e apprezzati del teatro contemporaneo: ‘Il figlio’ è una delle opere più apprezzate dell’autore e da ormai molti anni gira per i teatri di tutto il mondo ottenendo sempre enorme successo.
Il figlio: un regia al servizio del testo
In questa versione, diretta con sapienza da Piero Maccarinelli, le parole di Zeller vengono portate in scena con una pièce che riesce a esaltare la natura allo stesso tempo verosimile e triste del testo.
Sebbene la storia di Piero, Anna e Nicola sia spesso simile a un luogo comune, la forte depressione che colpisce il giovane Nicola viene raffigurata con estrema onestà e altrettanto dolore, permettendo agli spettatori di mettersi di fronte al vero dramma che quel disturbo rappresenta.
Nel creare la rappresentazione di questo ormai celebre testo, Maccarinelli permette al testo di diventare reale grazie all’interpretazione degli attori in scena, senza venir sopraffatto da un dinamismo troppo prepotente o un allestimento che invada il palco più dei dialoghi.
La sottile tensione
In questa intenzione, il regista è aiutato da una scenografia funzionale ed elegante che costruisce i diversi ambienti della narrazione con un sofisticato movimento di quinte e fondali, eseguito sempre in una penombra mai disturbante.
L’opera è tessuta su una struttura particolarissima che sembra costantemente perdere il proprio fuoco, riuscendo poi invece a riacciuffarlo all’ultimo secondo, creando dunque un andamento instabile ma in corsa su un unico binario, così come la psicologia del giovane Nicola.
Inoltre, la successione delle azioni è in grado di mantenere una tensione sottilissima e quasi impercettibile che porta la platea a non essere mai del tutto tranquilla e a immedesimarsi non poche volte nelle emozioni di tutti i personaggi.
Il figlio: Giulio Pranno, giovane e straordinario
Anna, Piero e Sofia sono impersonati rispettivamente da Galatea Ranzi, Cesare Bocci e Marta Gastini: gli interpreti sono sul palcoscenico con indiscusso talento e riescono a far crescere i propri personaggi scena dopo scena, facendo emergere l’identità di ognuno di loro e costruendo dei caratteri che sono veri e capaci di attirare a se stessi una forte empatia.
Nel ruolo di Nicola c’è lo straordinario giovanissimo attore Giulio Pranno: l’interprete crea un personaggio che arriva al pubblico con violenza e verosimiglianza e che riesce a rappresentare tutte le sfumature della malattia che Nicola porta con sé.
Giulio Pranno è un attore da tenere d’occhio e che, grazie a una recitazione inconsueta e moderna, potrebbe contribuire a creare una generazione di testi pieni di nuovo smalto.
Gabriele Amoroso
Teatro Parioli
dal 3 al 7 aprile
Il figlio
di Florian Zeller
traduzione e regia Piero Maccarinelli
con Cesare Bocci, Galatea Ranzi, Giulio Pranno, Marta Gastini e Riccardo Floris
Costumi Gianluca Sbicca
Luci Javier Delle Monache
Musiche Antonio di Pofi
Scene Carlo de Marino
Assistente alla regia Manuel Di Martino
Amministrazione Daniela Angelini
Produzione Il Parioli e Teatro Della Pergola